di Luca Chierici
Un impaginato che sembrava fatto apposta per stimolare la sensibilità del direttore davvero di casa nella nostra città e permettere al pubblico di gettare uno sguardo sull’enorme contributo che proviene dalla penna dei massimi musicisti francesi a cavallo tra ‘800 e ‘900 si è risolto l’altra sera alla Scala in un concerto che, al di là del valore intrinseco dei titoli, ha finito per ribadire delle doti innegabili di eleganza e di empatia con l’orchestra da parte di Myung-Whun Chung ma una sostanziale mancanza di emozioni coinvolgenti nella proposta di momenti sinfonici molto noti anche per la loro esuberanza.
Sia La Valse che la seconda Suite da Daphnis et Chloé di Ravel che la Suite da Pelléas et Mélisande di Fauré, e infine La mer di Debussy sono partiture già molte volte affrontate da Chung nel suo periodo parigino e in parte alla Scala, né si può parlare di oggettiva difficoltà di lettura di testi che occupano un posto di primo piano nel repertorio.
Ma non è stata sufficiente l’analisi della armonie sempre cangianti nella partitura di Fauré ad attirare l’interesse del pubblico, piuttosto risvegliatosi al suono della Danse générale dalla suite raveliana. Né Chung ha convinto del tutto gli aficionados della Scala abituati alle indimenticabili emozioni che Claudio Abbado sapeva infondere nella sua incandescente lettura del Dialogue du vent et de la mer dal capolavoro debussiano. Lo stesso ritmo inesorabile e ossessivo de La Valse non ha fatto decollare una lettura piuttosto convenzionale cui mancava ancora vitalità e senso inebriante del ritmo originale viennese cui l’autore si era notoriamente ispirato. Il cammino interpretativo di Chung appare ancora oggi ancora in via di definizione e la sua arte sembra trovare indirizzi di maggiore coinvolgimento in contesti come quelli del teatro d’opera verdiano, certamente più complessi. Ci saremmo attesi qui un risultato altrettanto coinvolgente – si pensi anche a ciò che sapeva trarre un direttore estremamente “spontaneo” come Prêtre da queste medesime pagine raveliane – mentre la serata si è risolta anche e soprattutto in un saggio di virtuosismo orchestrale grazie al livello attualmente felice di preparazione dei Filarmonici.