Britten, il soggetto di “Morte a Venezia”

IL SOGGETTO

a cura di Cesare Fertonani

dal programma di sala del Teatro alla Scala

 

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Atto primo

Scena prima. Monaco. Il celebre scrittore Aschenbach, che in arte subordina le ragioni del controllo razionale a quelle della passione, attraversa una profonda crisi personale e creativa; il racconto di un misterioso viaggiatore, incontrato nei pressi del cimitero, lo convince a partire per il Sud nella speranza di infondere nuova forza alla sua ispirazione.

Scena seconda. Sul battello per Venezia. Tra i passeggeri del battello che lo porta a Venezia, Aschenbach incontra un bellimbusto attempato, vestito e imbellettato in modo grottesco per sembrare giovane; l’apparizione di questa detestabile figura getta un’ombra inquietante sull’arrivo dello scrittore nella Laguna.

Scena terza. Il viaggio al Lido. Sebbene il vecchio gondoliere che trasporta Aschenbach al Lido sia a sua volta una figura sinistra, che scompare non appena la barca tocca terra, e la gondola gli appaia come una visione di morte, lo scrittore confida nei benefìci che gli arrecherà il soggiorno a Venezia.

Scena quarta. La prima sera all’hotel. Il direttore dell’hotel accompagna Aschenbach in camera. Di lì a poco lo scrittore vedrà nella sala da pranzo un ragazzo polacco di conturbante bellezza, Tadzio, attorniato dai suoi familiari: l’apparizione induce Aschenbach a riflettere sull’ambigua forza d’attrazione che la bellezza esercita sull’artista.

Scena quinta. Sulla spiaggia. Sebbene non riesca a lavorare, Aschenbach intende rimanere a Venezia. Sulla spiaggia ha occasione di ammirare di nuovo la bellezza conturbante di Tadzio che gioca con altri ragazzi.

Scena sesta. La partenza evitata. Dopo una visita alla città, durante la quale è infastidito dallo scirocco e dai venditori ambulanti, Aschenbach decide di partire. Un errore nella spedizione dei suoi bagagli lo costringe tuttavia a rimanere: scorgendo Tadzio, lo scrittore è irritato e al contempo felice di non esser riuscito a partire.

Scena settima. I giochi di Apollo. Sulla spiaggia Aschenbach crede di identificare i giochi di Tadzio e dei suoi compagni con gli antichi riti in onore di Apollo; in stato di estasi, inebriato

dal potere della bellezza, confessa – senza essere udito – di amare il ragazzo.


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Atto secondo

Scena prima (ottava). Il negozio del barbiere dell’hotel. Aschenbach apprende nella bottega

di un’epidemia che infesterebbe Venezia, ma le risposte del barbiere al riguardo sono

molto evasive.

Scena seconda (nona). L’inseguimento. Aschenbach trova conferma dell’epidemia di colera nell’atmosfera malsana della città e nelle notizie dei giornali tedeschi. Lo scrittore, che segue Tadzio e i suoi per le calli e i campi di Venezia, teme che la famiglia polacca possa abbandonare la città.

Scena terza (decima). I musicisti di strada. Aschenbach assiste, con gli altri ospiti dell’hotel, a un’esibizione di alcuni musicisti di strada; come già le risposte del barbiere, anche quelle del capo dei musicanti sull’epidemia suonano evasive, oltre che sinistramente minacciose.
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Scena quarta (undicesima). L’agenzia di viaggi. Aschenbach è in una folla di turisti che chiedono notizie certe sull’epidemia e cercano di abbandonare Venezia; alla fine, l’impiegato

dell’agenzia ammette che la città è effettivamente infestata dal colera e consiglia allo

scrittore di partire al più presto.

Scena quinta (dodicesima). La signora delle perle. Aschenbach ha deciso di informare la madre di Tadzio del pericolo dell’epidemia ma quando la vede nell’hotel non riesce a parlarle; l’unica cosa di cui davvero gli importa è il suo amore per il ragazzo.
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Scena sesta (tredicesima). Il sogno. Durante un sonno febbrile, Aschenbach sogna di ascoltare una controversia tra Apollo e Dioniso e di partecipare al trionfo di quest’ultimo

in un’orgia di canti e danze.

Scena settima (quattordicesima). La spiaggia deserta.Aschenbach osserva i giochi di Tadzio

e dei suoi compagni sulla spiaggia deserta.

Scena ottava (quindicesima). Il negozio del barbiere dell’hotel. Nella bottega del barbiere

Aschenbach si tinge i capelli e si imbelletta il viso per apparire più giovane e attraente.

Scena nona (sedicesima). L’ultima visita a Venezia. Così truccato,Aschenbach segue un’ultima volta la famiglia polacca per le calli di Venezia: eccitato ed esausto, lo scrittore è ormai
disperatamente conscio della propria passione per Tadzio. Acquista delle fragole che sono troppo mature e ammuffite; mangiandole, contrae l’infezione del colera. Riferendosi al Fedro di Platone, Aschenbach medita sul cammino che conduce dalla scoperta sensuale della bellezza agli abissi della passione.


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Scena decima (diciassettesima). La partenza. Nell’hotel Aschenbach apprende che la famiglia polacca è in partenza. Per l’ultima volta, seduto sulla spiaggia, lo scrittore assiste al gioco di Tadzio e dei suoi compagni. Il gioco ora si fa violento e Tadzio è atterrato dall’amico Jaschiu: Aschenbach emette un grido e quando il ragazzo si rialza, volgendosi verso di lui, collassa e muore.

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