Il festival si è svolto a Milano con la direzione artistica di Davide Cabassi e Tatiana Larionova. Ospiti d’eccezione per una realtà in crescita e da sostenere
di Luca Chierici
LE CRONACHE MUSICALI MILANESI danno ampio spazio ad eventi che coinvolgono artisti, registi, scenografi famosi e che pesano non poco sui bilanci pubblici e privati, senza peraltro coinvolgere una buona fetta di pubblico impossibilitata a partecipare, non ultimo per ovvie ragioni economiche. La città ha però coltivato in passato, seppure sporadicamente, iniziative di divulgazione musicale di ottimo livello che hanno interessato quartieri periferici e attirato con successo un pubblico di residenti. Alla fine degli anni Settanta, per esempio, la Biblioteca di Calvairate, nei pressi di Viale Umbria, organizzava recital pianistici cui partecipavano artisti del calibro di Mario Delli Ponti e di Bruno Canino, per non parlare dei concerti a quello che si chiamava “Teatro tenda” (in Piazzale Cuoco, poco lontano) dove poteva capitare di ascoltare Pollini o Dino Ciani in Beethoven e Chopin. Che ancora oggi sia possibile un’offerta di musica con queste caratteristiche lo dimostra l’organizzazione, oramai alla sua terza prova, dei concerti della “Primavera di Baggio”. La direzione artistica, affidata a due eccellenti pianisti (Davide Cabassi e Tatiana Larionova) e quella organizzativa (affidata a Paolo Petrozzi, rappresentante delle associazioni di quartiere) lavorano in largo anticipo alla buona riuscita dell’evento. Le dimensioni e l’acustica del luogo che ospita la manifestazione – la Chiesa vecchia di Sant’Apollinare – non sono del tutto ideali, questo è vero, ma il pubblico si stringe volentieri ad applaudire i musicisti coinvolti in gran numero ogni sera e ascolta con attenzione programmi che solo superficialmente possono rientrare in un’ottica “divulgativa”. Le tre serate che abbiamo seguito erano a questo riguardo davvero esplicative. Il 25 aprile si sono ascoltati i Contrasti di Bartók, 3 studi di Rachmaninov, l’Histoire du soldat di Stravinskij e una session di Klezmer Muzik con la partecipazione dei bravissimi Anton Dressler (clarinetto), Marco Bronzi (violino) e Carlo Goldstein (direttore d’orchestra che qui si è volentieri prestato a fare da voce recitante) che si sono uniti al duo Cabassi-Larionova. Il 9 maggio si sono aggiunti la tromba di Marco Pierobon, il contrabbasso di Enrico Fagone e il flauto di Luca Bossi per Piazzolla, Pierino il lupo di Prokofiev e il sempre fascinoso Carnaval des animaux di Saint-Saëns e per l’ultimo appuntamento ancora Cabassi e Larionova hanno suonato tra le altre cose il doppio Concerto di Mozart (K.365) e l’aria con pianoforte obbligato K.505, interpretata dal soprano Maria Radoeva. Tito Ceccherini, che abbiamo ricordato di recente per la sua partecipazione al ciclo dei concerti del “Progetto Pollini”, ha diretto l’Orchestra Carisch terminando addirittura con la quinta di Beethoven (un tal baccano in chiesa ! come direbbe Scarpia).
L’esempio della “Primavera di Baggio” è in linea di massima replicabile da altri “artisti di buona volontà”, è vero, ma siamo del parere che in una società civile non vi dovrebbero essere differenze così marcate tra i contributi pubblici (tendenti allo zero) relativi a queste iniziative e i pool di sovvenzioni che alimentano la realizzazione di rassegne di più ampio respiro: il volontariato sarà anche un’attività edificante ma non può diventare una giustificazione per l’assenza del buongoverno di una città, per di più alle soglie di una Esposizione internazionale.
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