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Giovedì 29 settembre 2011 Casa della Musica di Parma, ore 20.30
Accroche Note
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Nel vasto crogiolo della musica d’oggi appaiono evidenti alcuni itinerari facilmente isolabili, come possono essere quelli di Cage, di Berio, degli Spettrali, di Ligeti, di Stockhausen, di Maderna, di Rihm, ma esistono anche molti compositori impegnati a lavorare su aspetti complessi e meno appariscenti, che li rendono assai meno facilmente inquadrabili dal pubblico.
Eppure, a causa della natura apparentemente compatta di quella che si è soliti chiamare “musica contemporanea”, diventa un rischio frequente sottovalutare la loro collocazione cronologica, come se trenta o quarant’anni fra due lavori contemporanei avessero meno significato che fra due di un altro periodo storico.
In questo programma di Accroche Note – ensemble di solisti che quest’anno celebra il proprio trentesimo anno – ci sono almeno due pezzi che superano il quarto di secolo di vita e altri tre che distano da noi più di quarant’anni. Ma quale di questi dimostra realmente la propria età? L’interesse di questo programma di Accroche Note consiste quindi nella diversa reazione oggi a sette pietanze diverse e distanti fra loro.
Time and Motion Study I di Brian Ferneyhough, per esempio, è un pezzo degli anni ’70, tipico di quel movimento chiamato “New Complexity” (a cui appartiene anche un altro pezzo in programma, Evening Rain di James Dillon), i cui componenti si divertivano a saturare le partiture costruendo sistemi complessi al limite dell’eseguibilità. Oggi sia Dillon sia Ferneyhough compongono musica assai diversa, ma gli ascoltatori forse non hanno ancora finito di fare i conti con quella fase ormai lontana più di tre decenni.
Non si può per esempio non avvertire la straniante sensazione di stupore ascoltando il gioco sonoro senza tempo di O King di Luciano Berio, un pezzo del 1968 basato sulla lenta ricomposizione dei suoni che formano il nome di Martin Luther King. Allora quella ricomposizione risuonava con effetti molto diversi rispetto a oggi, ma neppure oggi si può fare a meno di ammirarne il meraviglioso velluto metallico sonoro.
E pensare che in quel 1968 è nato Jean-Louis Agobet, di cui Accroche Note interpreterà Eclisses, un pezzo costruito sulle 24 combinazioni di duo, trio, quartetto e quintetto. E Yann Robin, di cui è in programma Phigures, è del 1974. Quanto ci appare lontano il loro linguaggio da quello di Ferneyhough?
E quanto moderne e suadenti ci arrivano le canzoni di Ligeti su testi del poeta Sándor Weöres, del 1947, che profumano ancora di un mondo così novecentesco, così espressivo, eppure di soli undici anni precedente a Fontana Mix di John Cage, pezzo che appare invece così innocuo ed estroso in quel suo far passeggiare gli esecutori fra il pubblico, nell’imporre loro un’esecuzione non su note ma su punti, curve e rette. Tutto questo oggi non ci sorprende più. Ci affascina continuamente, però, per quanto è capace di misurare mezzo secolo di una storia che è volata via velocissima.
Giuseppe Martini
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programma
Giovedì 29 settembre 2011
Casa della Musica, ore 20.30
Accroche Note
Françoise Kubler, soprano
Sandrine François, flauto
Armand Angster, clarinetto
Michèle Renoul, pianoforte
Marie-Pierre Vendôme, violino
Christophe Beau, violoncello
Luciano Berio (1925-2003)
O King (1968)
per voce, flauto, clarinetto, pianoforte, violino e violoncello, 8′
James Dillon (1950)
Evening Rain (1981)
per voce sola, 7′
Yann Robin (1974)
Phigures (2004)
per clarinetto, pianoforte, violino e violoncello, 6′
György Ligeti (1923-2006)
Három Weöres-dal
Tre canzoni da poesie di Sándor Weöres (1946-1947)
per voce e pianoforte, 6′
– Táncol a hold
– Gyümölcs-fürt
– Kalmár jött nagy madarakkal
Brian Ferneyhough (1943)
Time and Motion Study I (1971-1977)
per clarinetto basso, 8′
Jean-Louis Agobet (1968)
Eclisses (2007) **Prima esecuzione italiana
per flauto, clarinetto, pianoforte, violino e violoncello, 14′
John Cage (1912-1992)
Fontana Mix (1958)
per voce, flauto, clarinetto, pianoforte, violino e violoncello, 10′
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