di Mario Leone
Uno spiacevole incidente è capitato il 17 dicembre al mezzosoprano Wendy White che durante l’esecuzione del “Faust “ di Charles Gounod, dove impersona il ruolo di Marthe, precipita per due metri e mezzo da un piccolo palco che doveva permetterle di entrare in scena nel terzo atto. Scenario del triste episodio il Metropolitan Opera di New York. Augurando alla White una rapida ripresa e un ritorno sui palchi dell’opera lirica (le prime notizie del Met parlano di condizioni stabili e non si evidenziano traumi seri), questo episodio porta alla mente alcuni tragicomici inconvenienti accorsi durante varie opere liriche. Sicuramente Tosca è una di quelle opere più “baciata” dalla malasorte. Ecco alcuni esempi.
Nel 1964 Maria Callas a Londra nei panni di Tosca si piega sul cadavere di Scarpia reggendo il candelabro troppo all’altezza della sua parrucca che in pochi attimi prende fuoco! Miracolo… Scarpia resuscita e si appresta a spegnere con il suo mantello i capelli arroventati della malcapitata. Saltando di qualche anno arriviamo al 1992. Diretta tv eurovisione, “Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca”. Venti minuti dopo mezzogiorno Placido Domingo, scendendo l’ultimo gradino della sua pedana da pittore, rovina sul pavimento. Nessuna finzione, un vero incidente: in diretta Tv. Il tenore si rialza zoppicante, continuando a cantare nonostante i dolori. Una contusione al ginocchio, subito curata nella sacrestia di Sant’Andrea della Valle.
Anche gli orchestrali, così sicuri nel golfo mistico, sono vittime di spiacevoli inconvenienti. 1970 Carmen all’Arena di Verona, con Gianandrea Gavazzeni alla direzione. I trentotto cavalli utilizzati nell’allestimento, durante il IV atto sembrano un po’ nervosi. L’ultimo della fila si allontana dalla carovana dirigendosi in prossimità del golfo mistico; in quel momento Gavazzeni dà un attacco deciso e il cavallo si lancia verso il direttore per fortuna non travolgendolo, ma atterrando sui timpani senza provocare danni né al cavaliere, né al timpanista. Solo il violento boato e le risate fragorose della platea hanno “disturbato” il proseguimento dell’opera.
Finiamo questo breve resoconto tragicomico, citando un ultimo aneddoto su Tosca, tratto dal libro “Tutti i disastri all’opera” di Hugh Vickers.
Teatro dell’opera di San Francisco 1961- (…) In questa particolare occasione l’innocuo plotone di esecuzione era composto da studenti universitari arruolati in tutta fretta e pieni d’entusiasmo, che ignoravano del tutto la trama e non facevano che infastidire il regista chiedendogli in maniera assillante: “Quand’è il nostro turno? Che cosa dobbiamo fare?” La risposta era sempre la stessa: “Aspettate, aspettate, ho da fare con i protagonisti”. Alla fine si combinarono che qualcuno si ammalò e i tempi incredibilmente ristretti a far sì che la prova generale fosse annullata e il plotone di esecuzione si esibisse la sera della prima solo cinque minuti dopo il primo e unico colloquio con il regista, il quale, benché avesse risolto la questione con la sua solita fretta, pensò di avergli dato sufficienti istruzioni. “O.K. ragazzi, quando il direttore di scena vi fa segno entrate marciando lentamente, aspettate che l’ufficiale abbassi la spada e poi sparate”. “Ma come ce ne andiamo?” “Oh, beh, uscite con i protagonisti” (Questa è la tipica indicazione che si da in America ai personaggi secondari, ai servitori, etc.)
Il pubblico, pertanto, vide quanto segue: i soldati del plotone d’esecuzione entrarono in palcoscenico a passo di marcia, e quando si trovarono davanti due persone, e non una come si aspettavano, immediatamente si arrestarono. Erano un uomo e una donna, entrambi dall’aria estremamente preoccupata. Quando puntarono esitanti i fucili contro l’uomo, dapprima s’impettì, assumendo un aspetto nobile e rassegnato, ma poi cominciò a lanciare con la coda dell’occhio misteriose occhiate alla donna con aria cospiratoria… Allora puntarono i fucili contro di lei, ma lei fece una serie di violenti segni di diniego. Forse che dovevano sparare a entrambi? Ma se così era, allora perché i due si tenevano così a distanza? A ogni buon conto l’opera si chiamava Tosca, era chiaramente un’opera tragica, quell’enorme donna sul palcoscenico era presumibilmente Tosca in persona, si sentiva una splendida musica funerea, l’ufficiale sollevava la spada…
E fu così che sulla base di un processo di deduzione logica assolutamente sensato, giustiziarono Tosca invece che Cavaradossi. Poi, con loro grande meraviglia, lo videro, lui che stava a circa venti metri di distanza, cadere esanime al suolo, mentre la donna cui avevano sparato si gettava su di lui gridando “Come on baby, get up, we gotta go” (l’opera era tradotta in inglese). A questo punto la prossima istruzione era “uscite con i protagonisti”. Increduli videro dapprima Spoletta e i suoi scagnozzi irrompere in palcoscenico e poi Tosca (possibile?) salire in cima ai bastioni e buttarsi giù… SIPARIO!!
La povera White si sara’ ritrovata in total black!!! Articolo allegro.ma decisamente rovinoso !!!!! Complimenti Maestro,al prossimo articolo…
Articolo molto simpatico e godibile. Grazie
Grazie. ML
Ho sempre sospettato che la Tosca portasse male. Non sono superstizioso, ma quando sento attaccare “Oh dolci baci…” mi viene la tentazione di fare qualche gesto di scongiuro. Complimenti per l’articolo, davvero divertente.