All’Accademia Nazionale di Santa Cecilia i Concerti per orchestra di Gian Francesco Malipiero, la Quarta Sinfonia di Schumann e il Concerto per violino di Brahms
di Daniela Gangale
È UN FATTO CHE CERTO NOVECENTO STORICO italiano sia rimasto in sordina nelle sale da concerto del nostro paese. Non è questo il caso di un compositore noto come Gian Francesco Malipiero, ma ogni esecuzione può allargare gli orizzonti su un periodo che ancora non è stato sviscerato fino in fondo. In questa direzione è stato dato un contributo nel concerto proposto negli giorni scorsi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (riascoltabile sul sito di Radio Tre che lo ha trasmesso in diretta lunedì scorso), che in una parte del programma prevedeva i Concerti per orchestra di Gian Francesco Malipiero. Antonio Pappano ha voluto sottolineare l’importanza di questo repertorio, scambiando come è consuetudine alcune parole con il pubblico prima dell’esecuzione, che non a caso il direttore d’orchestra ha voluto dedicare alla memoria di Luca Ronconi, scomparso negli scorsi giorni.
Difficile non ammirare questa musicista: ha il controllo assoluto dei registri, impalpabili pianissimo

Di teatrale la musica di Malipiero ha molto, infatti; la vocazione estremamente veneziana al travestimento, la creazione dei “personaggi” nel testo musicale anche quando si tratta di una pagina strumentale sono tratti caratterizzanti della sua poetica. I Concerti non fanno eccezione: chiusi nell’abbraccio marziale di un Esordio e un Commiato, i sette episodi centrali si dipanano come quinte di teatro uno dopo l’altro, ciascuno dedicato ad una sezione dell’orchestra. L’evidente programmaticità di questa musica nulla toglie però alla sua naturalezza, a quell’eleganza un po’ lunare che tanto ci ricorda la laguna veneta e che sempre traspare in filigrana nella scrittura di questo compositore. Ironia, gioco e raffinatezza che Pappano ha percorso con evidente piacere, alla testa di un’orchestra sempre più compatta e duttile, caratterizzata da un proprio suono ormai inconfondibile.
La versatilità dell’orchestra si è subito mostrata evidente nel brano successivo, la Quarta Sinfonia di Schumann, passando dalle raffinatezze italiane alla forza del sinfonismo tedesco. Pappano ha scelto per questa Sinfonia una lettura estremamente controllata, in cui è risultata protagonista la dizione chiara e scandita dei temi, abbandonandosi alla sua vis passionale solo nell’ultimo movimento, davvero infuocato.
Di fuoco e di passione è stata invece piena la seconda parte del concerto, dominata dalla personalità di Janine Jansen nel Concerto per violino op.77 di Brahms. Nel breve video di introduzione al concerto Antonio Pappano definisce la violinista «uno dei musicisti più importanti oggi» e la prova sul palco non lo ha certo smentito: piena di temperamento e forte di una capacità tecnica indiscutibile, la Jansen ha fatto risuonare il suo Stradivari “Barrère” del 1727 conquistando la sala senza eccezioni. Difficile non ammirare questa musicista: il controllo assoluto dei registri, dagli impalpabili pianissimo agli irrefrenabili fortissimo, la lettura attenta e rispettosa alla lettera del testo che non impedisce per questo un’interpretazione sempre personale, la semplicità di atteggiamento con cui si propone al pubblico sulla scena ne fanno davvero una delle migliori violiniste a livello internazionale e rendono sempre ciascuna delle sue performance un’esperienza indimenticabile per il pubblico. Pubblico che l’ha giustamente applaudita e che ha ascoltato in religioso silenzio il bis bachiano che ha chiuso il concerto.