di Luca Chierici foto © Brescia e Amisano
Sala, Franceschini, Monti, l’ex Sovrintendente Fontana (con il quale esistevano attriti apparentemente insanabili) facevano parte venerdì scorso del “grande pubblico” che ha tributato vere e proprie ovazioni a Riccardo Muti. Un pubblico delle occasioni speciali che affollava all’inverosimile il Teatro alla Scala e che ha salutato il ritorno del Maestro dopo i numerosi anni di quell’assenza che era seguita a una vera e propria rivolta degli orchestrali nei suoi confronti causata anche – ma non solo – da una sua “scalata” ai vertici che aveva di fatto esautorato il già citato Sovrintendente. Pur a distanza di vari anni, Muti non poteva evidentemente presentarsi a capo della Filarmonica della Scala e ha scelto per il suo doppio appuntamento milanese la via della tournée con la Chicago Symphony con la quale egli collabora oramai da tempo.
Che la Chicago sia una delle migliori orchestre al mondo è cosa risaputa; come è risaputo che l’orchestra possiede una sezione di ottoni che non ha forse rivali al mondo. Ci è sembrato però che Muti abbia esibito questo strumento alla stessa stregua di un superbolide da corsa che egli domina alla perfezione e che gli consente di raggiungere i propri ideali interpretativi, o meglio di concertazione, cioè di preparazione minuziosa di un ensemble che deve rispondere a ogni suo desiderio. L’acustica della Scala non è stata d’aiuto per la ricezione di un suono ideale, tanto che in molti momenti il suono squillante e pieno dei tromboni prevaricava nettamente su quello delle altre sezioni dell’orchestra.
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Buonasera. Seguo su rai5 parecchi concerti. La notizia che arrivera’ a Milano l’Orchestra di Chicago ? Notizia da mettere sul telegiornale. Ma che ne ho avuto notizia solo da Voi. Che poi e’ un periodo di vacche grasse per la promozione culturale. Grazie Franceschini !
Non sapevo che in Italia ci fossero cosi’ tanti bei teatri, anche nei piu’ piccoli centri abitati.
Cari Saluti