La pianista con la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly. Concerto di successo con il Quarto di Beethoven e la Quinta Sinfonia di Šostakovič
di Luca Chierici foto Hanninen
L’UNICO APPUNTO che si può avanzare nei confronti del concerto tenuto l’altra sera da Riccardo Chailly e Maria João Pires con i Filarmonici della Scala è quello relativo all’impaginazione del programma, che vedeva abbinati in successione due lavori difficilmente accostabili, il Quarto Concerto per pianoforte di Beethoven e la Quinta Sinfonia di Šostakovič. È difficile infatti, se non impossibile, pensare a qualche analogia che possa giustificare una matrice comune tra due opere che sono talmente importanti per conto loro, anche se per motivi del tutto differenti. La serata si è dunque divisa proprio in due parti separate e forse l’unico elemento di raccordo poteva essere rappresentato da una collaudata collaborazione esistente tra direttore e pianista, un rapporto di affiatamento e di amicizia che potrebbe avere avuto un tramite nella figura di Claudio Abbado.
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Con il suo classico understatement unito a una preparazione professionale indiscutibile e a una comunicativa che ispira subito fiducia e simpatia, la Pires è stata davvero protagonista dei primi quaranta minuti di una serata per lo meno strana e ha dimostrato ancora una volta come i luoghi comuni tendano a trasformarsi inevitabilmente in pregiudizi del tutto gratuiti. La pianista portoghese ha oggi un fisico ancora più minuto di quello che eravamo abituati a considerare e al solo vederla apparire sulla scena si rimane inevitabilmente dubbiosi su quella che può essere la sua tenuta alla tastiera e la produzione di un suono udibile in un teatro non facile come è la Scala. Sovvertendo buona parte delle regole che sovraintendono a un corretto modo di sedersi al pianoforte, la Pires si immedesima con lo strumento così come potrebbe fare – ma la cosa è molto più naturale – un violoncellista che sembra diventare tutt’uno con l’oggetto di un abbraccio vibrante.
Per ottenere un suono di un certo peso, l’incantevole pianista utilizza ogni movimento possibile del corpo, tanto che nei trilli (e nel Quarto di Beethoven ce ne sono tanti!) ella sembra trasformarsi in un colibrì che muove le ali con una frequenza impressionante, posizionato a pochi millimetri dalla tastiera. Ma i movimenti della Pires, per quanto poco ortodossi, sono necessari e del tutto lontani da qualsiasi tipo di esibizionismo. Tutto il contrario di quanto ha recentemente fatto il famoso pianista cinese mimando chissà quali preparativi ginnici in vista dell’esecuzione di uno dei roboanti passaggi d’ottave nel finale del Concerto di Čajkovskij. Dal canto suo Chailly non si è molto curato di questo limite fisico più che comprensibile e ha tirato dritto scegliendo oltretutto di mantenere l’organico orchestrale a un livello numericamente piuttosto elevato. Ma il risultato è stato comunque splendido nel delineare un quarto concerto così intimo, per nulla eroico anche nelle perorazioni del secondo movimento, gioioso ma non esageratamente trionfale nel finale. Spartito alla mano, la pianista ha offerto un bis beethoveniano ancora più intimistico a un pubblico che l’ha chiamata alla ribalta numerosissime volte, oltre ogni aspettativa.
Un lungo intervallo era più che necessario per prepararci convenientemente all’ascolto di quella sinfonia che rappresentò per Šostakovič la doverosa risposta alle critiche ufficiali scatenate dalle rappresentazioni della “scandalosa” Lady Macbeth. Qui il direttore milanese ci è sembrato sottolineare gli influssi mahleriani in una partitura di lettura difficile, almeno quanto complesso è il messaggio che l’autore volle nascondere sotto la superficie brillante del finale. Come sempre accade in Šostakovič, le richieste del testo impongono la presenza di un’orchestra pronta a tutto, e in questo caso i membri della Filarmonica non si sono certo risparmiati nel coadiuvare alla perfezione le esigenze delle partitura e della sua trasposizione attraverso le idee e il gesto del direttore.
Concerto della Filarmonica della Scala Direttore, Riccardo Chailly direttore, Maria João Pires pianista. Milano, Teatro alla Scala, 18 Maggio 2015
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