di Luca Chierici foto © Brescia&Amisano
Che il Flauto magico sia una delle opere che stanno in piedi senza avere la necessità di disporre di un grande cast, un direttore “profondo”, una regìa illuminata, è affermazione che a qualcuno potrà sembrare azzardata. Proprio di questi tempi si discute spesso sulla famosa prima aria della Regina della notte nella sciagurata “interpretazione” della Foster-Jenkins, che tra le risate ci restituisce un pochino del sublime azzardo della versione originalmente pensata dall’autore. Né in tema di surrogati si può dimenticare lo spettacolo delle marionette di Salisburgo, replicato anche a Milano in tempi lontani, che pure avendo come sottofondo la Zauberflöte di Ferenc Fricsay che guidava cantanti famosissimi, ci fece intendere quanto la fiaba di Schikaneder potesse essere proiettata in un teatro immaginario dove i protagonisti lignei sembravano trasformarsi in pochi istanti in personaggi in carne ed ossa.
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