[wide]
[/wide]
Concerti • In procinto di sciogliersi dopo oltre quarant’anni, la celeberrima formazione nipponica ha fatto tappa anche nel nostro Paese, salutata con ammirazione ed entusiasmo dal pubblico
di Michele Manzotti
Isuoi componenti ne hanno annunciato lo scioglimento. Dopo oltre quarant’anni di importantissima attività musicale in tutto il mondo, il Quartetto di Tokyo cesserà di esistere nel giugno prossimo. Per questo i concerti programmati in Italia sono stati l’ultima occasione per il pubblico di casa nostra di ammirare il suono della formazione che utilizza gli strumenti del “Quartetto Paganini”, un gruppo di preziosi Stradivari affidati ai musicisti dalla Nippon Music Foundation. L’appuntamento conclusivo era nell’ambito della stagione degli Amici della Musica di Firenze, che aveva messo in cartellone due serate. La seconda di queste ha riservato alcune sorprese: il violista Kazuhide Isomura ha forzatamente dovuto abbandonare l’Italia e al suo posto è salito sul palco Jonathan Brown del Quartetto Casals, ad affiancare i violinisti Martin Beaver e Kikuea Ikeda e il violoncellista Clive Greensmith. Del programma originario è rimasto solo il Quartetto op. 103 Hob III:83 di Haydn, al quale si sono affiancati il Quartetto n. 11 op. 95 “Serioso” di Beethoven e il Quintetto op. 163 D. 956 di Schubert, già proposto la sera precedente assieme al violoncellista David Watkin.
Da questa formazione inedita è arrivato al Saloncino del Teatro della Pergola uno dei miracoli che solo i musicisti di grande esperienza possono ottenere. Brown infatti, pur in un incarico affidato all’ultimo momento, ha mostrato di inserirsi con naturalezza nell’amalgama sonoro ormai consolidato degli altri strumentisti. Una caratteristica che è stata subito evidente nella pagina di Haydn, solare ed elegante nei suoi due movimenti. E che ha avuto conferma con il lavoro di Beethoven, un perfetto esempio di ponte tra il classicismo dei suoi primi quartetti e la sperimentazione visionaria delle ultime composizioni dedicate proprio a questa formazione. La serata ha raggiunto l’apoteosi interpretativa nel Quintetto di Schubert, una sorta di testamento spirituale del compositore: l’incontro inedito tra i cinque protagonisti ha lasciato con il fiato sospeso il pubblico. La drammaticità, la complessità e la bellezza della composizione sono state sottolineate e valorizzate in tutto il corso di un’esecuzione applaudita sia dal pubblico (dove non sono mancati momenti di entusiasmo) sia dai componenti dello stesso Quartetto di Tokyo verso i colleghi, in particolar modo Brown che con la sua viola ha reso possibile una serata indimenticabile.
© Riproduzione riservata