Dieci riflessioni di Pierre Boulez


Conversazioni sulla direzione d’orchestra è un libro-intervista (a cura di Jean Vermeil) nel quale il compositore e direttore d’orchestra (Leone d’oro alla carriera 2012) si racconta e tocca vari aspetti della professione e delle sue scelte musicali. Vi proponiamo dieci estratti dai tanti passaggi significativi


di Simeone Pozzini


1 | Tempo. Wagner-Parsifal


Discutevo con Wieland Wagner dei tempi, confidandogli che le interpretazioni dei miei predecessori mi sembravano troppo lente. Mi ha rivelato una sorta di aneddoto, che gli proveniva dalla tradizione familiare. Nel corso di una prova del Parsifal, Wagner tempestava: «Sempre più veloce, non andate troppo lenti, più veloce, siete indietro»


2 | Ritmo. Stravinskij-Berg


Il ritmo in Berg non corrisponde affatto al ritmo in Stravinskij. In Stravinskij il ritmo è definito in maniera assolutamente quantitativa da una relazione di durata che è, direi, aritmetica, o quasi. Bisogna dare una pulsazione, e questa pulsazione dipende da una irregolarità aritmetica che è alla base del pensiero. Questa, bisogna possederla. Se non la si ha, non si potrà mai eseguire bene Stravinskij. Con Berg si ha al contrario una pulsazione suddivisa, invece di una piccola pulsazione moltiplicata cone in Stravinskij. È una pulsazione suddivisa che può essere molto più elastica. Dipende allora molto più dal fraseggio, il che significa che se c’è un accento, se c’è un crescendo, se ci sono tutti questi cambiamenti con modificazione di tempo, con accelerando, rubati ecc., la pulsazione deve essere molto più flessibile


3 | Prove orchestrali


Bisogna essere pronti. Non bisogna però neppure essere superpronti. Perché essere superpronti implica una certa fatica e un certo disinteresse. Troppe prove non funzionano. E bisogna saper lavorare in fretta, a mio parere, perché questo interesse si mantenga vivo per tutto il tempo. La cosa peggiore è quando si hanno troppe prove e ad un certo punto non si sa più cosa fare. I musicisti se ne rendono conto: si potrà ricominciare, andare a scovare un dettaglio o l’altro, ma ciò non servirà certo a fare dei progressi all’interpretazione. Ecco, io non sono affatto un sostenitore dell’eccesso di prove, proprio no. Ma di certo neppure della scarsità di prove


4 | Il lavoro con i solisti


Nelle grandi orchestre ci si trova di fronte a grandi solisti. Bisogna suonare con loro, non dare loro ordini come a dei bambini


5 | Repertorio


Se si fa un concerto a Roma senza presentare una o due opere classiche, non si ha un grande pubblico. Ci vogliono la carota e il bastone, per così dire, ci vogliono tutti e due


6 | Il gesto del direttore


Il gesto è veramente qualcosa di assolutamente personale. I gesti, è inutile volerli imporre a qualcun altro. Sono come la voce. Non potete far cantare da baritono chi ha voce da tenore


7 | Bacchetta


Più si va verso la musica contemporanea, meno si ha bisogno di questo prolungamento


8 | Star della musica classica


Io non sono affatto contro i mostri internazionali, contro le grandi star, diciamo. Senza esserne affascinato, non li escludo. Al contrario: faccia un concerto di musica contemporanea con Pollini al pianoforte, e con…, non so…per esempio con Abbado sul podio… Attirerà più gente, e sarà sempre di un livello molto più alto di quello che si avrebbe con musicisti che magari vi si dedicano con tutto il cuore, ma che hanno meno talento


9 | Il potere


Non credo che ci sia piacere del potere. Io, comunque sia, non lo provo. Il potere, innanzitutto, non mi interessa. Ciò che mi interessa veramente, è la qualità di adesione all’opera


10 | Autorità


Non il potere, sì, soprattutto l’autorità. Per autorità non intendo l’autoritarismo, benché sia necessario farne uso di tanto in tanto. L’autorità si manifesta essenzialmente attraverso la conoscenza delle partiture


tratto da “Conversazioni sulla direzione d’orchestra”, a cura di Jean Vermeil, ed. La Nuova Italia

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