Fino al 20 settembre nella capitale tedesca una grande festa della musica. Alla Philharmonie abbiamo ascoltato Andris Nelsons sul podio della Boston Symphony Orchestra e Zubin Mehta con la Israel Philharmonic Orchestra
di Corina Kolbe foto © Kai Bienert
OGNI ANNO ALL’INIZIO DELLA NUOVA STAGIONE concertistica il Musikfest accoglie le orchestre berlinesi e formazioni prestigiose provenienti da tutto il mondo. E come tutti gli altri festival si trova davanti alla sfida di offrire spunti originali, visto che le orchestre straniere, in tournée per l’Europa, con le stesse composizioni si esibiscono anche a Salisburgo, a Lucerna o alla Scala di Milano. Il direttore artistico Winrich Hopp, conosciuto come ideatore di programmi ricchi di stimoli intellettuali, quest’anno propone, tra l’altro, un confronto interessante tra le opere di Arnold Schoenberg e quelle di Gustav Mahler, mettendo in evidenza il ruolo di Mahler come precursore della musica moderna del Novecento.
La Kammersymphonie Nr.1 per 15 strumenti solisti op. 9, eseguita dalla Israel Philharmonic Orchestra sotto la guida di Zubin Mehta, fu composta da Schoenberg nel 1906, periodo di transizione tra la tradizione tardo-romantica e la “libera tonalità” che non significa ancora la rottura totale con i principi armonici e melodici, compiuta più tardi con l’atonalità e la dodecafonia. Sotto la bacchetta del suo direttore musicale “storico”, in carica dal 1977, l’orchestra ha affrontato con grande abilità il brano impegnativo che riunisce le parti di un’intera sinfonia in un unico movimento, pur essendo musica da camera suonata da pochi strumentisti.
L’affiatamento dei musicisti israeliani con Mehta si percepiva ancora più intensamente mentre suonavano la Nona Sinfonia di Mahler, ultima opera compiuta del compositore (anche se non gli rimase più il tempo per le solite modifiche apportate dopo le prime esecuzioni). I ritmi distorti, le dissonanze e la dissoluzione di strutture armoniche nella Nona Sinfonia sembrano prefigurare la morte, non solo di un individuo ma di un’epoca. Zubin Mehta ha diretto l’opera con la sua consueta gestualità ridotta all’essenziale, seduto su una sedia a causa di un recente intervento chirurgico al ginocchio. Con l’orchestra ha saputo evocare un’atmosfera magica, esprimendo le sfumature sottili di una musica che nasce dal nulla e si spegne nell’aldilà. La sinfonia nella quale Mahler riflette sulla morte è stata interpretata da Mehta con altrettanta maturità che non necessita gesti patetici, né durante un movimento bizzarro, tumultuoso e pieno di contrasti come Rondo-Burleske e ancora meno nel sublime Adagio finale che si spinge oltre i limiti dell’udibile. Applausi commossi per l’eccellente orchestra che quest’anno si è esibita per la prima volta nell’ambito del Musikfest.
Andris Nelsons sul podio della Boston Symphony Orchestra ha lasciato un’impressione completamente differente. Con i suoi gesti espressivi che coinvolgono il corpo intero il direttore lettone sembra abbracciare l’orchestra, trasmettendo una carica di energia che può anche travolgere. A Berlino hanno presentato la monumentale Sesta Sinfonia di Mahler, detta Tragica. Fin dalle prime note dell’impetuosa marcia all’inizio del primo movimento Allegro energico Nelsons ha creato una incessante tensione, mantenendo la formidabile orchestra statunitense in un perfetto equilibrio. Tuttavia la sua lettura dei primi movimenti della sinfonia sembrava fin troppo esplicita, non lasciando abbastanza spazio al mistero dietro le note. Nell’Andante moderato, lirico ed elegiaco, nasceva un dialogo ancora più intenso tra il direttore i musicisti, con gli archi e i fiati solisti che dimostravano la loro maestrìa. E anche nel Finale, uno dei movimenti più lunghi e complessi delle sinfonie di Mahler, Nelsons è stato perfettamente in grado di tenere in mano le redini. Alla guida della Boston Symphony Orchestra dalla scorsa stagione 2014-15, è senz’altro uno dei direttori più promettenti della sua generazione e ancora abbastanza giovane per poter continuare ad esplorare gli abissi delle sinfonie mahleriane.