
Cartellone • Rarità e capolavori assoluti per un totale di ventisette appuntamenti: a Martina Franca la 39ma edizione della manifestazione estiva
di Luca Chierici
[LA]trentanovesima edizione del Festival della Valle d’Itria è stata come di consueto presentata nella sede storica del Piccolo Teatro a Milano, città che ricambia sempre con attenzione l’affetto che i dirigenti del Festival le hanno accordato sin dai tempi di Grassi e Celletti: un sentimento che viene ogni volta ribadito dal Presidente Franco Punzi nel suo saluto iniziale e che viene confermato ogni anno dall’interesse che la critica rivolge a uno degli appuntamenti più attesi della stagione estiva. 27 spettacoli in 15 giorni (dal 13 luglio al primo agosto) è traguardo non trascurabile, soprattutto in periodi così grami per la cultura, che vedono la sempre più nefasta riduzione (-20 %) di fondi utili per portare a compimento progetti di qualità.
Il Festival non ha mai rinunciato alla sua impostazione piuttosto anticonformista e non ripetitiva, anche se non sono pochi coloro che hanno notato nelle ultime edizioni una tendenza a ridimensionare quella che era la vocazione elettiva della manifestazione, ossia il recupero di opere teatrali dimenticate provenienti dalla gloriosa tradizione musicale dell’Italia meridionale. Dalla messa in scena di melodrammi delle cinque grandi “P” (Paisiello, Pacini, Petrella, Pergolesi, Piccinni) o di Mercadante e Traetta, l’attenzione si era spostata verso l’opera francese e le versioni francesi di grandi opere italiane per poi allargarsi ad altri autori e altre tematiche. Oggi nemmeno il festival della Valle d’Itria è esente dal fatale contagio degli anniversari e ha affiancato le recite di Crispino e la comare, un tempo titolo gettonatissimo dei napoletani fratelli Ricci e della commedia pastorale di Leonardo Leo L’ambizione delusa a quelle della verdiana Giovanna d’Arco, aggiungendo al programma il Requiem per Alessandro Manzoni, e un concerto wagneriano di notevole richiamo. L’intersezione tra anniversari e meridionalità è invece rappresentata dalla scelta di una rara partitura di Francesco d’Avalos – Maria di Venosa – ispirata a Gesualdo, del quale appunto ricorre il quarto centenario della morte.
Crispino e la comare (talmente celebre da essere tradotto in un francese Le Docteur Crispin) è un titolo che si ascolta assai raramente e la sua sparizione dalle scene è inspiegabile qualora sia rapportata al successo che arrise nell’800 a questo “melodramma fantastico-giocoso”, sopravvissuto poi solamente attraverso qualche momento di particolare virtuosismo vocale. Emulare la Annetta della Sutherland non è facile, ma ci proverà la bravissima Stefania Bonfadelli, affiancata da Domenico Colaianni, Edgardo Rocha e Romina Boscolo. Scelta non scontata tra le opere verdiane per il bicentenario, Giovanna d’Arco si riallaccia alla tradizione belcantistica del Festival e rivivrà grazie alla voce di Jessica Pratt, accanto alla quale ascolteremo il tenore francese François Borras. Tutto giovane è il cast, proveniente dall’Accademia del belcanto intitolata a Rodolfo Celletti, scelto per L’ambizione delusa di Leo, una prima esecuzione assoluta in tempi moderni.
La fiducia nei giovani talenti, propria di un Festival che a Martina Franca ha lanciato cantanti, direttori e registi poi divenuti celebri, fa sì che anche quest’anno si scelgano alcuni nomi destinati, speriamo, a rientrare nella categoria dei “saranno famosi”. Tra i registi, debutta in Crispino il sudafricano (di origine italiana) Alessandro Talevi mentre il milanese Fabio Ceresa, che aveva firmato con successo lo scorso anno lo spettacolo L’Orfeo, immagini di una lontananza, realizzerà Giovanna d’Arco. E ancora tra i giovani Caterina Panti Liberovici leggerà la Commedia pastorale di Leo. Per quanto riguarda i direttori, Crispino è affidato a Jader Bignamini, in origine primo clarinetto della milanese Orchestra Verdi, Giovanna d’Arco a Riccardo Frizza (che dopo il successo dell’Oberto alla Scala può davvero essere considerato un esperto del primo Verdi), Maria di Venosa a Daniel Cohen, allievo di Barenboim. Altro allievo del famoso direttore, Omer Meir Wellber dirigerà il Requiem di Verdi il 1 agosto nel Palazzo Ducale.
Lanciato dal Festival e oggi tra i direttori più richiesti dai teatri di mezzo mondo, Fabio Luisi renderà il dovuto omaggio a Wagner (27 luglio) con il primo atto di Walkiria e i Wesendonck Lieder, nei quali potremo ascoltare le voci di Ausryne Stundyte e Ian Storey. A Luisi verrà affidata – è questo l’unico scoop rivelato dal direttore artistico Alberto Triola – l’inaugurazione della quarantesima edizione del Festival che avrà luogo nel 2014. E ancora Triola ha tenuto a sottolineare l’offerta “24×7” della manifestazione, che affianca le recite di punta ad altrettanti spettacoli che si svolgeranno in vari luoghi di Martina Franca, sia nel chiostro di San Domenico che nelle bellissime chiese barocche della città. Concerti di mezzanotte, i cicli “Fuori orario”, “Novecento e oltre”, un festival Junior con Le falene della giovane compositrice Daniela Terranova rappresentano il complemento a una già ricca programmazione che non mancherà anche quest’anno di attirare in Valle d’Itria numerosi spettatori.
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