di Luca Chierici
Sono di scena Heine e Chamisso, alla Scala, con il sempre passionale romanticismo che racconta storie d’amore brucianti, a volte violente e sfortunate. E anche se non vogliamo o possiamo cogliere tutte le sfumature del testo e l’esatta sincronia con la musica, ci pensa Schumann a coinvolgere l’ascoltatore con le sue melodie insinuanti, i contrappunti sapientissimi, le voci nascoste della trama pianistica, le impennate emozionanti. Una serata completa, con Frauenliebe, Dichterliebe, Liederkreis e persino un bis da Myrten, non si era ancora vista da queste parti , e se gli officianti sono Matthias Goerne e Christoph Eschenbach si può stare sicuri che qualcosa di davvero eccezionale accadrà in sala. Una lettura estremamente tesa, spesso anticonvenzionale, sia da parte del baritono che da quella del pianista-direttore, con una completa aderenza ai testi e alla illustrazione di queste musiche senza tempo.
Goerne, che non è certo un fuscello, si inarca, quasi ad aiutare con il corpo l’ottimale fuoriuscita della voce, sprofonda quasi dentro al pianoforte, dialoga con Eschenbach, in totale compenetrazione con l’Arte e ci racconta di un romanticismo spesso così lontano dalle nostre tradizioni. Il pubblico, troppo scarso per la serata, partecipa con il cuore e al termine delle esecuzioni (Frauenliebe e Dichterliebe sono stati presentati di seguito, senza cesure) decreta una vera e propria ovazione per i due interpreti, che si abbracciano fraternamente, come accadeva ai bei tempi alla fine di una Liederabend.