Prima esecuzione assoluta, commissione dell’Accademia Musicale Chigiana | Testo di Alphonse Daudet | Che ci dice oggi la storia di Blanquette?
di Daniela Gangale
LE FAVOLE, COME TUTTI SANNO, sono scritte per i bambini ma parlano soprattutto ai grandi. E non fa eccezione La chèvre de M. Seguin, apologo che Alphonse Daudet raccolse nelle Lettres de mon moulin, un insieme di racconti scritti, come lui stesso ebbe a dire, “al capriccio del vento, del momento, di un’esistenza terribilmente agitata”. Scelto da Aldo Bennici, il testo è stato affidato ad Azio Corghi perché ne facesse un melologo per voce recitante e piccola orchestra, che ha inaugurato ieri sera in prima assoluta la 71ma Settimana Musicale Senese al Teatro dei Rinnovati.

Blanquette, questo il titolo del melologo, parla di una deliziosa capretta bianca che ha un solo difetto: non si accontenta del recinto e della monotona compagnia del padrone, Monsieur Seguin. La luminosa montagna che vede in lontananza la attrae peggio di una calamita miracolosa con le sue promesse di erba fresca, fiori dai meravigliosi colori e profumi, spazi liberi dove saltare e correre. A nulla vale la consapevolezza che già altre sei compagne si sono avventurate come lei lassù e hanno fatto una tragica fine; il lupo le sbrana appena cala la notte. E questa sarà anche la fine della nostra intrepida protagonista che, nel momento del tremendo pericolo, avrà solo l’arma inutile del suo ingenuo coraggio; e non basterà a salvarla dalla morte.
Che ci dice la storia di Blanquette oggi? Cambiando di segno il senso che [restrict] volle darle Daudet, Corghi ne fa un’esortazione a vivere il proprio desiderio di libertà nonostante le paure, nonostante i pericoli che conducono a volte alla disfatta. Dipingendo con la sua scrittura raffinata scenari fiabeschi fatti di stupore, ingenuità, gioia viva, terrore, coraggio, che si lasciano ispirare da un certo gusto francese, da una certa eleganza intrisa di malinconica leggerezza, Corghi ha condotto il pubblico in un crescendo di emozioni contrastanti che culmina nel duello mortale tra Blanquette e il lupo. Chiara Muti ha saputo rendere, con la sua voce duttile, la freschezza e il sentimento di cui è fatto questo testo e l’Orchestra della Toscana diretta da Marco Angius ha tenuto il passo ricreando i mille colori di questa opera, semplice da intendere ma non facile da eseguire.
La serata si è conclusa con l’esecuzione delle musiche di scena de L’Arlésienne di Georges Bizet nella revisione critica di Giacomo Zani, eseguita in forma di concerto.
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