XX e XXI • Lo storico festival romano compie mezzo secolo intitolando l’attuale edizione Fondamenta. Apertura in omaggio a Franco Evangelisti e Salvatore Sciarrino
di Daniela Gangale
SI È INAUGURATA A ROMA DOMENICA SCORSA, nella sala Petrassi dell’Auditorio Parco della Musica, la cinquantesima edizione del Festival di Nuova Consonanza. Il titolo scelto per questo significativo anniversario, Fondamenta, difficilmente sarebbe potuto essere più aderente alla linea rossa sottesa agli appuntamenti in programma fino al 15 dicembre: il festival di quest’anno, infatti, guarda alle proprie radici con una serie di omaggi ad alcuni dei fondatori dell’associazione, riaffermando così la propria identità per proiettarsi con ancora maggior forza nel futuro.
Questo intento è chiaro già nel programma d’apertura di domenica, che ha accostato una composizione ormai storica di uno dei fondatori di Nuova Consonanza, Die Schachtel di Franco Evangelisti, ad un classico di Salvatore Sciarrino, Aspern Suite. I brani sono sostanzialmente diversi; ciò che li lega è piuttosto un dato biografico relativo ai loro autori, come è stato suggerito nella breve presentazione che hanno offerto al pubblico, prima dell’inizio del concerto, lo storico dell’arte Claudio Strinati, il critico letterario Nanni Balestrini, fondatore del Gruppo ’63 e il direttore d’orchestra Marco Angius: se Evangelisti è stato una delle colonne portanti di Nuova Consonanza, Sciarrino ha sempre dichiarato la sua enorme stima e amicizia per Evangelisti, indicandolo in più occasioni come un riferimento nel suo percorso creativo.
Die Schachtel venne eseguita per la prima volta a Palermo nel 1963, in occasione della nascita di quel Gruppo ’63 che avrebbe fatto parlare di sé il mondo letterario; grazie al fecondo interscambio tra musicisti, scrittori e artisti visivi, gli anni Sessanta hanno regalato alla storia delle arti una stagione effervescente e piena di sperimentazioni, di cui questo brano è un esempio. Parlare di inquinamento ambientale, immaginando la realtà come una scatola che comprime e opprime l’essere umano, è un’idea che ha ancora molto di attuale; l’opera, già eseguita a Nuova Consonanza nel 2001, è stata proposta in forma di concerto ossia senza le scene previste nell’edizione originale. Il suono di Evangelisti, materico e denso, è agli antipodi di quello di Sciarrino, che in Aspern Suite propone un settecento stilizzato e scarnificato, ridotto a fantasma di sé stesso e perciò ancora più evocativo e affascinante, come metafora da una parte della riflessione sul doppio e dall’altra dell’interrogarsi sul senso del tempo. Cosa è contemporaneo e cosa antico? Sembra essere questa la domanda, capace per altro di ammettere solo risposte aperte, che Sciarrino pone all’ascoltatore; gli echi riconoscibili di un settecento ridotto alla propria essenza possono essere letti come l’identità più profonda, immanente del nostro presente.
Entrambi i brani sono stati eseguiti con estrema cura e competenza dal PMCE, Parco della Musica Contemporanea Ensemble, una formazione che si dedica esclusivamente alla musica contemporanea, diretta da Marco Angius, che è ormai da tempo un vero riferimento per questo genere di repertorio e in particolare per la musica di Sciarrino. Se in Evangelisti è prevalso il rigore storico, che ha suggerito agli interpreti un certo distacco nella resa delle geometrie spigolose della “scatola”, il brano di Sciarrino ha invece meglio messo in evidenza la capacità di rendere le sonorità evanescenti di cui è interamente costituita Aspern Suite, valorizzando uno dei pregi più raffinati dell’ensemble. Anche la cantante Livia Rado si è distinta per il bel timbro e l’intensa interpretazione.
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