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La pianista ucraina interpreta il terzo di Rachmaninov con la Mediterranea Chamber Orchestra diretta da John Neschling. Grande successo: la pianista non è solo, e da tempo, un fenomeno YouTube
di Monika Prusak
U n’inaugurazione con i fiocchi quella del Festival Internazionale Palermo Classica, organizzato dall’Accademia Musicale di Palermo e giunto quest’anno alla sua seconda edizione (21 luglio – 22 settembre 2012). Il luogo del concerto – l’incantevole Chiostro Sant’Anna, sede della Galleria d’Arte Moderna -, il programma, e la eccezionale solista, hanno creato un’atmosfera magica e piacevole, nonostante l’acustica non sempre favorevole dello spazio aperto. La Mediterranea Chamber Orchestra, diretta per l’occasione da John Neschling – pronipote di Arnold Schönberg e Arthur Bodanzky – ha iniziato con le Danze sinfoniche op. 45 di Sergej Rachmaninov, di cui ha suonato solo la prima e la seconda, sostituendo la terza con la Danza ungherese n. 5 di Johannes Brahms. Una scelta bizzarra e non del tutto condivisibile, per il linguaggio musicale e il carattere discrepante delle due composizioni: il temperamento di origine bohemien nella lettura tedesca contro l’impronta nostalgica russa arricchita da influenze jazzistiche e contemporanee non ha creato un connubio perfettamente riuscito. La Mediterranea, diretta da Neschling senza troppa gestualità, ma in modo chiaro e concreto, ha suonato Rachmaninov con timbro caldo e riflessivo, offrendo notevoli contrasti dinamici e interessanti cambiamenti dell’atmosfera. Il primo movimento Non Allegro, dal tocco malinconico e pacato, ha lasciato spazio al complesso valzer dell’Andante con moto, eseguito con ampio respiro e con una certa rilassatezza: Neschling dirige prevalentemente con la mano destra, usando la sinistra solo nei momenti di maggior impeto. Nonostante la sorprendente sostituzione, la danza di Brahms, eseguita con una considerevole sicurezza, ha avuto un ottimo riscontro nel pubblico.
La seconda parte del concerto è appartenuta totalmente a Valentina Lisitsa, che ha eseguito il famoso Rach 3, ovvero il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in re minore di Sergej Rachmaninov. Come gli altri concerti del compositore russo, anche questo è una sorgente dei temi dall’irresistibile cantabilità, e così la carta vincente della Lisitsa si fa sentire subito nel morbido e equilibrato tocco e in una tecnica pianistica inarrivabile. La solista interagisce con l’orchestra sin dal primo movimento, Allegro ma non tanto, seguendo ogni piccola risposta come se la conducesse lei, nonostante Neschling abbia continuato la sua ferma direzione. I suoni cristallini, mai uguali tra di loro, cantano anche nelle più estreme agilità: la Lisitsa racconta un Rachmaninov intimo e personale trascinando con sé l’intero organico orchestrale. I registri acuti, dal colore quasi impressionistico, si scontrano con i gravi più corposi e maiestatici per formare un’incessante corrente fluida: la perfezione tecnica si fa notare maggiormente nel secondo movimento, Intermezzo, nella precisione di note ribattute che la Lisitsa esegue con leggerezza e velocità mozzafiato, e nel Finale: alla breve, un movimento di grande impeto e forza espressiva. Il pubblico ha avuto la possibilità di seguire su uno schermo situato nei pressi del palcoscenico la tastiera e le mani della Lisitsa, e di ammirare la sua scioltezza tecnica e l’instancabile impegno nella buona riuscita dell’insieme. Un finale di fuoco si è rispecchiato in un applauso calorosissimo e duraturo, che è cessato solamente quando l’artista ha iniziato il suo primo bis, Ave Maria di Schubert con variazioni. Invitata dai continui richiami del pubblico, la Lisitsa ha eseguito altri tre brani, in ordine La Campanella di Liszt, il Notturno op. 9 n. 2 di Chopin e il Preludio in Sol minore di Rachmaninov, riallacciandosi verso la fine al compositore cui era dedicata la serata e facendosi apprezzare come artista, per la sua generosità e per l’immenso piacere nel trasmettere emozioni.
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