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Semyon Bychkov dirige Bruckner a Torino

di Attilio Piovano
8 Dicembre 2014
in CONCERTI, RECENSIONI
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Home RECENSIONI CONCERTI
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Foto Studio Più Luce

Sul podio dell’Orchestra Nazionale della Rai per l’interpretazione della monumentale Ottava Sinfonia, versione del 1890


di Attilio Piovano


ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE RAI IN GRAN SPOLVERO, vale a dire in una forma a dir poco smagliante e, come occorre, schierata con un organico oltremodo corposo (quasi cento elementi con tanto di tube wagneriane, 8 corni, trombone basso, tre arpe e via elencando), per l’Ottava Sinfonia di Bruckner, monumentale partitura che Semyon Bychkov ha magistralmente diretto a Torino (presso l’Auditorium ‘Toscanini’) le sera di giovedì 4 e venerdì 5 dicembre 2014. Bychkov ha dipanato la complessa architettura sonora – quasi un’ora e mezza di musica per un totale di oltre 2000 battute – con una chiarezza assoluta, ottenendo incredibili pianissimi a partire da quell’esordio veramente ‘epocale’, con tremolo dei violini e corni ‘tenuti’, l’appello dei clarinetti e al basso la tipica figurazione puntata che richiama l’incipit della beethoveniana Nona, memorabile. La si è ascoltata nella versione del 1890 curata da Leopold Nowak, a tutt’oggi la più fedele al dettato del timido e ingenuo Bruckner, sempre pronto ad ascoltare i suggerimenti fosse anche del più modesto degli allievi e ad intervenire (talora forzosamente e inutilmente) sulle proprie partiture, delle quali – si sa – esistono non a caso oggidì parecchie versioni: e ogni volta si pone in primis il problema di quale edizione adottare. Molto bene ha fatto Bychkov, dunque, a proporre tale versione che restituisce al meglio la pagina, risultando il più possibile fedele alle intenzioni espresse dall’autore.

Grandi emozioni già nel primo tempo, dai densi cromatismi wagneriani, ampio (e talora decisamente ipertrofico), con immani clangori e reboanti impasti di ottoni (superba la prova fornita dall’intera orchestra, archi ambrati e profondi, ottoni luminescenti, percussioni incisive), clangori ai quali peraltro Bychkov ha dato corpo evitando quel che di retorico ed enfatico che talora aleggia in altre esecuzioni. Ne è emerso un primo tempo grandioso e cesellatissimo al tempo stesso, dove tutto era chiaro e coerente, giù giù sino alle ultime, rarefatte misure che chiudono in pianissimo, ciclicamente, dopo gli indicibili apici dinamici della zona mediana. Poi il clima più smagato e sereno del bonario Scherzo, con le ondate di scale discendenti dei violini, quindi il celebre e facilmente memorizzabile tema flessuoso e ciondolante volto ad evocare la popolaresca e campagnola figura del Deutsche Micherl. Anche qui equilibrio e misura da parte di Bychkov che, limitando al massimo quel quid di paesano implicito nella pagina, ha poi dedicato somma cura al vero e proprio cuore espressivo ed emotivo dell’intera Ottava: il sublime Adagio centrale, un lungo e sofferto percorso dall’iniziale attacco, come un mormorio, un muovere dal caos primordiale, come un «gigantesco moto ascensionale» (nota Daniele Spini) che conduce al climax. Una vera lezione di stile quella di Bychkov che ha posto in evidenza i molti, ingegnosi e raffinati contrappunti, lumeggiando qua e là dettagli anche minimi e secondari (dando il giusto rilievo alle pennellate iridescenti delle tre arpe), in un’interpretazione davvero da manuale, sempre perfettamente assecondato dall’orchestra.

E ancora nel Finale, talora enfatico, Bychkov ha saputo rendere il tutto addirittura vaporoso, verrebbe da dire, strappando gli applausi anche ai più refrattari ed ai recidivi anti bruckneriani (come chi firma questa recensione, ebbene sì, occorre ammetterlo), mostrando come sia possibile conquistare adepti grazie a cultura, intelligenza, misura, eleganza e rigore interpretativo. Pubblico invero un po’ scarso, spiace dirlo, quanto meno la sera di venerdì della quale riferiamo, ma applausi protratti ed entusiasti: a Bychkov, innanzitutto, ma altresì all’intera orchestra ed alle sue ottime sezioni e validissime prime parti (e verrebbe voglia di nominarle tutte, ragioni di spazio non lo impediscono).

Tags: OSNRaiSemyon Bychkov
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Attilio Piovano

Attilio Piovano

Musicologo e scrittore, ha pubblicato (tra gli altri) Invito all’ascolto di Ravel (Mursia 1995, ristampa RCS 2018), i racconti musicali La stella amica (Daniela Piazza 2002), Il segreto di Stravinskij (Riccadonna 2006) e L’uomo del metrò (e-book interattivo per i tipi de ilcorrieremusicale.it 2016, prefazione di Gianandrea Noseda). Inoltre i romanzi L’Aprilia blu (Daniela Piazza 2003) e Sapeva di erica, di torba e di salmastro (rueBallu 2009, prefazione di Uto Ughi). Coautore di una monografia su Felice Quaranta (con Ennio e Patrizia Bassi, Centro Studi Piemontesi 1994), del volume Venti anni di Festival Organistico Internazionale (con Massimo Nosetti, 2003), curatore e coautore del volume La terza mano del pianista (Testo & Immagine 1997). Laurea in Lettere, studi in Composizione, diploma in Pianoforte, in Musica corale e Direzione di Coro, è autore di contributi, specie sulla musica di primo ‘900, apparsi in volumi miscellanei, atti di convegni e su rivista. Saggista e conferenziere, vanta collaborazioni con La Scala, Opéra Royal Liège, RAI, La Fenice, Opera di Roma, Lirico di Cagliari, Coccia di Novara, Carlo Felice di Genova, Stresa Festival, Orchestra Camerata Ducale ecc.; a Torino col Festival MiTo (già Settembre Musica, ininterrottamente dal 1984), Unione Musicale, Teatro Regio, Politecnico e con varie altre istituzioni. Già corrispondente del «Corriere del Teatro», ha esercitato la critica su più testate; dalla fondazione scrive per «ilcorrieremusicale.it»; ha scritto inoltre per «Torinosette», magazine de «La Stampa», ha collaborato con «Amadeus» e scrive (dal 1989) per «La Voce del Popolo» (dal 2016 divenuta «La Voce e il Tempo»); dal 2018 recensisce per «Il Corriere della Sera» (edizione di Torino). Membro di giuria in concorsi letterari nonché di musica da camera e solistici. Docente di Storia ed Estetica della Musica (dal 1986, presso vari Conservatori), dal 1991 a tutt’oggi è titolare di cattedra presso il Conservatorio “G. Cantelli” di Novara dove è inoltre incaricato dell’insegnamento di Storia della Musica sacra moderna e contemporanea nell’ambito del Corso biennale di Diploma Accademico in Discipline Musicali (Musica sacra) attivato dall’a.a. 2008/2009 in collaborazione col Pontificio Ateneo di Musica Sacra in Roma. Dal 1° gennaio 2018, cura inoltre l’Ufficio Stampa del Conservatorio “G. Cantelli”. Dal 2012 tiene corsi monografici sulla Storia del Melodramma (workshop su «Architettura, Scenografia e Musica» presso il Dipartimento di Architettura & Design del Politecnico di Torino, Corso di Laurea Magistrale, in collaborazione con Fondazione Teatro Regio). È stato Direttore Artistico dell’Orchestra Filarmonica di Torino. Dal 1976 a Torino è organista presso la Cappella Esterna dell’Istituto Internazionale ‘Don Bosco’, Pontificia Università Salesiana (UPS), dal 2017 anche presso la barocca chiesa di San Carlo, nella piazza omonima, e più di recente in Santa Teresa. Nell’autunno del 2018 in veste di organista ha partecipato ad una produzione del Requiem op. 48 di Fauré. È citato nel Dizionario di Musica Classica a cura di Piero Mioli, BUR, Milano © 2006, che gli dedica una ‘voce’ specifica (vol. II, p. 1414).

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