di Gianluigi Mattietti foto © Operosa
Stato indipendente solo dal 2006, il piccolo Montenegro, con una popolazione che non arriva a 700.000 abitanti, si sta dimostrando attivo non solo sul fronte turistico, ma anche per le numerose attività culturali e musicali, tutte di recentissima istituzione. Diversi festival di musica classica, come KotorArt (fondato nel 2002 da don Branko Sbutega, originale figura di prete, teologo, con studi all’Università Lateranense di Roma, intellettuale, musicista, attivista del movimento per l’indipendenza del Montenegro) animano l’estate montenegrina, e a Podgorica è imminente l’apertura del primo Auditorium musicale. Ma c’è una sola istituzione in Montenegro votata all’opera lirica: si tratta di Operosa, un progetto nato nel 2006 per volontà di Katherine Haataja, un mezzosoprano finlandese che si era innamorata del piccolo paese affacciato sul mar Adriatico. Operosa è una struttura articolata e transnazionale, nata con la finalità di formare e sostenere giovani talenti della lirica in tutta la regione dei Balcani. Durante l’anno si tengono corsi e masterclass in diverse città tra Montenergo, Serbia e Bulgaria. D’estate, ad agosto, viene messa in scena un’opera a Herceg Novi, nell’antica fortezza di Kanli-Kula nella parte altra della città, eretta sulla roccia durante la dominazione turca nel ‘500, all’epoca definita “la fortezza del sangue”, ora trasformata in un moderno palcoscenico estivo con una capacità ricettiva di più di 1000 spettatori. Nelle passate edizioni della rassegna (che si sono tenute anche a Evxinograd in Bulgaria, e a Belgrado) sono andate in scena Don Giovanni, Così fan tutte, La Cenerentola, Iolanta, La voix humaine, Romeo et Juliette, ma anche titoli più rari come Pimpinone di Telemann. Quest’anno la fortezza di Kanli-Kula ha ospitato un nuovo allestimento di Carmen, con un contorno di concerti e performance volti ad avvicinare il pubblico (di montenegrini e di turisti) al mondo della lirica. Il soprano montenegrino Marijana Šovran, gloria locale nata a Kotor, a due passi da Herceg Novi, si è esibita in un recital di arie operistiche nella suggestiva piazza Bellavista, nel centro storico della città. Il mezzosoprano Iva Lazović è stata invece protagonista di uno spettacolo organizzato nel bastione di Fortemare (costruito dai veneziani durante la loro lunga dominazione), interpretando arie di Rossini, Donizetti, Ponchielli, Massenet, Saint-Saëns e Bizet, accompagnata da un quartetto d’archi (Operosa Strings) e da un celebre DJ di Belgrado, Danijel Čehranov: una “Elektro opera” che si preannunciava come un’operazione un po’ “trash” (anche per il costume fantascientifico della cantante) e che invece si è rivelata davvero interessante, per le sorprendenti frizioni stilistiche, per il “sound” complessivo, per l’immediato appeal su un pubblico non avvezzo alla lirica.
L’allestimento di Carmen, firmato da Martin Lloyd-Evans (con scene e luci di Simon Corder e i bei costumi di Magdalena Vlajić) sfruttava il naturale scenario dell’antica fortezza e il panorama della baia di Kotor, aggiungendo solo elementi scenici minimali, qualche tavolo, delle sedie, delle panche. Il resto lo facevano una semplice parete curva, fatta di assi di legno, che fungeva da fondale e da quinta, e che evocava naturalmente lo spazio di una corrida, e le mura della fortezza, che venivano percorse dal coro e dai personaggi nel terzo atto, trasformandosi in un naturale paesaggio rupestre e notturno. La regia Lloyd-Evans, fresca e dinamica, muoveva i giovani cantanti in maniera molto naturale, con una gestualità moderna, quasi cinematografica. La bacchetta esperta di Eraldo Salmieri ha diretto con grande scrupolo l’orchestra e il coro in formazioni ridimensionate (sulla base di un arrangiamento curato dallo stesso Salmieri, anche con alcuni tagli nel primo e nel quarto atto), ricavandone sonorità quasi cameristiche, che quasi esaltavano la ricchezza timbrica, armonica e contrappuntistica della partitura di Bizet. Tutti i cantanti, giovanissimi, provenienti dal vivaio di Operosa, hanno dimostrato ottime qualità e grande sicurezza in scena. Si sono ammirate soprattutto le voci femminili: il mezzosoprano serbo Marija Joković era una Carmen di grande personalità, con una bella voce vellutata, sonora e omogenea in tutti i registri, e in più molto credibile come “bad girl” armata di sigari e pistola; non da meno era il soprano ucraino Ekaterina Sannikova, nei panni di Micaëla, che sfoggiava una voce molto timbrata e di grande intensità espressiva. Ottime anche le amiche di Carmen, Nataša Rašić (Mercedes) e soprattutto una molto promettente Aleksandra Stanković (Frasquita). Il tenore egiziano Hany Abdelzaher, nei panni di Don José, mancava un po’ di morbidezza nell’emissione, ma la tecnica era buona, gli acuti sicuri, il fraseggiare molto espressivo. Ottime doti ha dimostrato anche il baritono macedone Pavle Žarkov nei panni di Dancaïre. Unico neo era l’Escamillo di Vuk Zekić, dalla voce sonora ma non molto intonata.