
Successo al Regio per l’opera di Puccini con la regia di Damiano Michieletto. In replica a teatro stasera e giovedì 6, e in televisione su Rai5 nei prossimi giorni. Diretta streaming oggi a partire dalle 20
di Attilio Piovano
STREPITOSO SUCCESSO AL REGIO DI TORINO per la pucciniana Butterfly in scena per sole tre recite, sabato 1° febbraio e ancora martedì 4 e giovedì 6. Si tratta di una felice ripresa dell’allestimento ormai più che consolidato con l’efficacissima regia di Damiano Michieletto apparso nella stagione 2010-11 e già felicemente ripreso (a cura di Roberto Pizzuto) nel 2011-12. Una regia di forte impatto, fitta di idee, intelligente e stimolante, vero e proprio esemplare saggio di come si può attualizzare in maniera non certo banale un capolavoro assoluto. E allora poiché già ci soffermammo con insolita ampiezza su tale regia ci permettiamo di rimandare i lettori alla relativa recensione apparsa su queste stesse colonne per quanto attiene gli aspetti registici, per l’appunto, come pure scenografici dello spettacolo (scene di Paolo Fantin, costumi di Carla Teti e luci di Marco Filibeck) per concentrarci ora principalmente sul cast e sull’ottima direzione (lo spettacolo viene proposto da Rai5 sia il 13 febbraio alle 21,15 sia domenica 16 alle ore 10, in streaming questa sera a partire dalle 20). E proprio dalla direzione occorre partire, quella del colto e raffinato Pinchas Steinberg che già la diresse nella stagione 2010-11. Una direzione sciolta e fluida, ma attenta nel contempo a dar rilievo ad ogni minimo dettaglio della superba partitura pucciniana. E l’orchestra del Regio sotto la mano esperta di Steinberg pare rigenerata, fresca, aitante, ibridata di mille timbri. Steinberg indugia come occorre nei momenti intimisti, incalza i passi drammaturgicamente più ricchi di pathos, dà rilievo a tutte le sezioni, fonde meravigliosamente voci e orchestra, ‘tiene’ il palcoscenico con mano salda e ha molte altre virtù. Insomma una direzione a dir poco d’eccezione che restituisce alla sublime partitura tutta la sua fragranza in un equilibrio perfetto, coi tinnuli carillons e i molti orientalismi depurati di certa inutile oleografia: bene in vista, ma senza smancerie, l’inno statunitense in giusta evidenza, ma senza eccessi e così via.
Ed ora le voci. Massimiliano Pisapia, vero fuoriclasse, ancora una volta ha dato vita ad un Pinkerton sfrontato e a tutto tondo: voce generosa, molto bene nella parte, perfettamente a posto sul piano tecnico con una dizione singolarmente nitida, un appeal vocale di grande livello e conseguentemente gli applausi sono fioccati copiosi a fine spettacolo, ma già nel celebre «Dovunque al mondo lo yankee vagabondo» con le immagini in bianco e nero made in Usa che scorrono efficacemente sul fondale; applaudito parimenti in «Bimba dagli occhi pien di malia» e così pure in «Addio fiorito asil», ovvero nei luoghi topici della parte tenorile di Madama Butterfly. Successo pieno, insomma. Così pure gran successo per Amarilli Nizza nei panni di Cio-cio-san. È molto piaciuta la sua interpretazione e pazienza, la sera della prima, per qualche esitazione iniziale nel sublime «Un bel dì vedremo». Il pubblico, poi, ha mostrato (non a torto) di gradire alquanto anche la sua magnifica resa scenica: bene dunque sui due territori, quello squisitamente vocale e così pure attoriale. Un plauso specialissimo per Giovanna Lanza che sbozza una Suzuki partecipe e affettuosa, di grande sicurezza vocale (perfetto l’equilibrio nel celebre duetto con Cio-cio-san). Alberto Mastromarino, poi, è stato uno Sharpless molto credibile e convincente sotto tutti i punti di vista. Tra i comprimari meritano di essere citati Luca Casalin nel ruolo di Goro…/tamarro, disinvolto, sia vocalmente sia scenicamente; ottima performance quella di Seung Pil Choi nel ruolo dello sdegnato zio Bonzo, circonfuso da un’orchestrazione di impressionante modernità, e poi bene Donato Di Gioia, il poco simpatico Yamadori, Daniela Valdenassi nel ruolo di Kate (e ancora Ryan Milstead commissario imperiale e Lorenzo Battagion lo zio Yakusidé). Ed ora il bimbo: il simpatico Edoardo Gasparella, affettuosamente applaudito a fine serata. Stupenda la resa del coro (grandi emozioni nel passo a bocca chiusa, grazie a Claudio Fenoglio) con la poetica processione di fanciulle che regalano un sogno al bimbo recandogli barchette di carta illuminate. Spettacolo di gran classe, ad onta di chi lamenta l’errore di regia di Cio-cio-san che si spara una rivoltellata (ma il harakiri della miglior tradizione nipponica non ci sarebbe stato per nulla bene) e di chi ancora lamentava la presenza reale in scena di Pinkerton, quando Cio-cio-san lo sta solamente pensando e rievocando. Un’amplissima parte del pubblico sa ben cogliere allusioni e sfumature. E dar voce a siffatte pedantesche annotazioni significherebbero far torto all’intelligenza del pubblico stesso: che grazie alla diretta radiofonica e al rilancio televisivo, in questo caso, s’incrementa ulteriormente.
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