Per la Società del Quartetto si è esibita la pianista georgiana con pagine di Musorgskij, Chopin, Ravel e Stravinskij
di Luca Chierici
LA PIANISTA GEORGIANA Khatia Buniatishvili, classe 1987, si è esibita l’altro ieri sera per la Società del Quartetto e per la prima volta a Milano in un recital tutto suo, dedicato a pagine di Musorgskij, Chopin, Ravel e Stravinskij. Conoscevamo già il suo approccio alla tastiera grazie all’ascolto di numerosi “live” trasmessi dai satelliti di tutta Europa negli ultimi anni e alla sua partecipazione a una serata scaligera dello scorso anno, quando si era prodotta nel secondo concerto di Rachmaninov con Gianandrea Noseda, senza riscuotere particolari consensi. La Buniatishvili appartiene a quella razza di esecutori che conquistano un posto di spicco nei programmi concertistici (e nella graduatoria dei cachet) senza avere mai vinto un primo premio nei concorsi più prestigiosi o senza mai essere passata al vaglio di un esame critico almeno in base a una consistente produzione discografica. L’ascolto in sala avrebbe dunque dovuto chiarire quale fosse la vera natura di una solista che si presentava al pubblico milanese attraverso un programma di notevole difficoltà quanto piuttosto generico nell’impaginazione.
Il pubblico, che non affollava certo la sala anche a causa di un nubifragio occorso giusto nel momento in cui ci si preparava a uscire di casa e ad affrontare il traffico cittadino per raggiungere il Conservatorio, ha tributato convinti applausi alla Buniatishvili al termine di ogni pezzo in programma, complice anche la particolare avvenenza della pianista, che sa vendere molto bene la propria immagine, come del resto fanno molti personaggi del mondo musicale odierno. Giudicata secondo gli standard, ossia in base alle qualità che un artista dovrebbe dimostrare di possedere partendo da una lettura corretta del testo, la Buniatishivili è assai deludente. Anzi, induce a pensare che la maggior parte del pubblico non abbia proprio idea di quali siano le garanzie minime che un esecutore deve essere in grado di assicurare una volta che si presenti in sala. Ciò che più disturba nella Buniatishvili è l’assoluto disprezzo per il segno, che viene stravolto solamente per soddisfare un proprio inspiegabile narcisismo e per coprire le proprie incapacità o la mancanza di studio adeguato.
La Buniatishvili sembra non conoscere cosa sia il tactus, quali siano le richieste del compositore in termini di dinamica, di colore, di fraseggio e soprattutto si pone nei confronti dello spartito con un atteggiamento arrogante che la autorizza a praticare forti sconti sulla resa di quanto indicato sulla pagina e ad immergere ogni suono in un fastidioso alone di pedale. I Quadri di Musorgskij erano da questo punto di vista emblematici, con un inizio sottovoce, come se la Passeggiata fosse condotta in uno stato di sonnambulismo; uno Gnomus irriconoscibile, confuso, ritmicamente traballante; un Castello per il quale valeva quella famosa definizione coniata da un critico poco entusiasta e citata da Dallapiccola, secondo la quale il medesimo maniero… «non trovava acquirenti». Tutta la parte finale, da Baba Jaga alla trionfale conclusione era suonata con una approssimazione tale e con uno stravolgimento del senso musicale mai uditi prima d’ora.
Gli stessi eccessi e le stesse perdite di controllo si notavano anche nel secondo scherzo di Chopin, nella versione per pianoforte solo de La valse di Ravel e soprattutto nello stravinskiano Petruška. Forse il pubblico odierno non sa quante vecchie e nuove generazioni di pianisti abbiano dedicato ore, giorni, mesi, anni a queste pagine, allo scopo di restituirne il messaggio attraverso esecuzioni rispettose del testo e di ciò che esso richiede in termini di analisi, di studio, di fatica. Il pianismo appariscente quanto poco preciso della Buniatishvili, non ci interessa punto, non fa avanzare di un centimetro la conoscenza della musica classica e non rispetta il lavoro e la dedizione di tanti colleghi che si dedicano seriamente, forse oggi troppo seriamente e ingenuamente, all’Arte.
Khatia è forse la miglior pianista donna del nostro tempo. Per me è seconda solo a Martha Argerich.
E’ davvero incredibile come un critico possa esprime un commento così cinico e completamente privo di senso, specialmente musicale.
Non capisco come possa un “esperto” come lei non vedere le incredibili doti di questa ragazza. Si tratterà forse semplicemente di invidia? Nel caso suggerirei di studiare piuttosto che criticare, oppure semplicemente passare ad altro perchè, a quanto pare, la musica non è una sua naturale propensione.
Recensione a dir poco vergognosa, e tra l’altro sbugiardata da qualsaisi video si possa trovare gratuitamente su youtube.
Ma d’altra parte, spesso si perde l’occasione per tacere, e siamo oggi in presenza di una di queste.
Una critica deludente; (approfondendo fatta da un critico deludente). Le sue considerazioni estetiche sono deludenti. Il suo linguaggio, perfuso da un manierismo para-accademico è vieppiù deludente.
Torni definitivamente (o resti) alla fisica. La musica, come lei l’affronta, sarà sempre deludente… per chi avrà la sventura di leggerla.
Stravinskij, commentando il libro di Glenn Watkins su Carlo Gesualdo, scrisse che i musicisti dovevano difendere Carlo Gesualdo dai musicologi. Io sono del parere che i musicologi non amino la musica, né in quanto prodotta dall’autore né in quanto eseguita dall’artista, poiché la loro scienza, priva di pathos, impedisce al loro ascolto musicale di elevare l’anima fino a quel punto dove è collocata la Musica: poco al di sotto della divinità. Per questo i veri artisti, che sono talvolta proprio quelli disordinati (o diciamo imperfetti come la Callas), non hanno speranza quando s’incontrano con questi alambicchi da farmacista.
Egregio Signor Chierici, la Sua critica, che son certo non interessa a nessuno o quasi, mi ricorda un vecchio detto che dice: chi sa fa, chi non sa insegna ! Ma Lei chi è per poter giudicare una pianista come la Buniatshvili ? Lei si è mai seduto ad un pianoforte e ha mai provato a studiare dieci ore al giorno per trenta giorni al mese.
Io non credo proprio. perchè se lo avesse fatto non parlerebbe come parla. In fine la gente, il pubblico che applaude questa pianista e le chiede dei bis, secondo le sue teorie non è in grado di capire che si trova di fronte ad una pianista di rango o ad una che strimpella, con tutte le definizioni negative che Lei le ha dato ?
Sia più buono con la gente che si è sacrificata tutta una vita per arrivare ai livelli di Katia Buniatshvili.
Non ero al concerto, ma sono un appassionato collezionista di stroncature. Le trovo sempre divertenti nella loro temeraria arbitrarietà e penso sempre quanto potranno nuocere alla memoria di chi le scrive, a causa di altrettanto arbitrari cambiamenti di gusto e di giudizio:
“Superando con abnegazione il fastidio della mia presenza, (…) Benedetti Michelangeli ha suonato con l’orchestra nella piazzetta di Saint Michel, il Concerto” di Haydn, ridotto a una insulsa esercitazione tecnica, e il “Concerto” di Schumann, a cui era tolto ogni sospetto di quell’ardente slancio romantico che gli è
connaturale”
“un pianista alla moda, arido nel suo tecnicismo, vanesio nel costume, irrilevante o futile nell’interpretazione, un pianista per le dame”
Beniamino Dal Fabbro su Arturo Benedetti Michelangeli (stroncò anche la Callas e perse una causa che le lei gli fece)
Siamo su un terreno dove i giudizi perentori sono assimilabili a quelli sulla direzione tecnica di una squadra di calcio dopo una dura sconfitta: chiunque può sparare giudizi senza tema di una smentita basata sui fatti.
Infine trovo gustosissima l’idea (esposta in una delle repliche dell’autore) di avvalorare un proprio giudizio critico basandosi su giudizi altri critici riferibili a esecuzioni differenti dello stesso esecutore: un modo acrobatico di prendere a schiaffi la logica più elementare.
Vivano i critici, se non ci fossero dovremmo inventarli!
La musica classica, come la musica e l’arte in generale hanno diverse valenze per l’essere umano. Si può evidenziarne il gesto tecnico o esserne colpiti dall’impatto emotivo. Non sono un “tecnico” di musica classica ma sono a mio modo attento alle espressioni artistiche che colorano la mia vita. Ho letto con interesse i commenti del dott. Chierici che hanno arricchito il mio “bagaglio” sull’argomento. Tuttavia, tali valutazioni, non intaccano o sminuiscono la sensazione e le emozioni positive suscitate in generale dalle esibizioni della pianista. Credo che nessuno abbia titolo per “maltrattare” Van Gogh per difendere il Canaletto o “screditare” Lucio Battisti per favorire Pavarotti. Anche dietro una pennellata spessa e imprecisa, dietro una voce magari tremolante e a volte un po’ stonata così come dietro ai tasti non totalmente conformi alle volontà dell’autore, si celano espressioni artistiche interessanti e persino, in alcuni casi e forse non questo, memorabili.
La classica critica da purista bacchettone della musica. Ammetto che in alcune cose le sue scelte interpretative sono molto discutibili(e secondo me la sua vera essenza la esprime nella musica da camera dove le esagerazioni solistiche vengono ridotte al minimo)ma stroncarla così dimostra quanto si è profondamente limitati e ottusi e non si colga il talento della Buniatishvili che è grande e va oltre l immagine che offre al pubblico. D’altronde capisco la rosicata dell autore dell articolo che la medaglia di bronzo al concorso Rubenstein se la può sognare in un’altra vita.E’ per colpa di articoli come questi che una parte del mondo musicale classico non si evolverà mai e resterà limitato alle sue credenze…..evviva invece le nuove interpretazioni come quella di Khatia Buniatishvili
E’ quasi incredibile: leggo solo ora l’articolo e coincide praticamente parola per parola con quanto ho scritto sul mio blog ( Permalink:http://kurvenal.wordpress.com/2014/11/05/kathia-buniatishvili-milano-quartetto-4-novembre-2014/). Altro che maschilismo: qui c’è lo stravolgimento del dettato musicale e chi si fa abbindolare dagli eccessi della georgiana farebbe bene ad ascoltare esecuzione SERIE e non da baraccone.
mi aggiungo alle voci “critiche” verso il tono della recensione..
avevo ascoltato KB a Firenze già qualche anno fa, prima che si scatenasse il “fenomeno”.
Sonata di Liszt impressionante per personalità e intensità, Chopin sembrò meno “maturo” e a fuoco.
piaccia o non piaccia, non abbiamo certamente a che fare con un bluff come Chierici ritiene e fa immaginare (la mancanza di studio adeguato?! ma per favore… Lo sa il recensore di cosa sia il mestiere di chi suona? studio, studio e sempre studio… altrimenti altro che arbitrarietà e disprezzo del segno. non si sale nemmeno sul palcoscenico!)
Si può (si deve? non saprei…) essere severi, implacabili, rigorosi (re)censori…
è interessante, arricchente, leggere delle arbitrarietà di una interpretazione, criticare l’ego di chi suona.
ma qui… qui si va ben oltre il limite. si racconta il concerto con una violenza e una durezza di toni che davvero non può risultare costruttivo per il lettore. Uno denigrare fine a sé stesso che non fa davvero onore al critico… peccato!
ho capito..c’è aria di invidia e maschilismo
Premetto subito, per correttezza, che non ero al concerto dell’altra sera. Nessuna meraviglia comunque che Chierici abbia stroncato Khatia Buniatishvili.
Premetto che sono un semplice appassionato e mi sono accostato alla musica cosiddetta “classica” solo da pochi anni, quindi il mio giudizio si basa in prevalenza su impressioni soggettive e sulla capacità dell’esecutore di emozionarmi e – magari – trasportarmi “altrove”.
Ero al concerto e anch’io sono rimasto piuttosto deluso, quindi nella sostanza concordo con la recensione, specialmente per quanto riguarda i “Quadri”, che amo molto e che ho trovato freddi. con scelte di tempo e dinamica infelici. Ho però apprezzato Petruska, che ho preferito a un’altra esecuzione sentita sempre in conservatorio durante MiTo (pianista Alessandro Taverna). Ero piuttosto sorpreso di tutti quegli applausi, questa recensione ha fatto capire che forse le mie impressioni non erano del tutto sbagliate.
dispiace leggere ancora oggi certe mediocrità..! ho ascoltato una brava giovane pianista e ho letto le cattiverie di un uomo evidentemente frustrato
sono stupefatta…pur di aver ragione si arriva ad insultare anche il pubblico che osa esprimere il suo gradimento
Sinceramente a me non sembra neanche così bella. E’ un tipo e si atteggia molto, semmai, ma non direi che è bella. Questo giusto per dire che è molto costruita.
Qui, come occasionalmente altrove, sta venendo allo scoperto un problema enorme di critica e di pubblico. Personalmente inorridisco davanti a Lang Lang, ma ho notato che l’altra sera, a Torino, il giocoliere cinese, la cui poetica interpretativa è drammaticamente ferma al cartoon di Tom&Jerry, ha fatto strage di entusiasmi. D’altro canto noto anche che Yulianna Avdeeva, vincitrice dello Chopin 2010, non trova alcun riscontro critico in questo nostro paese, culturalmente e musicalmente annichilito. Così, mentre leggo Chierici che stronca brutalmente la Buniatishvili mi chiedo se le sue premesse non siano indice di qualche difficoltà d’analisi della situazione: i dischi ci sono, dei concorsi si può fare a meno, vincerli può anche essere controproducente, video ce n’è in quantità*, il vestito non fa il monaco, il fascino, anche sessuale, è sempre stata una qualità distintiva dei grandi pianisti, da Liszt a Michelangeli, a Pogorelich. Semmai occorre il buon gusto, cosa che alla Buniatishvili non direi manchi, mentre avrei qualche riserva per la Wang, che gioca col suo fisico esattamente come “gioca” (in italiano) col pianoforte. C’è una valanga di pianisti e pianiste sulla scena che meritano attenzione. Mi chiedo se non abbiamo perso la capacità di porre attenzione.
* http://youtu.be/7EQKprOrMM8
Luzy dice che ascoltanto Lang Lang inorridisce. Avendo io sentito ciò che ha detto un certo Daniel Baremboin su Lang Lang, e cioè che è un pianista con delle doti uniche, mi chiedo se oggi chi fa delle critiche così pesanti si basa soprattutto sull’aspetto esteriore della persona e sulle espressioni che lo stesso assume mentre suona. Mi viene spontaneo chiedere a tutti questi soloni giudicanti, come avrebbero fatto ad esprimersi soltanto 50 anni fa, quando cioè, si ascoltava la musica alla radio o per i più abbienti su dischi, allora in vinile e poi sui nastri. Noi potevamo immaginare secondo la nostra fantasia,ma nessuno avrebbe potuto giudicare il o la pianista per come si presentava, che faccia o corpo aveva, come si vestiva…..Ed infine, a cosa serve esprimere dei giudizi sulla persona? chi ama la musica ascolta in religioso silenzio e viaggia con l’immaginazione. O no ? Armando 1938
“La Buniatishvili appartiene a quella razza di esecutori che conquistano un posto di spicco nei programmi concertistici (e nella graduatoria dei cachet) senza avere mai vinto un concorso serio o senza mai essere passati al vaglio di un esame critico almeno in base a una consistente produzione discografica. ”
Riguardo a questo passaggio tengo a precisare che l’Artista ha al suo attivo tre registrazioni per Sony Classical, distribuite in tutto il mondo.
Grazie
Mario Marcarini
Diffamazione no, dai! Per una volta che ci si lascia andare e la penna scrive quel che la mente suggerisce… Se l’avvenenza della KB diventa però un innesco all’aggressività critica, ci sta semmai una tiratina d’orecchi al critico, che si tradisce qui come un pelino infastidito, si direbbe più dal fatto che la pianista sia straordinariamente sexy che dal suo suonare “approssimativo”.
sarebbe stato più opportuno usare l’ironia o la satira….
E’ un articolo che ha molti profili diffamatori. Possiamo considerare legittime opinioni personali le parti sul tactus e sull’esecuzione. Le parti in cui si dice che KB non ha vinto concorsi musicali e soprattutto dove viene ridotta ad una sorta di “velina musicale” per la sua bellezza sono diffamatori. KB ha vinto concorsi, ha fatto cd e ha riscontro di pubblico. E’ un attivista politica del pres. della georgia e inoltre è anti-putiniana e fortemente europeista.
Se fossi l’avv. di KB, un processetto per diffamazione (art. 595 e aggravanti) me lo farei.
La ringrazio per il suo “avvertimento” il cui stampo non commento neppure. Evidentemente quando non si hanno argomenti validi la cosa migliore è procedere per minacce di querela. Rispondo comunque alle sue note. 1) La Buniatishvili ha vinto solamente una medaglia di bronzo al Concorso Rubinstein del 2008. Non mi risulta che il “Borletti-Buitoni” rientri nella categoria del “Concorso” 2) “Velina” è un termine che usa lei e che non ho certo usato io: probabilmente lei è molto più attento di me verso questo genere di fenomeni.
Di seguito riporto alcuni importanti critiche, redatte da commentatori autorevoli, sui recital che la Buniatishvili ha tenuto di recente in sale come la Carnegie Hall o la Wigmore Hall:
http://seenandheard-international.com/2014/04/virtuosic-puzzling-recital-buniatishvili/
http://www.standard.co.uk/goingout/music/khatia-buniatishvili-wigmore-hall–review-7427972.html
http://bachtrack.com/review-buniatishvili-qeh-june-2014
http://www.dallasnews.com/entertainment/columnists/scott-cantrell/20140408-review-pianist-khatia-buniatishvili-was-all-about-self-indulgence.ece
Di diffamatorio non v’é nulla. Se fosse l’avv. (sic) di KB, le consiglierei di leggere dottrina e giurisprudenza in materia di diritto di critica, prima di iniziare “processetti” che peserebbero inutilmente su un sistema corrotto da azioni tanto pretestuose, quanto inutili.
Se fossi l’avvocato di Luca Chierici sarei contento di poterlo assistere in un giudizio che si chiuderebbe molto probabilmente con la condanna dell’attore per lite temeraria.
braaaaavissima khatia !!!!
Che bel segnale leggere una recensione non asservita ai dittatori del sistema. Purtroppo è vero che il pubblico non ha la minima idea di cosa ascolta, e forse è tardi per fargli cambiare rotta dopo decenni di critica cortigiana – certi commenti letti qui sembrano dimostrarlo ampiamente. Ma non bisogna curarsene, e avanti così con tutti i pagliacci, i burattini raccomandati e le signorine non sufficientemente avvenenti per la carriera di top model, ma più che abbastanza per giocare, ripiegando sul mondo marcio del concertismo, sull’ignoranza e sui criteri ormonali di valutazione del pubblico citrullo e soprattutto dei loro potenti protettori.
se a Bergamo ha suonato bene, forse è stata l’aria di Milano a nuocerle…
In linea con Luca Chierici, anche sul fatto che ormai il lato puramente social – fan – finto estetico, abbia colonizzato e barbarizzato un certo pubblico.
Quello che non fa avanzare di un centimetro la diffusione della musica non e’ necessario.
Non ho ascoltato il concerto di Milano, ma ho visto e ascoltato kathia in concerti ripresi da sky 138. È uba pianista fantastica ,consiglio al Sig. Clerici di ascoltarsi l’interpretazione del 3′ concerto di Rachmaninoff, dal vivo ,non su cd. Mi sembra alquanto inappropriato il paragone da ‘ pianista di piano bar’..del resto ai critici musicali , ma non solo, farebbe bene cimentarsi nella pratica esecutiva, della quale non conoscono minimamente le dinamiche. Grazie
Gentile Antonio, il paragone da pianista di “piano bar” è stato rimosso. Cordialmente
Diffido sempre delle “stroncature” perentorie e…inappellabili ! Così come degli…”osanna” inaspettati ,improvvisi e…ingiustificati!
Mi limito ad osservare che Khatia suonò per noi (Società del Quartetto di Bergamo) nella Sala Alfredo Piatti,nella città alta,il 29 marzo 2010,eseguendo la Fantasia in do maggiore op.17 di Schumann ,;e la Sonata in si minore di Liszt .
Si dimostrò pianista più che dignitosa,sia nel “tocco”,sia nell’ispirazione;senza sottolineare l’actio…”fascinosa”(che pure non guasta !).
Perfettamente d’accordo con Luca Chierici, che anzi è perfino clemente rispetto agli scempi che ci è toccato udire. Aggiungerei che l’elemento più preoccupante della serata sono stati gli applausi: un tempo il pubblico del Quartetto aveva orecchie più fini, ma ora è chiaramente cambiato (in peggio).