di Redazione

meiZhu Xiao-Mei, docente fino al 2014 presso il Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris,  fu inviata in un “Campo di rieducazione” intorno al 1969 durante la Grande rivoluzione cuturale proletaria cinese e costretta quindi ad interropere gli studi presso il Conservatorio di Pechino, dove era arrivata dalla natìa Shanghai. La sua vita è raccontata nell’autobiografia La rivière et son secret (2007)  e sottotitolata “dai campi di Mao a Johann Sebastian Bach”. È infatti proprio su Bach che il lavoro culturale e discografico di Xiao-Mei ha preso forma negli ultimi anni, configurandosi come un percorso che sembra indirizzato all’integrale, e ad aver trovato un luogo d’elezione interpretativa.

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Dal 1985 residente a Parigi dopo la permanenza di cinque anni negli Stati Uniti d’America, la51fkdxw05jL._SX300_ pianista ha raccolto consensi e premi intorno alle sue registrazioni bachiane, soprattutto in Germania ed in Francia. La registrazione precedente, dedicata a Die Kunst der Fuge, è stata premiata con uno Choc Classica, il suo Clavicembalo ben temperato con il Diapason d’or, così come le Variazioni Goldberg. Per questo l’ascolto della nuova registrazione dedicata alle Invenzioni e Sinfonie di Bach non poteva che suscitare estrema curiosità.

Il presupposto didattico di queste pagine è espresso da Bach nel frontespizio della composizione: non si tratta unicamente di suonare le melodie a due e tre voci in modo chiaro, ma di un vero e proprio percorso nell’arte dello stile cantabile. Questo può significare naturalmente tante cose, soprattutto nelle trasposizione pianistiche. La scelta di Zhu Xiao-Mei, per chi avesse nelle orecchie l’ordigno meccanico e quasi asettico di Gould o, per contro, l’edificio scolpito e brillante di Tatiana Nikolaeva, si spinge in un virtuoso ed arduo territorio: quello che contempla, in opere contrappuntistiche, la coesione tra tempo psicologico e tempo lineare in virtù di un melos caratterizzato da ampi respiri. Scelte interpretative naturalmente volute, poiché la stessa pianista, in Die Kunst der Fuge, affronta con altro rigore e “severità”  la forma della fuga. Sonorità pastosa e reale, nel senso di vera, non cristallina d’aggiustamenti di post produzione, forse anche per questo meno ‘precisa’ per come il pubblico si è abituato agli ascolti discografici. Una lunga intervista a Zhu Xiao-Mei contenuta del booklet del cd chiarisce esaustivamente la sua posizione interpretativa rispetto a quelle che giustamente considera delle opere della maturità di Bach.

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Pubblicato il 2015-12-11 Scritto da SimeonePozzini

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