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A Francoforte durante le Giornate della Cultura della BCE hanno partecipato Claudio Abbado (con l’Orchestra Mozart) e lo scrittore Claudio Magris
di Corina Kolbe
FRANCOFORTE – Alla frase provocatoria del ministro dell’economia Giulio Tremonti: “Con la cultura non si mangia” Claudio Abbado ha contrapposto dieci buone ragioni per le quali i soldi pubblici a orchestre, teatri, musei e cinema non dovrebbero mai mancare. Convinto che la musica può andare oltre ogni limite, il famoso direttore ha trovato un alleato persino nel mondo della finanza internazionale. Difatti la Banca Centrale Europea, con le sue Giornate della Cultura dedicate quest’anno all’Italia, ha puntato i riflettori sulla ricchezza culturale del Belpaese, apprezzata forse di più all’estero che non dai politici dentro i propri confini.
In mezzo alla crisi dell’Euro Abbado sembra aver scelto il momento propizio per un debutto della sua eccellente Orchestra Mozart all’estero. Dopo due concerti al Musikverein di Vienna la compagine con musicisti provenienti da quasi tutti i paesi europei è stata accolta qualche settimana fa con grande entusiasmo alla Alte Oper di Francoforte, allora blindata per la cerimonia del passaggio delle consegne da Jean-Claude Trichet al nuovo presidente della BCE, Mario Draghi.
Nella capitale delle banche la Mozart si è presentata con un programma brioso e trascinante, italiano e internazionale allo stesso tempo. Alla ouverture da ‘Il Barbiere di Siviglia’, una delle opere di Rossini famose in tutto il mondo, è seguita la sinfonia ‘Haffner’ di Mozart. Direttore e musicisti ne hanno sottolineato il carattere allegro ed elegante, evocando tante sfumature. Il compositore austriaco da giovane studiò contrappunto con Padre Martini presso l’Accademia Filarmonica di Bologna, dove sette anni fa nacque l’orchestra che ha preso il suo nome. ‘L’italiana’ di Mendelssohn Bartholdy – e soprattutto l’ultimo movimento ‘saltarello’, suonato a una velocità temeraria – ha rivelato poi il fascino che l’Italia da sempre esercita sui tedeschi. Sotto un applauso scrosciante la Mozart ha salutato il pubblico con un altro brano accattivante di Rossini, l’ouverture da ‘L’Italiana in Algeri’.
Il prossimo marzo la compagine bolognese debutterà anche a Lucerna, dove parecchi musicisti della Mozart già da alcuni anni suonano nell’orchestra del festival, altra creatura di Abbado. Non è la prima volta che il direttore con una sua orchestra varca i confini, riunendo strumentalisti appartenenti a culture diverse e accomunate dall’idea di ascoltarsi e di fare musica insieme. Nato da una madre siciliana e da un padre piemontese con antenati moreschi, che nel medioevo regnarono sull’emirato arabo di Siviglia, Abbado non ha mai voluto accettare limiti, né geografici né mentali. Il milanese è un appassionato fondatore di orchestre che ama lavorare con i giovani e con tutti quelli che come lui vogliono fare nuove scoperte. Tra le sue formazioni ‘europee’ spiccano, tra e altre, l’ Orchestra dei Giovani dell’Unione Europea, creata nel 1978, e la Gustav Mahler Jugendorchester, che nel 1986 da Vienna gettò un ponte tra l’Europa occidentale e orientale, ancora prima del crollo del Muro di Berlino.
A Vienna, capitale dell’ex impero austroungarico, Abbado già da giovane studente conobbe il fascino della mitica Mitteleuropa, crogiolo delle culture e terra di Gustav Mahler, uno dei suoi compositori più cari. Con Claudio Magris, germanista e profondo conoscitore della Mitteleuropa letteraria, Abbado condivide la passione per la lettura e per autori della Vienna di fine secolo, come Hugo von Hofmannsthal. Tuttavia lo scrittore triestino, che a Francoforte ha parlato dei confini dell’identità culturale nell’Europa unita, riconosce alla musica il particolare vantaggio di non avere la barriera della lingua.
«Da una parte la musica ha dei fortissimi connotati nazionali. Sappiamo benissimo che Giuseppe Verdi non è stato norvegese. In lui si riconoscono tutti gli italiani, anche i secessionisti», dice in un’intervista a Il Corriere Musicale. «Tuttavia non c’è niente di più ridicolo che incatenare la musica all’idea di una nazione». Ricorda che una volta a Trieste ha ascoltato la settima sinfonia di Mahler diretta dal suo amico: «E’ una musica universale, come quella di Mozart».
Magris è convinto che gran numero degli italiani ormai si sente di appartenere all’Europa, senza temere di perdere le proprie identità nazionali e regionali. «Anch’io non rinnego di essere triestino e parlo il mio dialetto. Sarebbe sbagliato pensare dell’Europa come dissoluzione delle singole entità».
Nell’ambito delle Giornate della Cultura seguono altri incontri con musicisti, scrittori e artisti. Il 3 novembre il pianista Eduardo Turbil interpreta opere di Beethoven, Scarlatti, Clementi e Schumann. L’11 novembre il violinista Uto Ughi suonerà con i Filarmonici di Roma. Il 17 novembre il festival si chiude con un concerto dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta da Xian Zhang.
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