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CONCERTI
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La «giovane» e prestigiosa orchestra al Ponchielli sotto la direzione raffinata di Daniele Gatti. Per l’occasione il primo violino suonerà uno Stradivari del 1723
di Simeone Pozzini
La Mahler Chamber Orchestra è oggi una realtà ben consolidata del panorama internazionale. Eppure nel 1997 era una scommessa, quella di alcuni dei musicisti che appartenevano alla Gustav Mahler Jugend-Orchester di Claudio Abbado, orchestra che seleziona talenti dai 16 ai 26 anni. Superato il limite di età, alcuni di essi hanno deciso con ferma volontà che quell’esperienza doveva continuare. E così si sono riuniti intorno ad un unico intento. Quello di crederci. Fino in fondo. Un po’ sull’esempio della Chamber Orchestra of Europe, nata nel 1981 in seno della European Union Youth Orchestra, hanno fondato una nuova formazione. Non è mancato certamente il plàuso di Claudio Abbado, che ancor oggi li dirige ogni anno al Festival di Lucerna e rimane pur sempre il loro protettore spirituale, e fondamentale è stato l’incontro con il giovanissimo (all’epoca) Daniel Harding, direttore principale per molto tempo. Giovane l’orchestra, giovane il direttore, e il percorso si è fatto crescendo insieme. «Se avessimo avuto subito una figura molto matura che avesse già imposto tutto –afferma Chiara Tonelli, primo flauto e uno dei fondatori dell’orchestra– forse il cammino non sarebbe stato così come con Daniel, che era ancora più giovane di noi, e che insieme a noi scopriva le cose, arrivava e diceva “Ho scoperto questa sinfonia, fantastica” dobbiamo farla!”, mentre magari un direttore di 60/70 anni non ha questo approccio. E questo ci ha aiutati a rimanere aperti e non avere delle idee preformate».
I musicisti vengono da tutto il mondo, dall’Europa, Israele, USA, tutti suonano in maniera diversa, in questo senso una tradizione non c’era, l’abbiamo formata. Gatti ci chiede un suono molto particolare e noi siamo pronti
Philipp von Steinaecker, cello
In quattordici anni di vita, che siano pochi o tanti, ma tutti senza il becco di un finanziamento statale, l’interesse che si è creato intorno alla MCO è stato notevole, e a tutt’oggi vantano collaborazioni e registrazioni anche con, tra i tanti, Pierre Boulez (la meravigliosa opera Da una casa di morti di Janáček), Sir Roger Norrington, David Afkam e per l’occasione odierna Daniele Gatti. Incontro che poi è un re-incontro, poiché sotto la bacchetta del direttore milanese c’è l’antefatto di una Lulu di Berg al “Theater an der Wien” nel giugno del 2010, un «mese di perfezione –continua Tonelli– perché l’orchestra all’unanimità si è trovata bene, e io credo anche ci sia stata simpatia reciproca, da parte nostra totale apertura. Ci ha sconvolto la sua bravura».
È stata un’esperienza molto particolare per me, io avevo solo 18 anni, ero ancora al liceo, era una cosa molto eccitante, avevo già suonato per tre anni nella Gustav Mahler Jugend-Orchester , poi è nata l’idea di formare questa nuova orchestra di professionisti, senza limiti di età, ero molto felice di essere scelta per l’elenco dei membri fondatori
Henja Semmler, violino
Ieri abbiamo avuto l’occasione di assistere alla prova del concerto (in programma l’Italiana di Mendelssohn e la Pastorale di Beethoven). Il lavoro di Gatti è stato notevole, ogni frase curata e lavorata, dava indicazioni sul tipo di diminuendo beethoveniano nel terzo movimento sinfonico, sull’articolazione del suono e nelle scelte delle arcate. Instancabile.
Ben presto ci siamo accorti che se volevamo fare una cosa bisognava crederci al cento per cento e investire tutto quello che potevamo. Avere tempo e non solo quello, dedicare tutto noi stessi. Questa è la base per un’orchestra basata sul valore di rimanere giovani nello spirito migliorando la professionalità ogni giorno
Chiara Tonelli, flauto
«Quando un’orchestra si trova ad eseguire una sinfonia di Beethoven –ci racconta Daniele Gatti– improvvisamente tanti nodi vengono al pettine, ma è anche talmente curativa per qualsiasi musicista! Quest’orchestra oggi è fatta da professionisti di tutte le età. Certo, l’età media, rispetto a quando erano studenti, è cambiata e il livello è sotto gli occhi di tutti. Si prova come a casa propria. A Vienna rimasi folgorato dalla loro qualità, soprattutto è un’orchestra che suona Beethoven e che puoi mettere in buca per Lulu di Berg».
«Daniele Gatti –afferma Henja Semmler, violinista e fondatrice– vuole un suono rotondo, molto vibrato, dolce, caldo, mentre altri direttori vogliono più una prassi filologica, meno vibrato, più articolazione. Sono atteggiamenti molto diversi, ma io li apprezzo tutti e due».
Noi sentiamo di poter decidere la nostra via, poiché mettiamo tutto ai voti, non c’è nessuno che dall’alto ci impone né progetti né con chi dobbiamo lavorare. Le votazioni passano attraverso ogni sezione e poi all’orchestra intera. Aspettavo questo programma diretto da Gatti con curiosità
Chiara Santi, fagotto
Per l’occassione il primo violino Gregory Ahss, suonerà uno Stradivari del 1723. Dopo questo concerto al Ponchielli di Cremona gli appuntamenti dell’Orchestra saranno a dicembre, in Germania, il 15 a Landshut, 16 a Neumarkt, 18 a Viersen. In programma una prima esecuzione del brano Concerto grosso del danese Søren Nils Eichberg, opera commissionata dalla Mahler, la prima sinfonia di Beethoven, e una singolare (in quanto a idea) trascrizione per orchestra della violinistica sonata Kreutzer nella trascrizione di Richard Tognetti.
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