di Monika Prusak
L’Orchestra sinfonica siciliana, diretta da Marco Angius, ha eseguito Quattro danze D. 814 di Franz Schubert nella trascrizione per orchestra di Aldo Clementi, la Sinfonia n. 1 in si bemolle maggiore op. 38 e il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra op. 54 di Robert Schumann con solista Giuseppe Albanese.
Un inizio distinto, ma poco incisivo con i Vier Ländler di Schubert (composti nel 1824 per pianoforte a quattro mani) nella ben calibrata trascrizione di Clementi, ha introdotto una delle pagine più suggestive tra i concerti solistici del XIX secolo. Un “compromesso fra una sinfonia, un concerto, e una vasta sonata”, come definiva il progetto di una nuova composizione per pianoforte e orchestra lo stesso Schumann, sembra stare alla base del suo Concerto in la minore op. 54 del 1845. La “vastità” del concerto sta in una scrittura virtuosistica che impone al pianista una buona dose di resistenza tecnica ed emotiva e nell’incessante fluire della musica che fa del concerto di Schumann una composizione di importante slancio espressivo. Giuseppe Albanese propone una interpretazione a regola d’arte, appassionata e coraggiosa. Il suo dialogare con l’orchestra si alterna ai momenti in cui lo strumento scompare tra le parti orchestrali: Albanese è espressivo e partecipe, mai fuori dalle righe, ma allo stesso tempo ammaliante e travolgente. Apprezzato dal pubblico palermitano ritorna per offrirgli un bis inaspettato e ben accostato: un frammento della celebre colonna sonora de Il pianista sull’oceano di Ennio Morricone.
Marco Angius dirige l’Orchestra Sinfonia Siciliana con un gesto poco accentuato, ma chiaro ed esigente, scegliendo tempi consueti in tutte e tre le composizioni. Reduce dalla direzione dell’Orchestra di Padova e del Veneto nel Prometeo. Tragedia dell’ascolto di Luigi Nono, allestito dalla Biennale di Venezia nel centenario della nascita del compositore, Angius mostra nel repertorio ottocentesco una profondità sentimentale non scontata ed una espressività fresca, ma filologica. Lo stesso approccio si avverte nell’ultima opera nel programma, la Sinfonia n. 1 in si bemolle maggiore op. 38 di Schumann (1841), in cui la precisione del gesto essenziale del direttore riesce a mantenere un equilibrio elegante nell’orchestra e rendere le dinamiche contrastanti e coinvolgenti. La sinfonia dal finale spettacolare, la cui composizione all’epoca donò “molte ore felici” allo stesso Schumann, rende la serata appagante e ben riuscita.