L’interprete austriaco ha eseguito a Milano le virtuosistiche variazioni tratte da una cabaletta di Bellini e composte dai grandi pianisti dell’Ottocento
di Luca Chierici foto © Patrick Walter
I GIOCHI DI PAROLE ATTORNO al cognome del trentenne pianista austriaco vincitore del secondo premio ex-aequo al Concorso Chopin del 2010 si potrebbero sprecare, ma almeno grazie a un particolare estratto dal recital milanese dell’altra sera il nomen omen è del tutto giustificato, giacché oggi non esiste a nostro parere nessun pianista in grado, come Wunder, di eseguire il micidiale Hexaméron di Liszt-Thalberg-Pixis-Herz-Czerny-Chopin, dimostrando di possedere nel più alto grado possibile la tecnica (o meglio le tecniche) che si potevano associare a quei formidabili pianisti-compositori negli anni Trenta del secolo XIX.
La serata ha avuto carattere di eccezionalità anche per altri motivi, tra i quali il recupero di un’altra rarità, l’Allegro de concert op. 46 di Chopin
Originato dalla felice serata parigina organizzata dalla Principessa Cristina di Belgiojoso e da Franz Liszt il 31 marzo del 1837, l’Hexaméron è una raccolta di sei variazioni sulla famosa cabaletta de I Puritani di Bellini. L’esecuzione del lavoro collettivo affidato ad alcuni tra i più grandi concertisti dell’epoca non ebbe in realtà luogo ma i posteri videro uscire a cura dell’editore Haslinger un lavoro organico nel quale Liszt riuscì a “legare” tra loro le sei variazioni tramite degli interludi di passaggio, aggiungendo al tutto una Introduzione e un Finale. La composizione è assai interessante proprio perché illustra la varietà degli atteggiamenti pianistici che si potevano ascoltare in quegli anni fortunati. Era probabilmente la prima volta che si ascoltava l’Hexaméron dal vivo a Milano e ciò è avvenuto nel migliore dei modi grazie al fenomenale talento di Wunder.
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L’edizione 2010 del Concorso Chopin – lo abbiamo detto mille volte – si è rivelata come nel caso di certi vini un’annata di quelle memorabili, perché accanto all’anodina Avdeeva, vincitrice del primo premio, la giuria ha pensato bene di affiancare quattro nomi che hanno contribuito a rivitalizzare la storia del concertismo in questi ultimi anni. Wunder si è aggiudicato il secondo premio ex-aequo con Lukas Geniušas; il terzo premio è andato a Daniil Trifonov, il quarto e Evgenij Bozhanov: tutti pianisti di cui abbiamo ampiamente parlato sul Corriere Musicale. Alla nostra rassegna mancava giusto Wunder, in effetti, e la colpa è da imputare alla scarsa carriera del pianista in Italia. La serata ha avuto carattere di eccezionalità anche per altri motivi, tra i quali il recupero di un’altra rarità, l’Allegro de concert op.46 di Chopin, una pagina magnifica, pochissimo eseguita, che è davvero un concentrato dei luoghi comuni sublimi del pianismo del musicista polacco visto nella sua estensione integrale, dal virtuosismo dei Concerti op.11 e 21 alle anticipazioni dei lavori che ancora dovranno essere scritti negli ultimi anni di vita. Di grande spessore sono state anche le interpretazioni di un paio di notturni – giocati sul filo di sonorità preziose – di un Mephisto Walzer un poco “truccato” alla Busoni-Horowitz e di un bis anch’esso fuori dall’usuale, la trascrizione (attribuita a Chopin) della belliniana Casta Diva. (Milano, Società dei Concerti, 18 Marzo 2015)
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