
LONDRA – Una sala gremita di gente per una serata all’insegna dell’America e del Jazz al Barbican Hall di Londra: la London Symphony Orchestra, diretta da François Xavier Roth, poch giorni fa ha incantato un pubblico che si è lasciato trasportare dalle sonorità coinvolgenti che hanno permeato il concerto.
La prima parte del concerto, dedicata a George Gershwin, è cominciata con una magnifica esecuzione della Cuban Overture, poema sinfonico che cattura i ritmi latini che hanno conquistato il compositore durante la sua vacanza di due settimane sull’isola caraibica; l’orchestra, con l’ausilio di strumenti tipici cubani, ha ricreato quell’atmosfera festosa che Gershwin ha voluto rappresentare ed è riuscita a trasmettere al pubblico il piacere e il divertimento che si provano nell’eseguire una composizione di questo tipo.
Il celebre glissando del clarinetto ha successivamente introdotto la Rapsodia in Blu, eseguita con l’accompagnamento al pianoforte di Wayne Marshall (già conosciuto al pubblico italiano in quanto Direttore Principale ospite dell’orchestra Verdi), abile pianista dotato di una grandissima tecnica esecutiva ed interpretativa, nonché attento conoscitore di Gershwin e delle sue opere.
La Rapsodia, commissionata da Paul Whiteman per essere eseguita ad una serata sperimentale di “Jazz sinfonico”, fu scritta da Gershwin in poco meno di un mese; si narra infatti che egli stesso si fosse dimenticato di aver dato il suo consenso a partecipare alla serata e fu il fratello Ira ad informarlo, poche settimane prima del concerto, che il suo nome figurava su alcune pubblicità nei quotidiani locali. Arrivato alla sua prima esecuzione all’Aeolian Hall di New York nel 1924 con questa composizione fresca e ancora non collaudata, Gershwin dovette improvvisare alcuni pezzi di solo al pianoforte davanti ad un pubblico che aveva riempito la sala del teatro; nonostante ciò, il successo fu immediato e diede il via alla brillante carriera internazionale del pianista e compositore newyorkese di origini russe. La LSO e Marshall hanno proposto l’ultimo arrangiamento per orchestra sinfonica e pianoforte curato da Grofé (il direttore d’orchestra che diresse la prima esecuzione della Rapsodia) nel 1942, cinque anni dopo la morte dello stesso Gershwin. La risposta del pubblico ha confermato il gradimento verso una composizione che gode ancora oggi di grande popolarità.
Nella seconda parte della serata Tim Garland, sassofonista e compositore britannico, ha presentato in anteprima mondiale il suo Concerto per percussioni, sassofono e orchestra commissionato dalla LSO. Il vincitore di un Grammy Award (nel 2009 per “The new crystal silence”) era presente sul palco col suo sassofono assieme al collega e amico Neil Percy, primo percussionista del dipartimento percussioni e timpani della LSO; il feeling tra i due era evidente e ha contribuito a rendere il dialogo tra sassofono e percussioni ancora più interessante e coinvolgente. Il concerto, composto da tre movimenti, è prima di tutto un componimento sinfonico che vede i due solisti al centro del palco invece che nei posti inferiori dell’orchestra dove solitamente sarebbero collocati. Questa scelta non deve ingannare: Garland stesso ci tiene a precisare che “non è un arrangiamento di un brano jazz, ma una composizione che ha l’orchestra nel suo cuore”.
Il concerto si è concluso con il “Billy the kid” di Aaron Copland, suite scritta ispirandosi alla vita e morte violenta del noto fuorilegge: intento della LSO è quello di narrare al suo pubblico una serie di storie che riguardano realtà differenti (in questo caso il Messico). È stata senza dubbio una degna chiusura di una serata che ha regalato tante emozioni ad un audience partecipe che, all’uscita, fischiettava le melodie appena ascoltate.
Degno di nota è anche il proseguo della serata: il Barbican Centre, infatti, non è solo un auditorium ma è anche un centro di ritrovo per chi vuole passare una piacevole serata all’insegna della musica classica e sperimentale, nonché sede di una accademia di arte e musica. Dopo il concerto si è potuto assistere a performance che hanno visto giovani talenti (tra i quali Gabriel Prokofiev, nipote del celebre Sergei) e membri della LSO suonare nel foyer per lo stesso pubblico che poco prima aveva assistito al concerto.