
Opera • Presentato alla stampa l’allestimento del secondo titolo verdiano della stagione scaligera: la regia porta la firma di Daniele Abbado. Sul podio dell’orchestra il direttore Nicola Luisotti
E nigmatica e per questo affascinante la presentazione, avvenuta ieri presso la Sala Gialla del Teatro alla Scala, della nuova rappresentazione del Nabucco concepita da Daniele Abbado e Nicola Luisotti per le celebrazioni verdiane del 2013. Enigmatica perché necessariamente scevra dal concedere eccessivi particolari sulla regia, vista l’imminente prima di domani. Affascinante perché Daniele Abbado ha già saputo esibire in passato una sensibilità nei confronti del teatro del Grande Vecchio di assoluto livello, e c’è da credere che anche in questo caso le aspettative non saranno disilluse. «Quello che si vedrà in scena sarà un racconto comunitario, perché tale è il Nabucco», ha raccontato lo stesso Abbado. «Abbiamo immaginato un popolo europeo fra gli anni Venti e gli anni Quaranta, geograficamente non troppo determinato. Qualcosa di vicino a noi e che ci riguarda». Pare profilarsi un dramma particolarmente irrequieto. «Lo svolgimento dell’intreccio prosegue seguendo un fondamentale fil rouge, ovvero quello della libertà». Inevitabile, considerato il tema del libretto di Solera, pensare dunque alla Shoah. «È sicuramente un riferimento inevitabile, ed è giusto che vi si alluda, seppure minimamente. Credo tuttavia che quella tragedia sia talmente tanto radicata nel nostro immaginario che non vada necessariamente sottolineata». Una visione del libretto quale storia universale, insomma. Lo stesso si può dire della musica? «Nabucco è quintessenzialmente italiano nel modo in cui è diventato parte del nostro patrimonio culturale», spiega Nicola Luisotti, dal 2012 direttore Direttore Musicale del Teatro San Carlo di Napoli. «Allo stesso modo la musica rimane il linguaggio universale che in effetti è. Tutto muove dalla musica nel nostro universo, e lo stesso Verdi è uno strumento attraverso il quale il cosmo ci parla, ci dice qualcosa di comprensibile e allo stesso tempo misterioso. Ciò che un direttore d’orchestra deve fare è esaltare quanto già pensato dal compositore, con la freschezza della musica scritta quel giorno stesso. Sempre attuale proprio perché universale».
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