
Il circuito As.Li.Co ha proposto l’opera di Verdi. La regìa è di Andrea Cigni. Buono il livello generale anche se il cast vocale presenta discontinuità
di Elena Filini
FORSE L’ERRORE È PENSARE A NABUCCO come ad una serie di pretesti organizzati intorno al più celebre e controverso coro della storia dell’opera, «Va, Pensiero». Ma le leggende generano mostri. E ricavi. Per questo il terzo titolo verdiano, proposto per la stagione 2014-15 del circuito As.Li.Co ha fatto il sold out ai botteghini. Ottima operazione, apprezzata dal pubblico che ha potuto godere nel complesso di uno spettacolo di buon livello, illuminato dalle scene di Emanuele Sinisi e dalla regìa di Andrea Cigni. È questa la nota davvero positiva della produzione: il regista toscano trova suggestive soluzioni scultoree per evidenziare gli oggetti simbolo dell’opera, risolvendo il resto con sapienti vuoti fatti di fuoco, luci (Fiammetta Baldiserri), tessuti in trasparenza. Un po’ eroi da cartoons un po’ caratteri a mitologia, si muovono così in scena gli attori del dramma: l’ambizioso Nabucco, Abigaille, la perfida illegittima, Zaccaria, Fenena Ismaele e il grande protagonista della partitura, il popolo oppresso. Il cast proposto per questa produzione alterna momenti meglio risolti a molte discontinuità.
Senza dubbio felice per linea di canto ed accenti la prova di Raffaella Lupinacci nel ruolo di Fenena. Tiziana Caruso, apprezzatissima in ruoli quali Tosca, ha notevole physique du rôle e può fare appello ad una grande musicalità oltre che ad una natura vocale generosa. Forse il ruolo di Abigaille è un poco prematuro: risolto molto bene il cantabile «Anch’io dischiuso ho un giorno», l’artista è costretta a toccare sempre le corde dell’aggressività per rendere credibili gli accenti nei passi di furore, a riprova di come la prima ottava non abbia ancora il peso o la proiezione adeguata per un ruolo così estremo. Anche Enrico Iori, a dispetto del costume che lo vede in locandina in ruoli prevalentemente verdiani, è costretto a piegare un colore pastoso e di qualità spiccatamente belcantista ad una scrittura troppo pesante e, ma questo è un problema del ruolo, scomoda per qualunque basso. Il ruolo di Nabucco è affidato ad un artista di esperienza, che conosce perfettamente le asperità di tessitura e risolve con mestiere.
Tuttavia, nonostante la possanza vocale e la sicurezza in scena, Paolo Gavanelli dà vita ad un Nabucco ruvido, non sempre controllato nell’emissione. Nell’Ismaele di Gabriele Mangioni si intravvede a sprazzi il dono di una vocalità imponente e brunita, ma poco organizzata sul versante tecnico e generica sotto il profilo musicale. Positivi i ruoli di fianco (Antonio Barbagallo, Giuseppe Distefano e Sharon Zai). La direzione di Marcello Mottadelli è piuttosto sanguigna, l’orchestra risponde con convincimento: la restituzione è davvero quella del Verdi con il casco. Il coro dell’As.Li.Co diretto da Antonio Greco conferma le sue note qualità producendosi in una prova lineare e corretta, forse un po’ lontana dai fasti dell’Otello dello scorso anno. Anche il «Va, pensiero» risulta a tratti monocorde, tutto teso ad un costante mezzoforte, senza sfoghi particolari ed emozionanti piano improvvisi.