di Luca Chierici
Doveva essere Daniele Gatti a concludere il suo ciclo beethoveniano per la Società del Quartetto di Milano, ultimo concerto della stagione 2023-2024, e invece si è imposta una sostituzione causa malattia.
Al posto di Gatti si è miracolosamente trovato John Eliot Gardiner disponibile a raccogliere la preparazione già avviata dell’Orchestra Mozart, del Coro del Teatro comunale di Bologna e dei quattro solisti Lenneke Ruiten (soprano), Eleonora Filipponi (mezzo), Bernard Richter (tenore) e Markus Werba (baritono). Una serata siglata da un enorme successo di pubblico anche perché le sinfonie di Beethoven, e soprattutto la nona, rappresentano un richiamo irresistibile per la loro grande popolarità.
L’esecuzione di Gatti sarebbe stata di notevole interesse perché il direttore milanese aveva dato prova di scelte non trascurabili e interessanti nella sua lettura delle sinfonie precedenti e lo si attendeva al varco appunto per il grande finale. Gardiner ha ovviamente ottemperato all’incarico con notevole professionalità e ha guidato orchestra, coro e solisti alla meta con risultati complessivamente eccellenti nonostante qualche problema con gli ottoni e una non precisa intonazione iniziale da parte di Werba (in un luogo che è davvero temibile perché introduce la voce umana nella famosa perorazione dopo la lunga introduzione orchestrale).
I tempi di Gardiner sono apparsi più mossi del solito soprattutto nell’Adagio al terzo posto ma si sono rivelati comunque convincenti all’interno del discorso complessivo. La serata è stata introdotta da una presentazione della Presidente Ilaria Borletti Buitoni che ha giustamente ricordato sia l’importanza del contributo beethoveniano che della musica in genere nell’educazione giovanile, oltre a rammentare il traguardo raggiunto dalla Società del Quartetto per i suoi centosessant’anni di attività.