In un romanzo musicale ambientato a Napoli il calciatore Saverio Giuglia è costretto a fare intrattenimento ai matrimoni per sopravvivere e il protagonista è un affermato musicista-mito. Storia di fantasia in un Paese reale nel quale i ministri si ricordano della musica solo alla Prima della Scala.
Proviamo ad immaginare una realtà italiana nella quale chi si occupa di cultura è al “potere”. Il potere di fare davvero il bene degli altri e di sé stessi attraverso l’arte. E immaginiamo che i calciatori, le vallette e tutto quel mondo che è considerato di “successo” costituisca invece la minoranza, e i palinsesti televisivi ricchi di poesia e poeti, filosofi, musicisti, pittori, attori, danzatori, grafici, creativi e tanto altro. Questa è l’Italia che noi sognamo, uno Stato che -con tutto rispetto per varie le categorie- possa stabilire criteri di valore in modo istituzionale e non solo sulla base di numeri, share televisivo, assegni, tangenti, favori, strizzate d’occhio, amicizie, do ut des.
L’idea è di Antonio Del Guadio, insegnante di musica e pianista ai ricevimenti nuziali. Del Guadio ha scritto un libro, “Tutta l’ochestra minuto per minuto” (ed.Boopen) nel quale il mondo è visto dalla parte di chi si occupa di cultura. Prendiamo spunto dall’articolo di Enzo Di Frenna pubblicato sul “Fatto quotidiano” del 3 Agosto per segnalare questo romanzo, una storia ambientata a Napoli, nella quale il calciatore Saverio Giuglia per vivere fa intrattenimento ai matrimoni e il protagonista è un’affermato musicista mito della serie A. “Quando la cultura finisce nelle mani di un pubblicitario -afferma Di Frenna- si capovolge un intero Paese. Se la logica degli spot – che vendono fumo e parole – penetra nella musica, nel teatro, nelle mostre, nel cinema, nella filosofia, nella letteratura, allora si minano le fondamenta della società. Il problema dell’Italia che affonda negli scandali e nella corruzione risiede prima di tutto nella scelta pianificata di mettere nei posti chiave uomini che non hanno maturato nessuna esperienza, competenza e titoli per gestire settori di cui sanno poco o nulla. I calciatori sono divi, i pubblicitari sono ministri, le veline fanno politica e un impresario diventa presidente del Consiglio.” Secondo Di Frenna c’è solo una possibilità per riportare le cose al loro posto, cioè “un uso democratico della rete”, che offre spazi di cultura e ribellione.
Ecco un estratto dal libro:
Mi chiamo Saverio Giuglia, ho trentasei anni e sono un calciatore.
Non sono ricco e non sono povero. Sono un calciatore professionista, che per vivere presta la sua passione al fine di intrattenere la gente mentre mangia. Già, la gente mangia e io la intrattengo.
Come? Con palleggi, acrobazie con il pallone, di petto, di testa, palleggi, per lo più palleggi, io ci vivo con i palleggi.
Dove mi esibisco? A ricevimenti, meeting aziendali, feste di laurea, matrimoni e altro, insomma in tutte quelle occasioni in cui c’è bisogno di intrattenere le persone.
Perché in Italia del calcio non se ne importa nessuno. Tutti pensano alla musica, e con questa storia dello scudetto per orchestre in città non si parla d’altro.
Tutta l’Italia è ostaggio della musica.
Eventi culturali fino alla nausea, rassegne teatrali, festival cinematografici tutti i mesi e ovviamente concerti di musica jazz, blues, canzone d’autore, classica, punk, hardrock, gospel, e via così… pazzesco!