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Cartellone • Presentata questa mattina la nuova programmazione: dieci i titoli operistici (Verdi domina). Apertura con una nuova produzione di Traviata diretta da Daniele Gatti. Tra le novità il Ciclo Strauss e un nuovo Progetto Pollini
di Luca Chierici
Al contrario dell’appuntamento dell’anno passato, che aveva visto assente il direttore musicale Daniel Barenboim, la conferenza stampa della nuova stagione del Teatro alla Scala ha visto riunite le cariche massime dell’Ente in un momento così discusso nei media sia per le solite dolenti note dei tagli alla cultura che per le vicende che porteranno in un prossimo futuro al cambiamento dei vertici alla Sovrintendenza e alla Direzione musicale. Una conferenza stampa che non dava adito a dubbi (al termine non ci sono state domande da parte dei giornalisti) tanto elevato era il livello di argomentazioni portate avanti soprattutto da Barenboim, che ha a lungo parlato della crisi economica come risultato di una ben più grave crisi della società e dei valori, ha citato Freud e Dante, ribadito l’importanza ineludibile della Musica nella formazione scolastica e ha liquidato le polemiche in corso sulla successione sua e di Lissner in favore di nuovi protagonisti di nazionalità italiana ribadendo l’internazionalità della musica e la priorità dei livelli di competenza su qualsiasi altra questione campanilistica.
L’incontro era stato aperto come di consueto dal Sindaco Pisapia, che nella sua qualità di Presidente del “gioiello più prezioso di Milano” ha accennato all’importanza dell’indotto rappresentato dalla presenza della Scala nel mondo e allo studio commissionato all’Università Bocconi che ha portato a conclusioni di notevole interesse: il teatro genera infatti, secondo le analisi effettuate e in aggiunta al fatturato, una ricchezza economica pari a circa 2,7 volte le risorse ricevute. La Scala ha avuto nel 2011 un volume di ricavi pari a quasi 114 milioni di euro, dei quali il 40% risulta derivato dalla biglietteria e il 41% dal contributo pubblico. Una consistenza che rende il teatro confrontabile ad esempio con l’Opéra di Parigi, che riceve però contributi statali per una percentuale molto maggiore (54%).
Il Sovrintendente e Direttore artistico Stéphane Lissner ha successivamente sottolineato il proprio impegno per la messa a punto della sua nona stagione (accennando anche a una prossima decima “in sintonia con lo spirito dell’Expo”) che è penalizzata dall’attuale congiuntura economica più che altro nel numero di titoli operistici in cartellone (dieci al posto dei tredici dello scorso anno) sette dei quali sono italiani, se italiano si considera anche il Così fan tutte che vedrà la direzione di Barenboim e la regia di Claus Guth. Lissner ha parlato in termini di veri e propri “eventi” citando alcune produzioni particolarmente significative: la Traviata che inaugurerà la stagione il 7 Dicembre, innanzitutto, con il ritorno sul podio di Daniele Gatti e la regia di Tcherniakov; un ciclo di concerti dedicati a R.Strauss che vedrà la presenza di direttori come Pekka-Salonen (impegnato anche in Elektra con la regia di Chereau), Chailly e Jordan; gli attesi Troyens di Berlioz nella applaudita produzione londinese di Pappano e ancora quattro appuntamenti con il Progetto Pollini che tradizionalmente abbina musica contemporanea (Boulez, Sciarrino, Lachenmann, Stockhausen) ad autori classici (in questo caso Beethoven e 11 tra le sonate più famose).
Ma il cartellone operistico non si esaurisce certo qui: ci saranno ancora, in ordine cronologico, Cavalleria rusticana (Harding/Martone), Lucia di Lammermoor (dal Metropolitan), Il trovatore (Rustioni/De Ana), Carskaja Nevesta di Rimskij-Korsakov (Barenboim/Tcherniakov), Le comte Ory (Renzetti/Pelly) e il ritorno di Simon Boccanegra con Stefano Ranzani sul podio e l’alternanza del duo Nucci/Domingo nel ruolo principale. Intensa anche la stagione sinfonica, che vedrà tra l’altro la presentazione di cinque nuove commissioni affidate ad autori contemporanei (Gervasoni, Panfili, Mantovani, Rihm e Francesconi), quella dei recital di canto (si segnala la presenza di Kaufmann e una serata Villazon/Barenboim). Non ancora in cartellone perché previsto per la fine del 2014 vi è anche un prezioso ciclo che Barenboim dedicherà all’integrale delle sonate per pianoforte di Schubert.
Un’importanza particolare infine è rappresentata dalla stagione di balletto con una serata dedicata alle coreografie di Alexei Ratmansky, una che riprende noti allestimenti di Balanchine, e ancora Il lago dei cigni e Don Chisciotte nelle classiche versioni di Nureyev, una Serata Petit, Romeo e Giulietta di Prokofiev.
Lissner ha infine completato l’analisi economica già iniziata dal Sindaco, ricordando il ruolo essenziale del contributo dei privati (43 milioni di euro) e i risultati dell’anno 2012, riassumibili in 303 alzate di sipario e oltre 400.000 spettatori, includendo in questi numeri anche le tournée effettuate all’estero (che nel settembre dell’anno in corso porteranno la Scala in Giappone). Molti sono i problemi ancora da risolvere, che troverebbero magari una risposta nella chiusura di componenti di prestigio quali l’Accademia o i laboratori dell’Ansaldo, come facile sarebbe rimpinguare il bilancio attraverso un aumento dei prezzi dei biglietti. Ma ciò significherebbe snaturare il significato di un’impresa che segue idealmente i dettami di un “Teatro etico” come era nelle idee di Paolo Grassi e Giorgio Strehler, un teatro che riflette sulla realtà, che trasmette valori. «Io so fare un solo tipo di teatro, quello pubblico» ha concluso Lissner tra gli applausi.
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