schubertLa produzione violinistica di Schubert riveste ingiustamente un ruolo di secondo piano nel repertorio cameristico. Di rado si ascolta un’opera per violino e pianoforte di Schubert nei programmi concertistici, e le incisioni, seppur presenti, hanno sempre avuto un pubblico piuttosto ristretto. I principali lavori di Schubert dedicati al violino sono racchiusi in questa novità discografica della Deutsche Grammophon: il Duo in La maggiore D 574, il Rondò in si minore D 895 e la Fantasia in Do maggiore D 934. A questi vanno aggiunte tre sonate, pubblicate da Diabelli soltanto nel 1836, vent’anni dopo la loro composizione, con il titolo di “sonatine”, perché considerate dal famoso editore piuttosto semplici e dalle dimensioni più contenute rispetto alle sonate di Beethoven, di qualche anno precedenti. In realtà quelle di Schubert sono vere e proprie sonate, e già racchiudono tutta la sua poetica che troverà il massimo compimento negli anni successivi.

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Già il Duo, conosciuto anche come quarta ed ultima sonata, dimostra il legame profondo che Schubert possiede con il Lied, la cui arte viene espressa anche nella musica strumentale. Il respiro sempre ampio delle frasi, unito ad intuizioni rivoluzionarie nel campo armonico, caratterizza queste opere fresche e mai stancanti all’ascolto. La stessa serenità la si può trovare anche nello Schubert più virtuosistico, come quello del Rondò e della Fantasia. Entrambi i lavori furono scritti per Josef Slavik, violinista boemo, conosciuto per le sue esibizioni in tutta Europa.

Il duo Suyoen Kim – Donghyek Lim esegue per l’occasione le pagine schubertiane nel contempo con grande vigore e precisione, ma la visione che i due esecutori hanno dell’autore è senza dubbio legata alla tradizione. Ne esce una lettura di indubbia qualità, ma dal suono sempre molto sostenuto, decisamente poco liederistico e non incline alla dimensione domestica tipica dell’Hausmusik di cui Schubert è tra i più grandi esponenti. Le recenti scoperte musicologiche sembrano proiettare Schubert in una dimensione più legata al classicismo viennese che al romanticismo di matrice tedesca. Questo non vuole di certo sminuire le letture legate al passato, ma forse una coscienza maggiore del periodo storico in cui Schubert ha vissuto, supportata dalla pubblicazione di recenti edizioni fedeli alle copie manoscritte, potrebbero aiutarci ad uscire da certi cliché che ancora condizionano la visione collettiva di questo straordinario autore.

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Pubblicato il 2015-11-01 Scritto da StefanoCascioli

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