L’agghiacciante soppressione dell’Istituto per i beni sonori ed audiovisivi


Con il decreto legge del 6 luglio 2012 n.95 (“Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”) il governo Monti sopprime l’ICBSA. Al momento sono circa 5000 le firme raccolte dall’appello lanciato in rete


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A bbiamo aspettato fino ad oggi per darne notizia sul Corriere Musicale.  E c’era un motivo. Ci sembrava importante avere anche delle dichiarazioni da parte del direttore dell’Icbsa Massimo Pistacchi, che risulta però irraggiungibile in questi giorni e in queste ore perché impegnato al Ministero. Dunque eccolo, questo piccolo comma sopprime un Istituto storico importantissimo,
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nato con Vittorio Emanuele III che nel Regio Decreto 10 agosto 1928 sanciva la nascita della Discoteca di Stato: “Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di disciplinare e sviluppare mediante l’istituzione di una Discoteca di Stato la raccolta e la diffusione di dischi fonografici riproducenti la voce dei cittadini italiani benemeriti della Patria…”. L’Associazione culturale “Il Corriere Musicale” ha firmato l’appello.

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Comma 38. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi di cui all’articolo 15, comma 1, lett. g), del decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233, e successive modificazioni, è soppresso. Le funzioni e i compiti, nonché le risorse di personale, finanziarie e strumentali, dell’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi sono trasferite alla competente Direzione generale del Ministero per i beni e le attività culturali. All’articolo 15, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233, e successive modificazioni, la lettera g) è soppressa.

L’appello


1. Perché nel testo di un dispositivo legislativo finalizzato a reali risparmi a livello nazionale viene espressamente nominato un Istituto storico, unico nel nostro paese, che non ha auto blu, non effettua alcuno spreco di denaro pubblico, con un budget ridotto a livelli di sussistenza?

2. Perché contemporaneamente si ritiene di istituire un nuovo organismo di Istituto Centrale Sperimentale di cinematografia i cui costi prevedibili saranno incomparabilmente maggiori per le pubbliche finanze e che nulla hanno a che vedere con la tutela e la valorizzazione della nostra memoria sonora ed audiovisiva?

3. Perché il Ministero per i Beni e le Attività Culturali negli ultimi 10 anni ha promesso uno sviluppo dell’ICBSA (già Discoteca di Stato-Museo dell’Audiovisivo) spendendo milioni di euro per la nuova sede dell’Istituto a Palazzo della Civiltà Italiana all’EUR e ne cancella oggi le attività in modo immotivato ?

4. Perché non si considerano le funzioni, le competenze e le iniziative svolte dall’Istituto Centrale , tutte verificabili e riconosciute, ed alcune delle quali essenziali come il Deposito Legale dei beni sonori ed audiovisivi (L. 106 del 2004)?

5. Perché si annullano decine di collaborazioni con università, enti ed istituzioni culturali, anche a livello internazionale, a cui l’ICBSA ha sempre dato una disponibilità istituzionale, culturale e civile non comuni ?

6. Perché dimenticare uno straordinario patrimonio di quasi 500.000 supporti che mai come oggi riveste una specificità e un interesse, peraltro segnalato, a suo tempo, anche dall’Unesco nel progetto Memoria del mondo”?

7. Chi e come assolverà ai compiti di tutela e valorizzazione del patrimonio sonoro ed audiovisivo vista la soppressione dell’Istituto e la legittima vocazione cinematografica del nuovo Istituto Centrale?

Sono alcune domande per le quali si attende una risposta.

La convinzione è che la soppressione dell’ICBSA sia un nuovo, grave colpo alla conservazione della memoria ed alla diffusione della cultura nel nostro Paese. Sottoscrivere questo documento sarà un aiuto per richiedere la revisione del decreto di soppressione

Per sottoscrivere l’appello mandate una mail all’indirizzo:

nonchiudiamoicbsa@yahoo.it

con oggetto “SOTTOSCRIZIONE APPELLO” e nel testo nome e cognome o nome dell’Istituzione, Ente, Associazione che si rappresenta

La storia


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V ittorio Emanuele III con Regio Decreto 10 agosto 1928 sanciva la nascita della Discoteca di Stato: “Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di disciplinare e sviluppare mediante l’istituzione di una Discoteca di Stato la raccolta e la diffusione di dischi fonografici riproducenti la voce dei cittadini italiani benemeriti della Patria…”.
La Legge del 18 gennaio 1934 n. 130 recepì le idee di sviluppo della Discoteca di Stato di Gavino Gabriel, relative alla necessità di allargare gli scopi e le funzioni dell’istituto a “tutto quanto nel campo dei suoni interessi la cultura scientifica, artistica e letteraria” con particolare riferimento ai canti, ai dialetti di tutte le Regioni e le colonie d’Italia e agli studi di glottologia e di storia.
Accanto all’attività di raccolta di documentazione sonora, nel corso degli anni Trenta, la Discoteca di Stato iniziò a creare una collezione degli strumenti per la riproduzione del suono.

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Con il Regio Decreto Legge del 1 aprile 1935, la Discoteca di Stato passò alle dipendenze del Sottosegretario di Stato per la stampa e la propaganda; divenne poi parte del Ministero per la cultura popolare, con la Legge 2 febbraio 1939 n. 467 “Riordinamento della Discoteca di Stato e istituzione di una speciale censura sui nuovi testi originali da incidersi sui dischi”.
Questa legge rappresentò un approccio più meditato alla gestione di un materiale, quale quello sonoro, in continua crescita di importanza e diffusione. Permise, con la possibilità di acquistare la produzione discografica, l’arricchimento della collezione.
Venne inoltre riformulata la disposizione del deposito delle copie delle pubblicazioni discografiche sostituita oggi dalla Legge 15 aprile 2004 n. 106 “Norme relative al deposito legale dei documenti di interesse culturale destinati all’uso pubblico”.

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Le vicende belliche provocarono un’interruzione nelle attività dell’Istituto e una parziale perdita dei materiali e dei documenti durante il trasferimento al nord d’Italia. Trascorso questo periodo la Discoteca fu riorganizzata – con D.L. 8 aprile 1948 n. 274 – alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri – divisione dei Servizi informazioni e proprietà letteraria.

D al dopoguerra la Discoteca di Stato si stabilì a Palazzo Mattei di Giove, a Roma, dove tuttora risiede.
Nel 1975 venne a far parte dell’appena costituito Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, alle dipendenze dell’Ufficio Centrale per i beni librari e gli istituti culturali. Va evidenziato che con la Legge 12 luglio 1999 n. 237 nell’ambito della Discoteca di Stato è stato istituito il Museo dell’Audiovisivo “con il compito di raccogliere, conservare e assicurare

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la fruizione pubblica dei materiali sonori, audiovisivi, multimediali, realizzati con metodi tradizionali o con tecnologie avanzate”.
La Discoteca di Stato è stata trasformata in Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi con DPR n.233 del 26 novembre 2007, regolamentato dal DM del 7 ottobre 2008. L’Istituto centrale, subentrando alla Discoteca di Stato, ne ha acquisito “le competenze, il personale, le risorse finanziarie e strumentali, le attrezzature e il materiale tecnico e documentario”.
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Il Patrimonio


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I l primo fondo della Discoteca di Stato è La parola dei Grandi, le voci raccolte da Rodolfo De Angelis nella prima metà degli anni Venti; da questo nucleo si costituì, per la prima volta in Italia, un patrimonio sonoro pubblico che nel corso degli anni si arricchirà con documenti di folklore, musica, teatro, danza, cinema.
Le collezioni della Discoteca di Stato ed oggi dell’ICBSA sono formate da documenti registrati su oltre 350.000 supporti tra cilindri di cera, fili metallici, dischi, nastri, compact disc, videocassette, DVD, pervenuti tramite deposito legale, acquisto, donazione, registrazione di manifestazioni culturali promosse dalla Discoteca di Stato o da altri istituti e convenzioni.
La legge su Deposito Legale (Legge 15 aprile 2004 n. 106) comporta la catalogazione analitica e la digitalizzazione da parte dell’Istituto di una media di 8/10.000 documenti all’anno, relativi al comparto musicale e video.
Le collezioni consultabili tramite un catalogo a schede, completamente riconvertito e tramite un catalogo in linea, con possibilità di ricerca sui documenti e sui dati riguardanti le edizioni.
È in corso la digitalizzazione da analogico a digitale già completata per ampi settori.
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  • Voci di personaggi importanti in tutti i campi della storia del secolo scorso
    La raccolta delle VOCI STORICHE comprende infatti le testimonianze orali dal campo da quello letterario a quello politico a quello musicale: voci di poeti e scrittori quali Giacosa, incisa nel 1900, Trilussa, Marinetti, Deledda, Pirandello, Quasimodo, Bassani, Caproni, Luzi, Bertolucci,…; voci di papi, a partire da quella di Leone XIII del 1903; voci di re: Vittorio Emanuele III; voci di generali e politici della prima guerra mondiale: Cadorna, Diaz, Badoglio, Orlando; voci del fascismo: Mussolini, De Vecchi, Balbo, voci di scienziati: Marconi, Fermi, di politici della repubblica: Togliatti, De Gasperi, Nenni, Saragat.
  • La collezione viene incrementata soprattutto dalle interviste di storia orale curate direttamente dall’Istituto o tramite convenzioni con altre istituzioni;;
  • le collezioni di storia orale sono curate direttamente dall’Istituto o tramite convenzioni con altre istituzioni.
  • i fondi musicali che rappresentano la parte più cospicua del patrimonio, con incisioni, anche inedite, di compositori e interpreti di musica classica e operistica, rock, leggera e jazz italiana e internazionale. Oltre ai documenti editi relativi al folklore italiano e internazionale, esiste un fondo di documentazione inedita l’AELM (Archivio Etnico Linguistico Musicale), che rappresenta senza dubbio una delle collezioni più interessanti e l’unico fondo organico della Discoteca di Stato. Nato nel 1962 per opera di Diego Carpitella, etnomusicologo e Antonio Pagliaro, glottologo, è caratterizzato da una impostazione dialettologia-musicale. La collezione comprende musica etnica e folkloristica, narrativa di tradizione orale e favolistica, spettacolo e rappresentazioni popolari, musica liturgica e rituale, dialetto delle isole alloglotte italiane, comunità italiane all’estero, ecc.
  • fondi teatrali che comprendono la produzione delle opere di maggior valore della RAI, dei teatri stabili, delle più importanti compagnie: adattamenti radiofonici di testi teatrali, opere registrate direttamente nei teatri e registrazioni del sonoro delle rappresentazioni televisive dei testi teatrali.

 

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