di Redazione
Due vette del sonatismo romantico caratterizzano l’album della BMC. La Seconda di Rachmaninoff e la Sonata di Liszt sono due capolavori che hanno fatto la storia e sono caratterizzate da un estremo visrtuosismo. Trovarli accostati non può che destare grande interesse all’ascoltatore, il quale, sommerso dalle trascendenze digitali, non rimpiangerà l’esiguo minutaggio del cd. Protagonista assoluta, la pianista ungherese Adrienne Krausz affronta senza alcun timore queste pagine così impegnative, risolvendo i numerosi passaggi virtuosistici con disinvolta facilità. Apprezziamo, inoltre, la singolarità della sua lettura, fatto per nulla scontato, vista la sterminata produzione discografica che contraddistingue le due sonate.
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La visione di fondo è incentrata su un pianismo molto analitico e preciso, non solo per quanto riguarda la tecnica, ma anche per il controllo dell’agogica e delle indicazioni testuali. Krausz mai si abbandona ad eccessivi “romanticismi”, rubati o distensioni liriche che ci ricordano molte letture del passato, piuttosto volge lo sguardo sulla coerenza della scrittura all’interno dei movimenti, che in entrambe le sonate sono racchiuse in un tempo unico, procedendo senza soluzione di continuità. La nostra pianista sfoggia un’eccellente tecnica di peso, che le consente di avere una qualità del suono ottimale. La chiarezza esecutiva viene sostenuta anche da un uso parco del pedale di risonanza; ciò si avverte soprattutto in Liszt, nei vorticosi arpeggi della parte iniziale, piuttosto che negli accordi massicci che introducono il recitativo.
Della sonata di Rachmaninoff, Krausz esegue la seconda edizione del 1931, riduzione della più prolissa stesura originaria datata 1913. Si avverte da subito la viscerale corposità dell’interpretazione, che anche in questo caso rimane sempre molto compatta, anche nella parte centrale più lirica, mantenendo forte il pathos dell’ascolto.
Nel complesso un ottimo CD, adatto al pubblico più rigoroso che desidera una lettura aderente al testo, e che non gradisce interpretazioni troppo nostalgiche.
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Pubblicato il 2016-06-22 Scritto da StefanoCascioli