Ritratto e ricordo dell’organista recentemente scomparso, musicista di caratura internazionale
di Attilio Piovano
LA SERA DELLO SCORSO TRENTA SETTEMBRE inaugurò a Torino presso il Santuario di Santa Rita la XXX edizione del Festival Organistico Internazionale che egli stesso aveva fondato e del quale era direttore artistico. Fu un concerto memorabile, dal contenuto come sempre equilibrato e stimolante, un mix di pagine di repertorio (il sublime Triplo Preludio e Fuga in mi bemolle maggiore BWV 552 di Bach accanto al toccante Terzo Corale di Franck) in abbinamento a rarità (la relativamente nota trascrizione dal wagneriano Tannhäuser a cura di Edwin Lemare, ma anche pagine dei poco frequentati Fredrik Sixten, Giuseppe Magistris e Léonce de Saint-Martin). Poi in chiusura una superba improvvisazione: scelse il tema del «Salve Regina» che come sempre seppe variare con grande raffinatezza armonica e infallibile gusto timbrico, grazie anche alle risorse dello Zanin a 4 manuali dagli oltre 50 registri, dotato di un moderno sequencer, strumento ch’egli stesso aveva progettato nel 1990 e del quale andava giustamente orgoglioso. Un’improvvisazione che, prendendo le mosse da delicate filigrane, fece poi intendere il tema gregoriano, ora al grave ora all’acuto, giù giù fino al culmine di un poderoso fortissimo, quindi ancora sonorità rarefatte. Aspettavamo il secondo, trionfante climax (come d’abitudine) ovvero la sfolgorante apoteosi con ance e Tutti. E invece quella sera di inizio autunno Massimo Nosetti preferì chiudere la sua commovente improvvisazione in un delicato clima sonoro, quasi scivolando nel silenzio assoluto prima degli applausi scroscianti. Ora quell’improvvisazione assume il carattere profetico di un intimo commiato. Nessuno poteva certo immaginare che sarebbe stato il suo ultimo concerto. Una brevissima quanto devastante malattia lo ha rapito anzitempo la sera dello scorso 12 novembre, all’età di cinquantatré anni. Alle esequie, presso il Santuario, presiedute dall’Arcivescovo di Torino, una folla immensa di amici, allievi e colleghi, alcuni giunti da molto lontano come lo statunitense, organista e amico di sempre Mark McClellan.
Nella sua breve ma intensa vita di musicista a trecentosessanta gradi, Massimo Nosetti, che era nato ad Alessandria nel 1960, è stato in primis organista. Solidi studi presso il Conservatorio di Torino con Enrico Girardi e Guido Donati, poi il perfezionamento con Jean Langlais, inoltre studi in composizione, polifonia vocale, musica corale e direzione di coro a Torino e Milano. Oltre che interprete e concertista acclamato, Nosetti fu altresì direttore d’orchestra e di coro, compositore, specie sul versante del suo strumento e della musica sacra (sue le musiche per le Ostensioni della Sindone del 1998 e del 2000 eseguite dall’OSNRai). Svolgeva una fitta attività in quasi tutti i paesi europei, come pure in America del Nord e del Sud, Russia, Asia e Oceania. L’incisione di ben 35 cd testimonia una vasta cultura e un interesse a tutto campo per la plurisecolare letteratura organista, con speciale predilezione per il tardo romanticismo e una sensiblerie originalissima per l’universo francese che tanto amava. Docente per decenni presso il Conservatorio “G. F. Ghedini” di Cuneo ha formato schiere di interpreti, molti dei quali oggi attivi in veste di concertisti.
Uomo di ampia cultura, rara sensibilità e profonda fede, Nosetti è stato inoltre Direttore del Segretariato Organisti dell’Associazione Italiana Santa Cecilia, organista titolare della Cattedrale di Torino, già Direttore del Coro del Duomo stesso (dal 1981), membro di giuria in svariati e prestigiosi concorsi internazionali. All’apprezzata attività didattica (masterclass presso Università in Giappone come negli Usa) affiancava un’acuta competenza organologica in ambito di problematiche progettuali, costruttive e di restauro che lo ha condotto (tra l’altro) ad ideare svariati nuovi strumenti di moderna concezione. Con la sua scomparsa rimpiangiamo un compagno di percorso, soprattutto perdiamo un musicista di caratura internazionale, dalla folgorante, intensissima attività.
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