Non è solo un concerto quello di Giovanni Sollima, ospite alle Serate Musicali per la rassegna “Festival omaggio a Milano”, ma una performance tout court. Chi conosce il personaggio sa di cosa stiamo parlando, chi lo ascolta per la prima volta ne rimane conquistato. Teatrale, ma anche no. Perché l’intensità dell’immedesimazione nella concretezza del suono è tale da richiedere un’esecuzione ad occhi chiusi, anzi strizzati, costantemente.
Sollima, palermitano classe 1964, eccentrico virtuoso del violoncello (suona un Francesco Ruggeri del 1769) possiede quella capacità naturale di trasmettere l’energia del suonare, la passione come sforzo produttivo e liberatorio.
La scelta del programma è insolita e attraente: tra Bach (suite n.4), Ruvo, Corbetta e Dall’Abaco (sec. XVIII), due composizioni dello stesso Sollima, Concerto Rotondo e Natural Songbook (n.1, 2, 3, 4, 5 – Variazioni; n.6 – Taranta), e ancora due excursus stravaganti con Hendrix (Angel) e gli Slayer (Raining Blood) entrambe arrangiate dal musicista.
Ciò che colpisce è indubbiamente la grande padronanza della tecnica, che diventa il perno per una spregiudicata e disinibita volontà di sperimentazione musicale, di continua ricerca verso nuove forme ritmiche o armoniche, inusuali e metalliche cromie.
Scrive Sollima: «Da qualche anno cerco di organizzare il flusso densissimo di suoni e suggestioni che mi travolge, componendo pezzi per cello solo, senza l’ausilio di campionatori o altri supporti tecnologici. Più semplicemente cerco parentele con vocalità e tecniche strumentali arcaiche e comunque non occidentali, intervenendo sia sul timbro che sulla stessa accordatura dello strumento».
Ed è appunto questa intensa forza di suggestione, di riverbero di un’idea sonora a costituire l’ispirazione costante: il suono è vivo, fisico e vibrante, crudo e stridente, a tratti languidamente lirico, struggente. Le possibilità sonore dello strumento sono esplorate fino al limite. E così un violoncello si trasforma in chitarra con Hendrix, in una intera heavy metal band con gli Slayer, con grande partecipazione del pubblico in sala, tanto che non stupisce quasi quando, nel mezzo dei Natural Songbook, Sollima si alza dallo sgabello e reggendo (non si sa come) il suo strumento, passeggia per il palco, pur non interrompendo mai l’esecuzione.
Il suo carisma travolgente, il suo approccio tecnico e fisico allo strumento sono una delle fonti di maggior interesse dello spettacolo, insieme alla curiosità d’ascoltare un programma di contaminazioni e accostamenti audaci e contrastanti.
Giovanni Sollima
“Festival Omaggio a Milano”
Serate Musicali