
Ci ha lasciato uno dei pionieri della musica elettronica
Roland Kayn (1933-2011) è stato un pioniere della musica elettronica, mosso da un’indomabile curiosità nello scoprire orizzonti sonori nascosti. Il compositore, nato in Germania ma residente nei Paesi Bassi, è mancato il 5 gennaio 2011. Kayn era conosciuto soprattutto per la sua cosiddetta musica cibernetica, lavori di musica elettronica che aderiscono a un processo sonoro singolare, autoregolamentato.
Kayn così si espresse nel 2002: «La chiamo musica con un ritorno. Suoni che si rinnovano continuamente, indipendenti dal compositore. Come compositore, accetti il processo sonoro». I lavori cibernetici di Kayn come Makro, Tektra e il capolavoro di dieci ore Scanning consistono di campi sonori prolungati, allucinogeni e di tumultuose eruzioni sonore. Davvero musica del futuro. Roland Kayn era nato a Reutlingen (Germania), il 3 settembre 1933. Dopo aver studiato privatamente (1947-52), è stato allievo a Stoccarda della Musikhochschule e della Technical University (con Max Bense) fino al 1955, quando ha ottenuto il diploma di organista all’ Esslingen Kirchenmusikschule. Ha poi studiato per altri tre anni con Boris Blacher (composizione) e Josef Leopold Rufer (analisi) alla Musikhochschule di Berlino. Dopo le prime prove di musica elettronica con Eimert a Colonia nel 1954, dal 1959 ha lavorato negli studi di Bruxelles, Colonia, Milano, Monaco, Utrecht e Varsavia.
Nel 1960 si è trasferito a Roma dove nel 1964, con Aldo Clementi e Franco Evangelisti, ha fondato il gruppo di improvvisazione Nuova Consonanza, di cui è rimasto membro fino al 1968. Nel 1964 è stato nominato nuovo responsabile musicale dell’NDR ad Amburgo. Nel 1970 è entrato nell’Instituut voor Sonologie dell’Università di Utrecht, dove vennero realizzati i suoi lavori elettroacustici degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta. I primi lavori di Kayn subirono l’influenza di Schoenberg, Varèse e, per i pezzi organistici, di Messiaen.
Incoraggiato da Bense, tuttavia, s’interessò di cibernetica e teoria informatica, e ha applicato queste conoscenze alla composizione, per esempio nelle grandi composizioni elettroacustiche Monades (1971), Simultan (1970/72), Makro (1977), Infra (1978/79), Tektra (1980) e Scanning (1982/83). Considerava il suo metodo di selezionare i materiali su base cibernetica come un’alternativa alle tecniche informatiche; il suo scopo era un effetto rigorosamente controllato tramite l’impiego della gamma più ampia possibile di qualità sonore percepibili.
Tra i suoi maggiori lavori strumentali: Spektren (1956) per quartetto d’archi; Quanten (1957) per pianoforte solo; Vectors I e II (1960/68) per orchestra da camera; Phasen (1964) per voci, coro, nastro magnetico e quattro gruppi di percussioni; Allotropie (1962/64) per orchestra; Diffusions (1965) per quattro organi elettrici; Aggrégates sonores (1958/71) per orchestra; Ektropie (1973/75) per coro e orchestra.
Courtesy Edizioni Suvini Zerboni