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Venerdì 4 novembre al Teatro Verdi di Firenze e sabato 5 novembre al teatro Garibaldi di Figline Valdarno, info www.orchestradellatoscana.it
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È stato chiamato all’ultimo momento per sostituire David Afkham. Il bulgaro Yordan Kamdzhalov, 31 anni, è al suo debutto italiano con l’Orchestra della Toscana
In programma il già previsto Concerto per violino, violoncello e orchestra di Johannes Brahms (solisti Barnabas Kelemen e Marie-Elisabeth Hecker) mentre la prima parte, dopo l’appuntamento a sorpresa delle Ouverture barbare con musiche di altre culture, è cambiata rispetto al programma originario. Kamdzhalov proporrà l’ouverture Le Ebridi di Felix Mendelssohn e la Sinfonia n.2 di Ludwig van Beethoven.
Viene spontaneo chiederle cosa la spinge ad affrontare un brano conosciutissimo come la sinfonia beethoveniana e quale aspetto intende sottolinearne?
«Nella Seconda Sinfonia ci sono tanti elementi che annunciano le grandi pagine della Nona. La trovo affascinante, anche perché Beethoven scrisse il Testamento di Heiligenstadt dopo la sua composizione. Pensava che la sua creatività fosse conclusa, ed era giovane come lo sono io adesso. Ci ho riflettuto tanto da pensarci continuamente quando affronto questa partitura».
E cosa ci dice de Le Ebridi di Mendelssohn con la sua forza di attrazione melodica?
«La considero una composizione molto moderna, quasi surrealistica nella sua descrizione musicale».
A proposito di modernità, lei che repertorio predilige?
«Amo dirigere il barocco, i romantici, ma anche i contemporanei. Trovo questi generi opposti, ma complementari alla mia personalità. L’approccio è comunque uguale per tutte le partiture che affronto grazie anche al lavoro fatto con Peter Eötvös al festival di Lucerna».
Che metodo usa?
«Vede questi numeri che ho segnato sulla partitura? Utilizzo formule matematiche, suddividendo ogni composizione a seconda della lunghezza. Questo mi è stato utile anche per dirigere compositori come Stockhausen. Anzi dopo aver affrontato uno come lui, posso dirigere ogni repertorio».
Pierre Boulez l’ha voluta al suo fianco nella direzione dell’Ensemble Intercontemporain. Di lui cosa ha recepito?
«L’energia e la naturalezza nell’affrontare la direzione d’orchestra. Nonostante la sua età dice sempre che dirigere gli dà energia. Da quando l’ho conosciuto è cambiato tutto nel mio modo di lavorare».

Che impressione ha di questo debutto italiano?
«Mi trovo benissimo con l’Orchestra della Toscana grazie anche alla sua flessibilità, un elemento importante della professionalità di un ensemble».
In Bulgaria ha istituito una fondazione per aiutare giovani musicisti, come mai?
«Perché ci sono tanti talenti meritevoli di essere assistiti. Mi ritengo abbastanza fortunato da poterlo fare. Oggi ne seguo cinque e spero che possano aumentare».
A partire dalla stagione 2012/2013 sarà direttore musicale generale della City of Heidelberg, di cosa si occuperà?
«In pratica di tutto, dai concerti all’opera fino allo Schloss Festival. Sarà un impegno importante, ma non sono preoccupato. Sono uno che sa cosa vuole e potrei dirle quello ho deciso di fare con la musica nei prossimi settanta anni!».
Michele Manzotti