Dai Berliner ai Münchner Philharmoniker: quanto guadagna un orchestrale? A quali agevolazioni ed indennità ha diritto? Chi paga le spese per la manutenzione degli strumenti? Lettura dei punti salienti del Tarifvertrag für die Musiker in Kulturorchestern
di Maria Severini foto © Monika Rittershaus
I NOSTRI TEMPI CI PORTANO a sentire lo stesso refrain: la Germania è il paese forte dell’euro zona, da tempo in crescita, con una economia solida. Una parte del suo reditto economico viene utilizzato, per rimanere nell’ambito degli investimenti culturali, per sostenere finanziariamente orchestre e teatri: si stima che la Repubblica federale tedesca predisponga per il loro sostentamento circa due miliardi di euro l’anno. Un’altra parte di finanziamenti vengono ricevuti dalle regioni e province.
Stando ai dati del 2014 in Germania si contano ben centotrentatré Kulturorchester, ovvero orchestre sinfoniche, radiofoniche o d’opera che – secondo la definizione di Gerald Mertens, direttore del Deutsche Orchestervereinigung, il sindacato tedesco per le orchestre – eseguono principalmente musica “seria”, che siano finanziate pubblicamente (da tasse o imposte sulla radio), che possano contare su un organico fisso e che non si occupino di musica di intrattenimento o militare. Alcune sono regolate da un contratto nazionale (Tarifvertrag für Kulturorchester), come quelle berlinesi della Deutsche Oper e della Komische Oper, altre lo integrano con uno ad hoc, il cosiddetto Haustarifvertrag. Per esempio, sempre rimanendo nella capitale tedesca, i Berliner Philharmoniker e la Staatskapelle Berlin, di casa alla Staatsoper, utilizzano questo contratto personalizzato: hanno uno stipendio più alto ma è richiesta loro una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro. Questi musicisti fanno parte di quelli più pagati in Germania: i filarmonici di Sir Simon Rattle stanno al primo posto come i meglio retribuiti, seguiti dai Münchner Philharmoniker e dalle tre grandi orchestre sinfonico-radiofoniche di Monaco, Colonia e Amburgo. Subito dopo c’è la Staatskapelle guidata da Herr Daniel Barenboim.
Per stabilire i diritti e doveri delle orchestre che utilizzano il contratto collettivo nazionale esiste una suddivisione in 7 gruppi tariffari: dalla lettera D per le orchestre con meno di 56 elementi, passando per la C, B, B/F, A, A F/2 arrivando alla A /F1 per quelle con più di 130 elementi (F sta per Fußnote, cioè “note a pie di pagina” dove sono riportate indicazioni specifiche).
Il criterio di questa suddivisione si basa in parte sul numero di posti in organico potenzialmente occupabili – non quindi quelli effettivamente coperti – e in parte sulla rinomanza artistica. Per rimanere in territorio berlinese, ad esempio, l’orchestra della Deutsche Oper Berlin con i suoi 131 elementi appartiene al gruppo più elevato (A/F1), e quindi meglio pagato, mentre quella della Komische Oper con 112 a quello subito precedente (A/F2).
Per stabilire l’onorario dei singoli musicisti si deve tenere conto non solo della “categoria” di orchestra in cui sono attivi, ma anche dell’attività svolta (se solisti oppure musicisti di fila) e degli anni di servizio. Per esempio, stando al contratto tariffario aggiornato al 15 maggio 2014 all’interno del Tarifvertrag für die Musiker in Kulturorchestern del 31 ottobre del 2009 (TVK-2009, stesura del 9 dicembre del 2009), un membro di un’orchestra della categoria massima A/F 1, cioè con più di 130 elementi, percepisce appena assunto sui 3.300 euro lordi al mese per arrivare ad un massimo di circa 5.000 euro lordi dopo undici anni, calcolando tredici mensilità annuali. Da queste cifre base si possono raggiungere somme ancora più alte a seconda del ruolo svolto in orchestra o a seconda dell’obbligo di suonare anche uno strumento affine: da un minimo di 180 euro per un’orchestra A fino ad un massimo di 850 euro circa per quelle di categoria superiore A/F1. Un musicista che invece suona in un’orchestra della categoria D, cioè con meno di 56 posti, prende circa di base 2.500 euro lordi al mese, potendo arrivare ad un massimo di poco più di 3.500 euro lordi dopo diciassette anni di servizio, sempre al netto di indennità e di versamenti aggiuntivi dovuti a prestazioni eccezionali.
Al di là della retribuzione fissa mensile e dei contributi, il musicista della Kulturorchester tedesca percepisce la tredicesima e ha ovviamente diritto a delle indennità. Stando sempre al Tarifvertrag für die Musiker in Kulturorchestern del 31 ottobre del 2009 il datore di lavoro ha l’obbligo di sostenere i costi di riparazione e manutenzione dello strumento e di versare un’indennità mensile che va da un minimo di circa trenta euro per violino, viola e violoncello ad un massimo di circa centodieci euro per l’arpa. Come contributo per il regolare utilizzo di corde, ance e ance doppie sono previsti rimborsi specifici. Per le corde si va dai venticinque euro per il violino fino ai circa sessanta euro per il contrabbasso a cinque corde. Ottanta euro li riceve l’oboe, sui settanta il corno inglese, il fagotto e il controfagotto. Clarinetto e clarinetto basso percepiscono all’incirca quarantacinque euro mensili.
E poi? L’abito. Musicisti e musiciste devono indossare durante le esibizioni un abito scuro. Nel contratto delle Kulturochester vengono specificati i singoli elementi che devono comporre la mise di lavoro: completo nero o blu scuro, camicia bianca, cravatta, scarpe nere e – evidentemente non è scontato – calze scure. Le musiciste si dovranno procurare un abito scuro, lungo almeno fino al ginocchio oppure un completo giacca e pantalone, con scarpe e calze scure. L’uso del completo elegante porterà in busta paga circa sette euro ogni volta che viene indossato (per un massimo di circa quattrocentoventi euro annuali e un minimo di circa centoquaranta euro). Se però usato annualmente meno di sei volte, la somma che si riceve a serata verrà raddoppiata. Piccolo aumento anche in caso in cui, per ragioni sceniche, si debba utilizzare un costume o una maschera. Ultimo dettaglio, last but not least, le spese per l’acquisto dell’abito così come per la manutenzione dello strumento possono essere scaricati dalle tasse.