di Antonio D'Amato
In Olanda il concetto di musica è un po’ come quello legato al gioco del calcio: totale! Qui i conservatori e le accademie musicali sono delle vere fucine sempre attive, capaci di sfornare talenti puri da sgrezzare, per poi mandarli iperformati in giro per il mondo a raccogliere applausi e gloria. Modus operandi dei vivai di squadre come Ajax, PSV e Feyenoord.
Questo è l’approccio totale dello Steinway Piano Competition, concorso pianistico per giovani talenti dei Paesi Bassi. Un progetto biennale, partito nel 1996 per volonta’ di Ypma Piano (la più antica società di pianoforti d’Olanda fondata nel 1868, legatasi da qualche anno alla belga Piano’s Maene) e programmato ad hoc per regalare momenti esperienziali indimenticabili; dove piccoli talenti incontrano altri piccoli talenti.
“Talent ontmoet talent”, è lo slogan originale della locandina che presenta Sabato pomeriggio al Concertgebouw di Amsterdam, tre finalisti per tre diverse categorie: A fino a 10 anni, B fino a 13 anni, C fino a 16 anni. Parte maluccio Jasmine Jin, probabilmente vinta dalle presenze scomode dei nomi impressi sulle targhe in alto che dominano la sala circolare. Suonare al cospetto dei vari Beethoven, Mozart, Schubert, Schumann, non aiuta di certo, ma la Jin, quella sonata in re minore di Scarlatti, proprio non vede l’ora di finirla. Contratta, meccanica, senza respiro ne coinvolgimento emtivo alcuno. E il Mozart che segue è anche peggio.
Fa meglio il piccolo Filip Domaradzki, studia pianoforte da un anno appena ed ha grinta da vendere (il Lied di Fibich eseguito davvero bene). Ultima, ma solo in scaletta (vincerá la sua categoria), Ling Yi Chen, un confettino rosa, dolcissimo fuori e con una verve da concertista consumata, la chiave della sua vittoria? La vena melanconica del notturno in fa minore di Glinka.
La categoria di mezzo è la più interessante. Il Terzo movimento della Patetica di Beethoven eseguito da Yuwen Yin è pronto per essere inserito in scaletta, e magari la sonata completa. Controllo delle emozioni e solida tecnica al servizio dell’interpretazione. Incanta la brillantezza del suono sfoggiato in The Lark (certo che suonare su uno Steinway serie D 274 è di per sé un bel vantaggio), per l’approccio intimo del testo e per l’attento uso del pedale. Farà incetta di premi, assicurandosi anche la presenza allo Stenway Festival di Amburgo. Degna di nota la performance di David Kooi, il Preludio in do diesis minore di Rachmaninov è carico di pathos.
La categoria dei “grandi” delude un po’: ci si aspettava di più dallo Chopin di David Heemskerk, pianismo contratto, legnoso, suono bruttino, rubati praticamente non pervenuti. Chopin non fa per lui, almeno per il momento. Chiude la categoria C, vincendola a mani basse, Delphine Palumbo, pianista che solo per quel Blackbird di Dutilleux cosi moderno, attuale, avrebbe meritato di staccare anche il biglietto per lo Steinway Festival di Amburgo.