di Chiara Lijoi
È stato pubblicato da Skira il libro di Mario Marcarini, storico della musica e Label Manager per l’etichetta Sony Classical Italia. Questa raccolta di racconti veneziani non nasce come piano editoriale a sé stante, ma scaturisce da un più ampio progetto discografico che ha visto impegnati Simone Toni, oboista, e l’ensemble barocco Silete venti! nella registrazione dell’integrale dei concerti per oboe del Prete Rosso. Vivaldi e l’angelo d’avorio identifica dunque un disegno molto più esteso, che oggi possiamo contemplare nella sua compiutezza: tre album, un libro e un videoclip (diretto da Valentina Confuorto) il cui obiettivo è quello di dar forma e materia all’universo vivaldiano e alla città di Venezia, profondamente amata dagli artefici del progetto. In quest’ottica il libro rappresenta una sorta di sceneggiatura: Marcarini racconta la sua favola percorrendo i passi di oscuri personaggi, che sembrano voltare l’angolo e scomparire tra le strette calli proprio quando stavamo per raggiungerli.
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Tra le Fondamenta del libro, nel suo Esordio, il lettore è avvisato: «La fantasia sarà costretta a perdersi negli occhi della Verità, ma è doveroso ricordare che in Laguna anche quest’ultima tende a divenire miope, o quantomeno a distrarsi, forse per l’effetto del rifrangersi del sole nelle acque e nell’abbacinante candore dei marmi». Così si rincorre l’esistenza di una sette segreta, partendo dalla fuga di Vivaldi verso Vienna e seguendo un filo rosso che attraverso i racconti riunisce alcuni tra i grandi compositori dell’epoca transitati per Venezia.
L’impressione è di scorrere tra le pagine come i passi dell’inquisitore si rincorrono sui selciati veneziani nel racconto iniziale; si scruta tra le pennellate picchiettate di un dipinto vedutista mentre l’italiano arcaicizzante utilizzato si frappone tra lettore e lettura come una lente attraverso la quale riusciamo a partecipare ad un mondo familiare eppure lontano nel tempo. Le intriganti illustrazioni di Barnaba Fornasetti scandiscono il foglio, aggiungendo alle impressioni immaginifiche suscitate dalle parole anche l’esperienza visuale tangibile.
Interessante infine anche la costruzione sulla quale Marcarini è riuscito ad impostare la narrazione, incastrando realtà, fantasia e suggestioni in un unico acquerello che stuzzica ad accompagnare la lettura dalle note dell’angelo d’avorio.
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