[wide]
Libri •L’incontro tra Johann Sebastian Bach e il sovrano Federico II di Prussia è il pretesto e l’antefatto per l’esordio di Gabriele Formenti nella fiction narrativa di impianto storico. Lettura snella e divertente, un omaggio alla musica accessibile a tutti
di Cecilia Malatesta
Omicidi, intrighi, invidie, bramosie di potere e sospirate storie d’amore s’intrecciano alla corte di Federico II di Prussia: Il fortepiano di Federico (ed. Florestano, € 8,50, 186 p.), debutto letterario di Gabriele Formenti, voce di Radio Classica e della Radio Svizzera Italiana, ha tutte le carte in regola per diventare un best-seller del romanzo storico, genere che oggi ha tanto successo da far tremare i manuali di storia sui banchi di scuola. Ma qui la finzione è ben dichiarata in una curata postfazione al romanzo, che include una nota storica, le brevi biografie dei personaggi, una discografia e una bibliografia selezionate.

Alla corte di Potsdam c’è l’intrepido Carl Philipp Emanuel Bach, giovane maestro di cembalo dall’eredità paterna un po’ ingombrante, sulle tracce degli omicidi del copista e dell’accordatore di corte e sul trafugamento di un’importante partitura. Con lui, tra la reggia di Sans-Souci, i canali di Amsterdam, e le città di Freiberg e Amburgo, si muovono il fidato amico e violinista Franz Benda e la dolce e biondissima Valery Chantal, eccellente violista da gamba, coraggiosa e audace nelle indagini, passionale e disinvolta in materia d’amore. Pretesto narrativo alla finzione è l’incontro, antefatto storicamente accaduto, tra Johann Sebastian Bach e il sovrano, durante il quale Federico di Prussia avrebbe fornito il materiale melodico per la creazione di quel capolavoro che sarebbe divenuta l’Offerta musicale; si può ben immaginare, allora, quale trambusto avrebbe causato a corte la scomparsa dell’unica copia esistente dell’opera. Di qui prende le mosse un breve e agile intreccio che si muove perpetuamente, e con buon ritmo, tra il 1748 e l’anno precedente e che accompagna in modo efficace il lettore alla scoperta di un mondo musicale davvero affascinante. In un modo o nell’altro, nel romanzo di Formenti, ci sono tutti: l’antiquato Quantz, che tutto fa pur di ostacolare il giovane Bach e mantenere la sua leadership musicale a corte; il saggio Telemann dispensatore di buoni consigli; il vecchio e onesto Silbermann e l’odore del legno della sua bottega; l’ombra di Corelli che aleggia nella Stanza della Musica; e, sì, anche lui, il fortepiano, tra tutti i personaggi forse il più fedele a se stesso. Perché il vero fulcro della vicenda, snodo fondamentale per la storia della musica, alla scoperta del quale Formenti porta in modo efficace anche il lettore meno informato, è l’arrivo in Germania del predecessore del pianoforte, strumento dalle nuove possibilità che Bach ebbe modo di esplorare proprio presso la corte di Federico.
Una lettura piacevole, veloce ed avvincente non esente da qualche punto debole, una un po’ eccessiva stereotipizzazione dei personaggi ed un linguaggio dal sapore settecentesco che fa sorridere e lascia un po’ a bocca asciutta per quella naïveté che, è vero, ci si aspetterebbe uscire dalla bocca di una damigella, ma che rende alcuni passaggi piuttosto banali e poco succosi. Ma del resto il romanzo di Formenti tutto vuole essere fuorché una lettura pretenziosa: un omaggio alla musica, piuttosto, quasi un atto di amore che permea ogni pagina del volume e che si svela in divertenti dettagli, come quello di intitolare ogni capitolo ad un brano dell’Offerta musicale. Ma forse, più che al complesso e rigoroso impianto bachiano, Il fortepiano di Federico somiglia ad un più tardo scanzonato e rocambolesco divertimento mozartiano.
© Riproduzione riservata