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RECENSIONE
Al Berlin International Music Festival hanno interpretato Grażyna Bacewicz, Leóš Janáček e Robert Schumann
di Barbara Babic
H agen Quartett e il pianista Krystian Zimerman si cimentano in un programma che unisce la modernità alla tradizione cameristica. Il concerto si apre con il Quintetto per archi e pianoforte n. 1 della compositrice polacca Grażyna Bacewicz, protagonista tra l’altro dell’ultima impresa discografica di Zimerman per la Deutsche Grammophon. La violinista, pianista, scrittrice e compositrice si formò a Parigi a partire dai primi anni Trenta, dedicandosi in particolare agli studi di composizione con Nadia Boulanger. Se nella produzione dei primi anni è evidente l’influenza esercitata dallo stile neoclassico e dalla musica del conterraneo Karol Szymanowski, dopo la fine della seconda guerra mondiale la Bacewicz si orienterà verso percorsi più sperimentali. Il suo primo Quintetto con pianoforte è specchio di questa seconda fase, in cui si perde il baricentro tonale e l’aspetto ritmico vince su quello tematico. Nel complesso nell’opera prevale un’atmosfera piuttosto cupa e tesa, in cui non c’è molta differenza tra i movimenti e in cui il pianoforte ha scarse occasioni di emergere: pochi gli interventi pianistici, spesso solo di coloritura e minima l’interazione con gli archi. Un’opera ombrosa, tinta per così dire in scala di grigi, a cui l’ensemble riesce però a dare una certa lucentezza, in particolare nel quarto movimento (Con passione), caratterizzato dal rimo della danza tradizionale polacca Oberek.
A seguire il Quartetto n. 1 – di memoria beethoveniana, o in questo caso per meglio dire tolstojana – Kreutzersonate di Leóš Janáček, in cui il quartetto d’archi mostra tutta la sua preparazione, frutto di un percorso comune giunto in questa stagione al trentesimo anno di attività. Una carriera inimitabile (45 dischi registrati per la Deutsche Grammophon e numerose vittorie in concorsi internazionali) durante la quale l’ensemble si è dedicato al perfezionamento di un repertorio immenso, che spazia dai classici alla contemporaneità. Il quartetto (formato dai fratelli Lukas, Veronika e Clemens Hagen, rispettivamente al violino, viola e violoncello insieme al violinista Rainer Schmidt, attivo dal 1987 dopo l’uscita di scena della quarta sorella Hagen, Angelika) conserva quell’aria nobile e aristocratica che lo contraddistingue fin dagli esordi (atteggiamento da alcuni criticato e inteso come rigido e asettico) a cui si aggiunge grande libertà interpretativa e vitalità – come si dimostra magistralmente nel ‘litigioso’ terzo movimento del Quartetto di janáčekiano, in cui spicca l’abilità dialogica e interattiva dell’ensemble.
Il momento più atteso della serata è senza dubbio il Quintetto per archi e pianoforte op. 44 di Robert Schumann, opera diventata paradigmatica nel suo genere, in cui al rigore stilistico del quartetto si fonde la libertà concertante e ricchezza della scrittura pianistica schumanniana.
Una lettura di notevole eleganza, in cui si ha modo di notare sia l’affiatamento tra gli esecutori che – finalmente – la maestria pianistica di Zimerman, dopo il periodo di inattività degli ultimi tempi (per motivi di salute è stato costretto ad annullare i suoi concerti programmati in Spagna e Italia a maggio) si presenta al pubblico berlinese in ottima forma. Il suo suono è di qualità assoluta, il fraseggio è fluente, naturalissima l’espressività: detta senza mai esagerare, sfruttando sempre al meglio le occasioni di dialogo con gli archi. I quattro tempi del Quintetto vengono pensati dall’ensemble come un lungo cammino verso il finale, la parte forse più ardua e avvincente, in cui con magistrale spontaneità e brillantezza riescono ad emergere tutte le idee tematiche contenute nell’opera. Il Quartetto Hagen e Zimerman riescono a tradurre in musica le parole di Clara Schumann su questo Quintetto, definito «magnifico, pieno di forza e di freschezza». Un incredibile successo confermato dal pubblico (purtroppo non numerosissimo come invece ci si sarebbe aspettati, visto il calibro degli esecutori) che ha concesso all’ensemble molti minuti di applausi in standing ovation.
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