Contemporanea • In un dvd il monodramma del compositore olandese che esplora la tormentata vita della modella, danzatrice e psicoanalista francese, figura di riferimento per il femminismo moderno
di Paolo Tarsi
«I’m a spy in the house of love» cantava Jim Morrison nel 1970, ispirandosi all’omonimo romanzo di Anaïs Nin del 1954. Nata nel 1903 a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, prima di spegnersi a Los Angeles nel 1977, la “spia nella casa dell’amore” Anaïs Nin oltre che scrittrice fu anche modella, danzatrice e psicoanalista, divenendo in seguito uno dei punti di riferimento del femminismo moderno. Era figlia di Joaquín Nin, compositore e pianista cubano di origine catalana, e della cantante franco-danese Rosa Culmell.
Dopo la sessualità dell’orrore narrata nell’opera Rosa: The Death of a Composer, scritta in collaborazione con Peter Greenaway, il compositore Louis Andriessen torna dunque ad esplorare l’erotismo e la sensualità con il ‘monodramma’ Anaïs Nin, una rappresentazione scenica di teatro musicale scritta espressamente per la voce di Cristina Zavalloni, da anni interprete ideale della musica del maestro olandese. Accompagna la cantante il Nieuw Amsterdams Peil, un ensemble di nove musicisti senza direttore provenienti da varie formazioni e orchestre di primo piano (quali Schönberg e Asko Ensemble, Netherlands Bach Association e Radio Philharmonic Orchestra), tutti disposti sul palcoscenico mentre frammenti di filmati vengono proiettati da uno schermo sospeso alle spalle degli artisti.
Louis Andriessen si avvicina per la prima volta alla figura di Joaquín Nin (1879-1949) attraverso le partiture di suo padre Hendrik, anche lui compositore, prima ancora di aver sentito parlare della figlia Anaïs. La scoprirà solo più tardi quando, negli anni Sessanta, la pubblicazione di un suo diario dai contenuti erotici la renderà celebre. «Ancora più tardi è divenuto chiaro per me» spiega Andriessen «che aveva avuto una relazione amorosa con suo padre». Nel frattempo era stato pubblicato integralmente, in lingua inglese e con il titolo di Incest, il volume dei diari nei quali la Nin narra dei rapporti riallacciati con il padre dopo essere stata abbandonata, insieme al resto della famiglia, quando aveva undici anni per seguire una giovane amante. Qui Anaïs racconta anche la sua relazione carnale ed intellettuale con lo scrittore Henry Miller, sfociata poi in un triangolo amoroso con l’arrivo a Parigi di sua moglie June (“la donna più bella che avessi mai visto” scriverà la Nin nel suo diario), nonché la liaison con lo psicoanalista Otto Rank, uno dei primi collaboratori di Freud, divenendo lei stessa fonte di sperimentazioni per gli analisti del tempo quando ritroverà la figura del padre perduto nel marito Hugh Parker Guiler (di cui rimarrà per tutta la vita moglie infedelmente fedele).
Leggendo i diari degli anni ’32-’34 (Incest: From a Journal of Love: The Unexpurgated Diary of Anaïs Nin) «si scopre che suo padre era solo uno degli amanti tra molti altri – afferma Andriessen – ciò mi ha portato alla decisione di concedere un ruolo esterno a tre di loro, ovvero all’attore poeta e drammaturgo francese Antonin Artaud, a Henry Miller (l’alcolista americano trasformato in scrittore da Anaïs Nin), e allo psicoanalista René Allendy». Artaud, lui stesso sotto trattamento psicoanalitico, si accorse presto dell’insaziabile fame erotica della Nin consigliandole di consultare il suo analista, Allendy. Non passò molto tempo prima che anche quest’ultimo potesse essere annoverato tra i numerosi amanti della scrittrice.
La strumentazione ricca di fiati (accompagnati da violino, contrabbasso, pianoforte e percussioni) ricorda l’epoca inebriante in cui i frammenti di diario scelti sono stati scritti. Si tratta infatti di un omaggio del compositore – nell’inconfondibile stile che lo contraddistingue – alle sonorità tipiche degli anni Trenta e a due musicisti simbolo del jazz di quel periodo: Sidney Bechet e Coleman Hawkins. Sul palco lo spazio centrale è riservato ad un sofà rosso dal quale Cristina Zavalloni incarna Anaïs Nin, cantando del rapporto incestuoso con il padre, mentre le parole di René Allendy, Antonin Artaud e Henry Miller sono affidate a filmati e a registrazioni audio, in una raccolta che affianca materiale d’epoca accanto a nuovi frammenti, e a cui segue il documentario di Carine Bijlsma Never a dull moment.
Louis Andriessen – Anaïs Nin | Cristina Zavalloni (voce), Nieuw Amsterdams Peil, Jeroen De Man (regia) | Attacca Records, dvd 127
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