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Con quale principio stanno insieme forma e carattere in una sonata di Beethoven? Con il suo inglese così simpaticamente austriaco, dalla voce profonda e magnetica, Alfred Brendel è amabile quanto articolato conferenziere sul tema Il carattere musicale: un itinerario nelle Sonate per pianoforte di Beethoven, l’altro giorno all’Elfo di Milano per il festival MiTo, in collaborazione con la Società del Quartetto
di Simeone Pozzini
Certo, Brendel ha fatto anche sorridere, perché in fondo ha un senso dell’umorismo spiccato e dice: “Amo il nonsense, tranne quando si tratta di esprimere seriamente i fatti”. Un percorso denso, complesso, ricchissimo di esempi spiegati e suonati. Arduo compito concentrare in poco più di un’ora un tema cosi vasto, anche per il grande pianista. Attraverso la lettura di un testo affollato nella prima parte da citazioni (Kant e la sua scarsa considerazione per la musica strumentale, le ‘categorie temporali’ di Rudolf Kolish) l’ascoltatore per qualche ora è entrato nell’officina compositiva di Beethoven, e pinze, tenaglie e bulloni sono diventate categorie del danzante, del declamato (ad esempio il Largo dell’op.7), del pittoresco.

Il discorso si è fatto molto complesso, dal momento che proprio con Beethoven la forma e la forma-sonata vanno in una direzione che definiamo moderna. Per addentrarsi nel vivo dell’argomento Brendel parte da Schönbeg, prendendo spunto dai suoi “Elementi di composizione musicale” e anche suonando l’inizio del concerto per pianoforte, del quale il pianista è sempre stato un convinto sostenitore e accurato interprete; il primo esempio di carattere beethoveniano è l’incipit della sonata op. 2 n.1:
Brendel fa notare che quando Beethoven raggruppa tre sonate è per esplorare le diversità dei caratteri musicali sotto lo stesso numero d’opera, come nel caso appunto dell’op.2. Oppure cita la sonata op.53, dicendo che ha sentito troppi musicisti realizzare uno staccato all’inzio della composizione (“non va preso tutto alla lettera, anche nell’uso del pedale”), che invece per il suo carattere approfondisce il concetto di natura e di spazio: gli accordi reiterati devono creare come un riverbero sul quale, a molte ottave di distanza, si insinua un altro elemento musicale
Particolare attenzione è stata data all’opera 31 n.2, la cosiddetta Tempesta, sonata che costituisce una “nuova via” per coerenza tra forma e contenuto. Infine parla degli Elementi (Aria, Fuoco, Terra, Acqua) in relazione alle possibilità espressive dell’esecutore. Per esempio alla Terra è sicuramente legata la Marcia Funebre dell’op.26 ed il Prestissimo dell’op. 109. L’interprete ha come sempre un compito importantissimo nel valutare tutti gli elementi della musica ma anche della propria soggettività, sia in termini psicologici che morali. “Ma sui morali meglio stare in silenzio, al massimo si può cercare di dimostrarli”.
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