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Da una parte c’è un gruppo di giovanissimi. Dall’altra un violinista e direttore di fama internazionale. Accomunati dall’amore per la musica e di far musica insieme. Salvatore Accardo sarà sul podio dell’Orchestra dei ragazzi della Scuola di musica di Fiesole. Un vero e proprio ensemble sinfonico, composto da circa 70 elementi dai 10 ai 16 anni. L’appuntamento è per stasera, 22 ottobre, al teatro Puccini di Firenze (piazza Puccini, alle 21, ingresso 5 Euro) con un repertorio interamente dedicato a Wolfgang Amadeus Mozart e al padre Leopold per la conclusione della rassegna “Classica d’autunno”. In programma il concerto in Sol per violino e orchestra K 216 “Strasbourg”, la Serenata in Re per archi e timpani K 239 “Serenata notturna” la Kinder-Symphonie in Do (di Leopold Mozart) e il Divertimento in Fa per orchestra K 522 “Ein musikalischer Spass”.
Che risposta ha da questa generazione di musicisti quando li dirige?
«E’ una sensazione fantastica. Trovo emozione, gioia, entusiasmo, ma al tempo stesso grande serietà. E’ bello notare come tutti stiano attenti e recepiscano immediatamente le cose che spiego. Essendo così giovani hanno livelli diversi di preparazione e devo lavorare su questo aspetto, ma sono contento di condividere questo modo di fare musica».
Una bella esperienza…
«Che però in Italia trovo solo a Fiesole. In altri paesi (Austria, Germania, i primi che vengono in mente) tante scuole, anche non musicali, hanno un’orchestra propria. Ed è normale che molti di loro faranno altro nel futuro, ma c’è un’educazione musicale di base che noi non forniamo. E’ una situazione che provoca molta amarezza».
Quindi un giovane italiano che esce dal conservatorio è costretto ad andare all’estero?
«Succede nella musica ciò che accade nella ricerca: pensi a quanti bravi scienziati italiani operano negli Stati Uniti. I tagli recenti inoltre non colpiscono solo le grandi strutture, ma sono fatali per quelle più piccole e legate a realtà locali. E sono quelle dove i musicisti fanno la gavetta, come nel mio caso, e dalle quali escono ottimi talenti. Un peccato perché la qualità media degli strumentisti giovani italiani attualmente è molto alta».
Lei nasce come violinista e a un certo punto ha iniziato una carriera parallela di direttore d’orchestra. Qual è stata la molla per affrontare questo modo diverso di approccio alla musica?
«E’ successo tutto in modo naturale. Già alla fine degli anni ’60 lavoravo con I Musici che non avevano direttore e spettava al primo violino concertare e dirigere, così come accadeva prima di Richard Wagner. Poi ho continuato questa esperienza fondando l’Orchestra da camera italiana e negli anni sono capitate sempre più spesso le occasioni di dirigere. Con grande piacere dei musicisti e mio».
Veniamo al programma, Mozart si conferma un compositore sempre attuale…
«Faccio mie le parole di un grande musicista come David Oistrakh. Mozart è il compositore più difficile da affrontare a meno che l’interprete non sia molto giovane o molto maturo. Nel primo caso lo si suona naturalmente, senza sovrastrutture. Nell’altro si è acquisita esperienza. Per questo è venuto naturale scegliere questo programma, concluso dallo «Scherzo musicale» dove Mozart prendeva in giro i dilettanti dell’epoca e i cui fraseggi grotteschi sono molto apprezzati dall’Orchestra dei ragazzi».
Un augurio ai giovani?
«Sono felice quando uno di loro sceglie di ascoltare un compositore piuttosto che un altro perché è una scelta consapevole. Se invece non sceglie di ascoltare è perché non sa farlo».
Michele Manzotti