
Recensione • Per Arte Sella, in un piccolo borgo in provincia di Trento, un concerto dedicato alle Sonate per violoncello e pianoforte di Beethoven. Tra boschi, prati e una stalla (ormai ex) gestita da un manipolo di duri e puri
di Roberto Masotti
Nel salone grande delle feste di Malga Costa si è svolto il concerto di Natale, etc. etc. Così sarebbe potuta iniziare questa breve cronaca attribuendo una falsa enfasi, un accento sbagliato ad un momento musicale di intima bellezza in una atmosfera affatto particolare. Sono voluto venire in questo luogo anche in virtù di una forte carica affettiva, lo premetto, poichè questa grande ex stalla, che sta a fianco di un’altro corpo rustico perfettamente restaurato ed efficiente, è stata inaugurata nel 1997 con una mia mostra dal titolo Naturae Sequentia Mirabilis. Il luogo è stato rinnovato assai da allora e ci sono diversi dettagli che lo fanno sembrare diverso: il pavimento, il tetto, l’illuminazione e la possibilità di riscaldarlo in questi giorni di freddo discreto. Siamo nel cuore pulsante di Arte Sella dove un manipolo di duri e puri, da qualche decennio ormai, propone Arte nella Natura, invitando artisti da tutte le parti del mondo a suggerire e operare interventi fino a formare un percorso, negli anni mutevole, dato il naturale e previsto degrado delle opere. Si è in una valle sopra Borgo Valsugana, in provincia di Trento. Da sempre performances di vario genere hanno nutrito l’intreccio dei vari interventi: azioni, teatro, danza, musica. Si, c’è stata sempre questa attenzione multi-direzionale in questo piccolo centro della Valsugana, luogo d’intatta bellezza e fascino che ho la fortuna di conoscere dalla fine degli anni sessanta, risiedendo di tanto in tanto nel Tesino, a pochi chilometri di distanza. Mi sono anche occupato di progetti musicali per Arte Sella, su invito di Emanuele Montibeller, per un paio di stagioni per cedere poi il testimone a Mario Brunello, lui sì musicista e direttore artistico ben più titolato. Per due progetti dal titolo fantasioso, Metodo d’improvvisazione naturale e Metodo di composizione naturale, invitai in residenza lassù personaggi e ensemble come Evan Parker, Paul Lytton, Walter Prati, Guido Mazzon, Sentieri Selvaggi, Carlo Boccadoro, David Lang. Le prove aperte e i concerti erano accompagnati da video realizzati in loco con la collaborazione di alcuni operatori. Dentro e nei dintorni di una stalla, di un maso, nei prati, nei boschi: un contesto non proprio normale. Fu lì che si scoprirono le caratteristiche acustiche del luogo, il tono dimesso ma accogliente, rustico ma non pittoresco, a suo modo essenziale. Poi questa Arte Sella Music Hall, non è un suggerimento per carità, ha ospitato ogni anno la Fucina, diretta da Brunello, più diversi concerti condivisi con I Suoni delle Dolomiti, istituzione anch’essa responsabile di un’offerta musicale non certo ortodossa e al cospetto della natura.
Per il pubblico che affolla i percorsi di Arte Sella sempre, fortissimo è il richiamo della Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri cui si è aggiunto quello del Teatro Vegetale di Roberto Conte; sale a piedi da più in basso attraverso un percorso in cui lo sguardo spazia tra prati e boschi, circondati da cime e con la compagnia, a fianco e qua e là, di grandi alberi. Ci si prepara anche così alla visione e all’ascolto, distaccandosi un poco, facendo pulizia, affidandosi al moto, anche se breve.
Arrivo alla malga alle 13.30 del 29 dicembre 2012, il concerto inizia alle 14. È una bella giornata, c’è il sole e c’è un bel cielo blu, che altro? In programma: di Ludwig van Beethoven, le Sonate per Violoncello e Pianoforte. Quello di oggi è il secondo concerto ed è il solo che ascolterò. 7 Variazioni in Mi bemolle maggiore da “Il Flauto Magico” op. 46, Sonata in La maggiore op. 69, Sonata in Do maggiore op. 102 n. 1, Sonata in Re maggiore op. 102 n. 2. Sia Brunello che Andrea Lucchesini introducono, spiegano, raccontano. Narrazione e musica fluiscono per almeno due ore; c’è un breve intervallo in cui riprende il riscaldamento e viene servito un bicchiere di brut. Non vola una mosca, come fa maliziosamente notare Montibeller: e dire che erano la caratteristica del luogo, per non parlare d’altro. Della musica e degli interpreti sono in grado unicamente di dire (e ci mancherebbe altro) che mi sono piaciuti moltissimo, come al pubblico del resto, tanto da meritarsi, quest’ultimo, un breve quanto intenso Bach tratto da una cantata come bis. Niente di altro poteva essere proposto dopo dopo la Sonata in Re maggiore, resa con una tale drammaticità da procurare una sorta di annichilimento. Attorno, nell’ambiente del “barco”, la stalla ormai ex, ci osservano una dozzina di spaventapasseri, frutto dell’interpretazione di vari artisti invitati a confrontarsi con il tema. Ce n’è uno che troneggia come un veliero-cervo volante dietro al pianoforte e un altro che sfrutta il corpo base di una batteria dietro alla postazione del violoncello, contribuendo tutto ciò al rimescolamento di generi e funzioni cui solo il rigore della musica e degli interpreti possono porre rimedio, caso mai ce ne fosse bisogno.
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