di Corina Kolbe foto © Thomas Bartilla
Prima che Antonio Pappano salisse sul podio, la Staatskapelle di Berlino ha voluto ricordare con gratitudine il suo Direttore Onorario Pierre Boulez, scomparso lo scorso 5 gennaio. Il celebre compositore, legato da lunga amicizia a Daniel Barenboim, diresse la sua orchestra per oltre venti anni. A Berlino non solo le composizioni di Boulez, ma anche le sue interpretazioni delle sinfonie di Gustav Mahler rimarranno indimenticate.
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Del programma incentrato sul Novecento francese, Boulez avrebbe certamente apprezzato Ma Mère L’Oye, da lui eseguito più volte e inciso su cd. Anche Antonio Pappano dimostra una grande dimestichezza con il brano di Maurice Ravel. Sotto il suo gesto preciso, morbido ed elegante l’orchestra ha creato un incantevole tappeto sonoro, cogliendo perfettamente l’intrinseca poesia della composizione ispirata a fiabe francesi come “La bella addormentata nel bosco” e “La bella e la bestia”. Ma Mère l’Oye, nato come ciclo per pianoforte a quattro mani, da Ravel fu successivamente trascritto per orchestra e adattato in maniera raffinata ai timbri dei singoli strumenti. Eccellente la nutrita sezione dei legni, tra cui il flauto di Claudia Stein.
Nel programma della serata alla Konzerthaus è stata inserita un’altra composizione per pianoforte orchestrata da Ravel, Quadri da un’esposizione di Modest Musorgskij. Pappano coglie con naturalezza il carattere ludico, talvolta bizzarro dell’opera che si esprime in rapidi cambiamenti di tempi e dinamiche. In altri brani come Bydlo, il cui titolo si riferisce ai tradizionali carri dei contadini polacchi, il direttore riesce a tenere alta la tensione drammatica che si articola in un alternarsi di crescendo e diminuendo, prima di arrivare al monumentale finale, La grande porta di Kiev.
Calorosi applausi anche per il violinista francese Renaud Capuçon, solista esperto nel concerto per violino L’arbre des songes di Henri Dutilleux. Il compositore che rifiutò di schierarsi con movimenti d’avanguardia come il “Groupe des Six” o con i “serialisti” Boulez e Karlheinz Stockhausen, si ispirò alla musica di Ravel e Debussy, prima di sviluppare il suo stile personale, scrivendo brani di una rigida struttura formale ma anche ricchi di allusioni poetiche. Nella seconda metà del concerto, in cui si susseguono numerose variazioni di temi e motivi, il violino solista si trasforma in una specie di “sosia” dell’orchestra, riprendendo motivi musicali da diversi strumenti prima di entrare in un dialogo lirico con l’oboe d’amore.
La musica francese sarà anche al centro di uno dei prossimi programmi di Antonio Pappano con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma. Il 23, 25 e 26 gennaio si eseguiranno il Prélude à l’après-midi d’un faune di Claude Debussy ed il Réquiem di Gabriel Fauré, nonché il Concerto per violino di Arnold Schönberg.
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