Su commissione dell’Accademia Filarmonica Romana un concerto-spettacolo per commemorare il centenario del primo conflitto mondiale. Insieme alle letture del giornalista l’Ensemble Roma Sinfonietta diretto da Marcello Panni
di Simone Ciolfi
«SIAMO VERMI CHE SI DIMENANO per evitare la vanga»: questa la definizione che il soldato Gabriel Chevallier ha dato dei compagni di trincea durante la Prima guerra mondiale nel suo libro La paura. Corrado Augias ne ha letti alcuni passi durante l’esecuzione di musica stravinskiana per il concerto di giovedì 7 in cartellone per l’Accademia Filarmonica Romana al teatro Olimpico di Roma. Ricordare il contenuto emotivo della prima guerra mondiale è un dovere civile, l’unico modo per ridare vita alla tragedia e dunque farla ‘provare’ a chi è lontano ormai un secolo da quell’orrore. L’Histoire du soldat di Stravinskij è idonea a celebrare il centenario (queste le intenzioni della Filarmonica) sia perché fu scritta in quell’epoca sia perché la storia del soldato che vi si narra è la storia di un inganno e di una distruzione del sé che è ovvia conseguenza della guerra. La musica si è sempre fatta carico di stimolare il nostro senso critico e di sviluppare la nostra sensibilità; questo è il compito sociale che le è peculiare. La lontananza storica può creare, però, difficoltà di comunicazione alla musica del passato e, dunque, raccontarla è anch’esso un dovere civile, significa far comprendere il suo contenuto a chi è lontano, talvolta anche secoli, da essa.
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Con la nuova commissione del concerto-spettacolo di giovedì 7, L’Accademia Filarmonica Romana ha dunque perseguito allo stesso tempo più fini: far rivivere la Grande guerra nei racconti di chi la subì; far risuonare la musica che condanna l’intimo orrore della guerra; ideare uno spettacolo in cui la musica si riconnette alla vita vissuta perché essa vi è sapientemente raccontata, reinserita nel suo contento storico, e non trattata come monumento avulso dal tempo e dallo spazio. La suite orchestrale dall’Histoire non è, infatti, eseguita di filato, ma al suo interno c’è Augias che racconta e legge, vi sono altre musiche di Stravinskij che evocano quegli anni: Piano-Rag-Music del 1919, i tre splendidi pezzi per clarinetto solo (ancora del 1919), i tre pezzi facili per pianoforte del 1914-1915, lo studio op. 7 n. 4 del 1908, tutte ottimamente eseguite dall’Ensemble Roma Sinfonietta, dal pianista Giuseppe Modugno, dal clarinettista Luca Cipriano, dal direttore Marcello Panni, che con la musica e la persona di Stravinskij ebbe ed ha una navigata esperienza. Letture, musica, racconto e performance entrano così in rapporto dialettico e, rompendo i tabù del concerto (tabù inesistenti nell’Ottocento, dove, per esempio, era impensabile eseguire di filato i tempi di una sonata), aprono la strada all’emozione, danno nuova luce alla partitura, lasciano nell’ascoltatore la pienezza della comprensione e della partecipazione.
Il concerto era dedicato al ricordo di Adriana Panni, la cui simpatia e capacità sono ancora oggi ricordate nell’ambiente romano. La tanta dedizione alla Filarmonica Romana ha testimoniato nei decenni le capacità spirituali e le doti pratiche della Panni, che risollevò l’istituzione dopo la seconda guerra mondiale. Come ebbe a dire Britten, le persone che hanno doti creative, come Adriana Panni, sono per natura barriera, antidoto e cura al delirio bellico.
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